Et peu à peu l'amour...

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Capitolo 27: e pian piano l'amore

«é un dipinto davvero interessante, dovrei portarlo in laboratorio per analisi più attente»

Eri scrutava attentamente la tela poggiata alla parete, il naso a pochi centimetri dal dipinto continuava a vagare su e giù mentre gli occhi strizzati cercavano di catturare ogni particolare.

«capisco» annuì Elise guardando anche lei quella tela quasi con malinconia, domandandosi tuttavia se stesse facendo una scelta giusta. Senza una cornice quell'opera sembrava così spoglia, abbandonata contro la parete di quella stanza ormai colma solamente di scatoloni. Eppure i suoi colori vivaci sembravano rischiarare l'ambiente di una gioia quasi surreale.

«se posso... dove hai trovato il dipinto?» domandò Eri, finalmente voltandosi verso di lei
«oh questo era in un vecchio armadio, tra le lettere di mio padre» spiegò
«quindi non hai trovato altri dipinti» sembrava suonare come una domanda la sua, eppure c'era una certa rassegnazione nella sua voce, sconsolata di non poter esaminare altre opere di quell'artista.
«uhm - si morse la lingua Elise, quasi stesse per dire qualcosa - no, nessun altro» borbottò ed Eri annuì dispiaciuta.
«sai se tra le lettere ci sia qualche indizio sull'artista?» chiese ancora e la donna sorrise
«non credo... sono quasi tutte lettere tra i miei genitori»

Mademoiselle Momo,
a causa dell'ultima settimana, tesa e colma di turbamento, non ho potuto cogliere occasione alcuna di porgevi le mie più sincere scuse riguardo quanto accaduto presso l'Operà. Comprendo e mi rammarico di aver mancato di rispetto voi e la vostra famiglia e auspico di sistemare le cose quanto prima possibile.
Siete diventata la mia più cara e unica amica e il timore di aver rovinato tutto è ormai insopportabile.
Domani, se mi é concesso, vorrei invitarvi per una passeggiata e raccontarvi quanto accaduto in questi giorni.
Purtroppo nel pomeriggio di oggi non riuscirò ad unirmi a voi per il té, ho fatto un promessa, spero capirete.
Affectueusement, Shoto

Shoto sorrise quando raggiunse i pressi del Sacré Coeur, la facciata bianca si affacciava quasi timidamente dietro il cantiere ancora in corso. La domenica in quei quartieri aveva sempre un fascino particolare, un giorno di pausa per i lavoratori che sembrava lasciare tutto sospeso, come se la vita traesse un po' di fiato in quegli attimi di pace, prima di ricominciare frenetica come era sempre stata abituata a fare. E un silenzio sereno sostituiva i soliti chiacchiericci di operai e visitatori, accompagnato solamente dal canto degli uccelli che ispiravano gli artisti frequentatori della collina, per tessere storie in quelle tele bianche colme di aspettative.

Ma gli occhi del ragazzo riuscirono per poco a guardarsi intorno quando catturarono un paio di smeraldi che sembravano averlo visto già da un po'.

Osservò Izuku venirgli incontro, con un'espressione rilassata come mai fino ad ora e quel sorriso...
Shoto potè giurare di aver sentito le gambe tremare e l'impulso di abbracciarlo come mai aveva fatto. In quegli abiti dai colori chiari, che sembravano sposarsi perfettamente con la pelle di porcellana, il ballerino sembrava surreale, bellissimo.

«ti sei fatto attendere ancora una volta» lo canzonò fermandosi davanti a lui con le mani nelle tasche dei pantaloni. Lo sguardo giocoso si concesse alcuni istanti per scrutarlo, illuminato da un luccichio insolito, felice, per una volta non preoccupandosi di nascondersi dietro quel velo di freddezza. Rise divertito mentre l'artista afferrava confuso il suo orologio da taschino per controllarne l'ora e continuò a fissarlo in attesa, facendo scorrere i suoi occhi sui particolari del suo viso che forse ancora non era riuscito a scorgere.
«sono persino in anticipo!» si lamentò e Izuku scoppiò a ridere
«ma non sul mio anticipo - lo prese in giro - é così poco elegante far attendere le persone» sospirò con tragica teatralità e Shoto alzò gli occhi al cielo.
«mi farai impazzire» concluse rassegnato
«c’est un plaisir de te revoir» sussurrò Izuku avvicinando il viso al suo e depositando un bacio casto sulla sua guancia. Un contatto insolitamente prolungato per due persone che si stessero semplicemente salutando, che bastò a far capire ad entrambi il piccolo significato di quel gesto.

L'émeraude du Moulin Rouge || TododekuDove le storie prendono vita. Scoprilo ora