Capitolo 1

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Miranda

Mia madre diceva spesso che il mondo ha bisogno del nostro sorriso, quasi quanto noi abbiamo bisogno della sua aria per vivere; da bambina ero convinta fosse la cosa più vera che si potesse mai pensare, ma ora che quella bambina non esiste più sono sempre più convinta che sia solo una grossa stronzata. Per me, esiste una sola regola di base: me stessa al primo posto, fino alla fine.

Questo è ciò che mi ritrovo sempre a pensare pochi minuti prima della mia sveglia,che puntualmente, alle sette di mattina è pronta a farmi uscire il sangue dalle orecchie per colpa del suo assordante suono. Mi concedo di perdere ancora qualche minuto nel mio letto, avvolta nel piumone grigio chiaro che spicca tra il bianco dei miei mobili, reso ancora più evidente dal fascio di luce che irrompe in camera dalla finestra. Dopo dieci minuti decido di alzarmi, mi metto le mie amatissime pantofole nere pelose, e mi dirigo verso la finestra. Con un gesto rapido sposto le due grandi tende color panna lasciandomi accarezzare dal timido sole di fine settembre. Scuoto la testa e torno a concentrarmi sul da farsi: mi faccio una doccia, prendo il mio solito caffè macchiato,che mio fratello mi prepara tutte le mattine prima di uscire, e poi torno in camera consapevole del fatto, che perderò una quantità di tempo indefinita, per scegliere cosa indossare oggi. Alla fine, dopo aver quasi svuotato il mio intero armadio, opto per un paio di pantaloni neri di pelle, una maglietta a maniche lunghe nera, bianca e grigia con un colletto alto, aperto però nella parte che và dal collo al seno. Mi pettino i miei lunghi capelli biondi, luminosi come non mai, che per fortuna, riesco a sistemare dopo solo una spazzolata da tanto sono lisci. Dopo l'outfit passo al trucco, il mio solito: correttore 01, matita nera, eyeliner, mascara e burrocacao alla vaniglia che sulle mie labbra sta meglio di un rossetto qualsiasi.
Dò un'occhiata all'orologio poggiato sul mio comodino, e spalanco le mie due sfere azzurre quando leggo "8:30" sullo schermo, 'Dio sono in ritardo'. Mi fiondo giù dalle scale, mi infilo i miei amati stivali col tacco, prendo la borsa, le chiavi della moto, il casco e corro fuori di casa sbattendo la porta d'ingresso così forte che tra un po' la rompo. Appena esco di casa vedo la mia "Honda cbr 600RR" parcheggiata nel vialetto: la mia bimba. Ho sempre avuto una grande passione per le moto, e mi ricordo che quando vidi questo splendore per la prima volta due anni fà me ne innamorai subito. Mi ci siedo sopra incastrando la borsa tra le gambe, mi infilo il casco ,ma prima, mi atorciglio i capelli facendo in modo che nessun capello esca dal casco; è una cosa che odio, sentirmi i capelli appiccicati al collo;e faccio scaldare per tre volte il motore: uno...due...tre. Al quattro sfreccio via permettendomi di superare il limite di velocità ogni tanto, a strada deserta.

Dopo 20 minuti di tragitto arrivo a destinazione: il college. Lo odio. Ma se voglio raggiungere il mio obiettivo questo è l'unico modo. Qui dentro mi conoscono tutti: le ragazze perchè sono scioccate da tutto ciò che sono; perchè sono stronza, insensibile, egocentrica, e testarda, ma anche terribilmente intelligente, tanto è vero che sono l'unica studentessa con la borsa di studio, ed è una cosa che nessuna di loro riesce a spiegarsi. Per i ragazzi invece sono "l'inraggiungibile": sono tutti stregati dal mio aspetto sensuale e sò che da me vogliono solo una cosa: sesso. E a me sta bene così finché non vogliono indurmi a una relazione più seria, allora, in quel momento, li mando a cagare con il mio solito metodo da stronza. Non mi piaceva essere fissata all'inizio; ma poi ho capito come sfruttarlo a mio vantaggio e ora sono una vera playgirl a tutti gli effetti: amo le sfide, amo il gioco, e ancora di più mi fa impazzire il brivido del rischio.

Come al solito parcheggio la mia moto nei parcheggi riservati all'interno dell'area esterna della struttura, però non mi alzo dalla seduta, né levo il casco. Alzo la visiera prendo il cellulare e noto che mio fratello mi ha lasciato il solito messaggio mattutino "Vedi di non fare cazzate oggi". Pff, pensa ancora di potermi controllare... che si fotta. Anche lui frequenta il mio college ma è all'ultimo anno ed essendo un secchione a tutti gli effetti si presenta sempre con due ore di anticipo: patetico.

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