𝐿𝑜𝓋𝑒 𝑀𝑒 𝒜𝑔𝒶𝒾𝓃 {taekook}

14- Nuovo Inizio?

Qualcuno mi diceva: "è normale", "vedrai che passerà", "non si può vivere così per sempre".
Ma la realtà dei fatti qual'era? Che ne sapevano loro di come mi sentissi e di come il mio cuore fosse lacerato, diviso a metà.
Di rado andavo a lavoro, praticamente non uscivo mai di casa. Forse per paura o forse perché non avevo voglia di affrontare il mondo così presto.
La delusione era troppo evidente e il mio stato d'animo cambiava spesso, non c'erano momenti felici, ma c'erano crolli emotivi e risate nervose.

Probabilmente, mi stavo solo rovinando la vita con le mie stesse mani.
"Esci un po', Jungkook. Vedrai che ti farà bene".
Nessuno sapeva ciò che potesse, effettivamente, farmi stare meglio. Nessuno conosceva la risposta.
Nemmeno io.

Un nuovo giorno era iniziato da poche ore, le luci flebili del mattino illuminavano la stanza attraverso le tende bianche.
Odiavo la luce del sole, odiavo il modo in cui non potevo restare al buio per sempre, coperto dalle coperte calde del mio letto vuoto, lontano dal mondo che continuava a vivere fuori di qui.

Ciò che era successo, appena due settimane fa, continuava ad assillarmi, costantemente. Era un meccanismo strano il mio, la sensazione di vuoto si insidiava fastidiosamente nel mio petto e la voglia di urlare cresceva ad ogni secondo.
Poi, arrivavano le lacrime, lente e costanti. Il freddo pungente colmava il vuoto del mio cuore ed era in quei momenti, che mi confortavo attraverso il calore delle coperte; l'unica cosa che riusciva a darmi la sensazione di essere ancora vivo.

In questa giornata di metà Gennaio, mi addossai la colpa di ogni cosa.
Si, era tutta colpa mia. Spingerlo ad innamorarsi di me, stargli sempre accanto e costringerlo a confessare il suo falso amore era stata tutta colpa mia.
Kim Taehyung mi aveva abbandonato molti anni prima, cosa credevo sarebbe cambiato stavolta? Che undici anni dopo sarebbe ritornato improvvisamente innamorato di me?
Ero stato un folle a pensarlo, uno stupido.
Ero un giocattolo nelle sue mani, mi aveva rigirato e spezzato nel giro di qualche mese.
Non lo odiavo, no. Non riuscivo ad odiare qualcuno che amavo così tanto, così profondamente da lacerarmi l'anima.

Le ore a fissare il cellulare non illuminarsi mai, le notti insonni e i pianti interrotti non avevano giovato sulla mia salute mentale.
Non era, poi, così difficile scostare le coperte del letto e uscire di casa. Ma il mio corpo non aveva abbastanza energie per farlo, non aveva la forza di muoversi o di fare qualsiasi altro movimento che non fosse rigirarsi nel letto o andare in bagno.
Il cibo in casa scarseggiava, non che avessi fame, nemmeno quello era più in grado di farmi stare meglio.

Quel giorno, mi ero ripromesso di non piangere, mi ero svegliato consapevole di affrontare la giornata senza deprimermi.
Ma poi, il telefono che tenevo sotto le coperte si era illuminato e la sua foto che tenevo come blocco schermo si era materializzata in un secondo.
Era stata scattata il giorno di capodanno; mentre se ne stava seduto accanto il camino della casa in montagna. Il suo sorriso smagliante rivolto a me.
Chissà se era finto anche quello...
E così, il labbro aveva iniziato a tremare e le lacrime non erano arrivate, poi, così tardi.

Il messaggio era di Lisa, dicendo che sarebbe venuta a trovarmi a breve.
Non avevo voglia di vederla, non avevo voglia di interagire con nessuno.
Era così difficile da capire? Perché la gente s'intrometteva nella mia disperazione?
Avevo bisogno di tempo, quello avrebbe risanato tutte le mie ferite.

Purtroppo, quella solitudine era durata pochissimo.
Lisa si era presentata davvero, costringendomi ad uscire o alzarmi dal letto.
E ci avevo provato, giuro che era così.
Ma poi le lacrime erano ritornate e non ci fu niente da fare, tutto ciò che feci fu stendermi un'altra volta, la testa appoggiata sulle sue gambe mentre lei mi accarezzava i capelli avanti e indietro.
«Odio vederti così un'altra volta. Lo odio» Esordì lei, sospirando subito dopo.