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"'Facciamo un figlio Kate!'" - borbotto imitando la voce di James - "'Saremo una famiglia perfetta! Già ci immagino nel terrazzo della nostra futura nuova casa: nostro figlio, o figlia che sia, che gioca in una piccola piscina gonfiabile in una calda giornata d'estate, mentre noi due ci rilassiamo prendendo il sole su delle confortevoli sdraio, sorseggiando vino'" - dico brandendo un calice di vetro invisibile e agitandolo in aria, proprio come avrebbe fatto di solito James in una delle sue giornate si, al culmine dell'allegria e della spensieratezza. Anzi, ora che ci penso, anche durante le giornate perfette, quelle così così e quelle no.

Il mio caro marito ha sempre sognato una famiglia perfetta, in una casa perfetta con una vita perfetta.

L'unico problema era che quella famiglia perfetta che tanto desiderava si trovava all'interno di quelle vistose bottiglie di vetro, che era solito comprare una volta finito il turno di lavoro.

Devo ammettere che James ha sempre avuto una vena poetica che lo ha contraddistinto dai suoi coetanei, e che lo faceva brillare ai miei giovani occhi ingenui.

Col passare degli anni è cambiato, come del resto fa chiunque, ma il suo triste declino è iniziato quando eravamo i tipici teneri sposini, con ampie aspettative per il futuro e un ingiustificato amore per la vita che ci aspettava.

In particolare aveva una citazione che non si stancava mai di recitare... o semplicemente si dimenticava di averla detta fino allo sfinimento.

Infatti, ogni volta che gli facevo notare la velocità con cui soleva alzare il gomito, lui mi rispondeva dicendo che quello che stava bevendo non era del semplice alcol, ma un "... nettare capace di dipingere con sgargianti colori le nostre tristi vite in bianco e nero" per poi esortarmi senza tante pretese a unirmi ai festeggiamenti che prendevano vita nella sua dannatissima testa.

Ogni volta che ci penso un velo di malinconia mi ricopre i pensieri, ma cerco comunque di sorridere con quelle poche forze che mi rimangono, almeno evito di piangere.

Come ho detto prima, l'idea di avere un bambino è stata sua, totalmente sua, non mia.

Non mi sono mai ritenuta un amante sfegatata dei bambini, e no, crescendo non ho mai ritenuto necessario dare vita alla mia progenie per, che so, sentirmi completa come donna, ma purtroppo mi sono ritrovata costretta a cambiare idea.

Mi ricordo ancora tutte le carinerie che James mi rifilava pur di avere il mio consenso a... insomma, non serve che vi spieghi come si fanno i bambini, giusto? Quelle informazioni si trovano in un altro libro.

Come stavo dicendo, diverso tempo fa James sembrava aver cambiato atteggiamento dall'oggi al domani, come si suol dire il giorno e la notte.

Aveva dato un taglio a qualsiasi tipo di vizio e mi riempiva costantemente di dolci attenzioni. Sembrava di essere tornati indietro ai bei vecchi tempi, quando ci eravamo appena conosciuti e tutto era semplicemente più bello.

Ogni giorno mi aspettava una nuova sorpresa, dalle cene a lume di candele all'omaggio di enormi mazzi di fiori o a massaggi rilassanti prima di andare a letto, un sogno insomma.

Però, se proprio devo essere sincera, c'è stata un'occasione in cui si è veramente superato ed è stato in grado di far valere le sue ragioni, per quanto cafone potessero essere, e di annientare per sempre ogni mio presunto dubbio sul mettere su famiglia con lui.

Quel giorno, infatti, non appena rientrai a casa dal lavoro, mi ritrovai davanti un sentiero di petali di rose rosse, e l'odore che emanavano era semplicemente divino.

"Tesoro? Sono a casa" - lo salutai chiudendomi la porta alle spalle.

Non vi nascondo che in quel momento stavo sorridendo come una bambina, pronta ad affondare le mani sul qualsiasi sarebbe stato il regalo che avrei ricevuto.

Sogni d'oro AnnieDove le storie prendono vita. Scoprilo ora