"Dio mio che botta" – sollevo la testa, e vedo il mio corpo circondato da polvere e pezzi di quelli che pochi istanti fa avrei facilmente chiamato stoviglie - "Cazzo..." – come se non fossi già incasinata per i fatti miei, adesso la mia to do list ha una nuova voce da spuntare, il prima possibile.
Lascio andare la testa, che sbatte sul pavimento, scuotendo tutti i pensieri che si stanno ingarbugliando nella mia testa. Una matassa del cazzo.
È di me che stai parlando per caso? Credi che non ci senta? Senti invece di fare la vittima sacrificata come al tuo solito, perché non vedi di alzarti, tanto per cominciare?
Mi tiro su a sedere, facendo cadere alcuni cocci che si erano accumulati su di me, rianimando le urla di Annie.
"La mamma sta bene, tesoro. Adesso mi alzo" – ma scommetto quello che volete che Annie sapeva benissimo che le cose non stavano andando bene, neanche un po', neanche per sbaglio.
Be finalmente l'hai capito. Meglio tardi che mai.
Vado per togliermi di dosso altra polvere e pezzi di piatti, ma la difficoltà nell'usare la mano destra mi spinge a dargli un'occhiata.
Stavo ancora tenendo in mano il biberon, che ho prontamente abbracciato, come se contenesse tutte le mie speranze.
Un vaso di Pandora discutibilmente piccolo.
Al ché mi tirai su tutta in una volta, leggermente barcollante e con la schiena dolorante – "Ok, ci siamo" – non ero sicura di quelle parole, ma trovandomi in casa da sola avevo bisogno di sentirmele dire.
Mi faccio spazio tra le macerie, spostandone alcune con i piedi verso la parete più vicina, dandomi modo di muovermi senza rischiare di cadere – "Ci sono Annie, ci sono. Devo solo prendere il latte"
Che dici, magari prima gliela diamo una bella sciacquata? Così, giusto per evitare che Annie si strozzi con un pezzo di vetro.
Vi guardo all'interno, chiudendo un occhio e avvicinando l'altro verso la bocca del contenitore, e noto un sottile strato di polvere bianca che sporca la superficie un tempo trasparente del biberon.
"Ok ok" – borbotto tra me e me, anche se una volta alzata la testa ho sentito per un attimo il pavimento mancarmi sotto i piedi.
Così mi trascino verso il lavandino, apro il rubinetto e immergo il biberon sotto il getto diretto dell'acqua.
Lascio che entri nel biberon, ripulendo le superfici a una velocità ai miei occhi impressionante, e aspetto finché non arriva fino all'orlo, traboccando nel lavandino.
È un gesto quasi ipnotico, che ripeto un paio di volte per assicurarmi di aver tolto tutta la sporcizia, sperando quasi che possa travolgermi e portarmi con se tra le tubature.
"In effetti ora va meglio" – sussurro quasi ipnotizzata dal movimento dell'acqua tra le mie dita.
Chiudo il rubinetto e poggio il biberon al rovescio sul fondo del lavandino, giusto per far scorrere qualche goccia.
"Ok ok, ora mi serve il latte, giusto?" – mi giro verso Annie, che noto essere troppo silenziosa per essere vero, ma non appena i nostri occhi si incrociano, il vederla in lacrime mentre si succhia il pollice mi lascia di sasso – "Annie..." – le guance luccicano, gli occhi sono rossi, stanchi, e stanno come gridando 'Mamma ti prego sbrigati'.
"Certo amore mio" – mi viene spontaneo dire, e senza neanche pensarci troppo sto già con la testa dentro il frigo in cerca di un po' d'acqua e del latte in polvere. Sento l'adrenalina rianimarmi il corpo, correre contro il tempo.
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Sogni d'oro Annie
HorrorLa vita di Kate non è mai stata rose e fiori: traumi infantili in ogni dove e un rapporto coniugale che lascia molto a desiderare. Non si può indicare con precisione quando ha avuto inizio il vero e proprio declino della sua esistenza, ma possiamo e...