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Chissà quanto tempo era passato da quando avevo perso i sensi.

Ricordo però di aver visto qualcosa, forse stavo assistendo a un film su tutta la mia vita e non me ne stavo nemmeno rendendo conto.

Ora che ci penso, forse, era anche meglio così.

Vedevo mia madre che mi rimboccava le coperte, una scena tanto comune nei ricordi della maggior parte delle persone da sembrarmi quasi aliena.

Aveva il dolce profumo al gelsomino che non si dimenticava mai di mettere appena sveglia, mentre sorrideva davanti allo specchio.

"Mi piace tanto il tuo profumo, mamma" - le dicevo non appena quella fragranza si insinuava tra le mie narici, ne bastava anche un minuscolo accenno per farmi sorridere - "sa di primavera" - sentenziavo dopo aver dato una profonda annusata all'aria.

Lei poi mi dava un bacio sulla fronte e mi ricambiava un sorriso appena accennato - "Lo so Kate, è sempre lo stesso profumo" - mi ammoniva per poi lasciarmi tra le braccia di Morfeo.

Chissà cosa aveva sognato quella bambina.

Chissà cosa aveva fatto quel giorno e cosa avrebbe fatto il giorno dopo.

E chissà quali erano le preoccupazioni che la tormentavano non appena chiudeva gli occhi e si nascondeva sotto l'enorme piumone.

Vorrei tanto saperlo.

Vorrei tanto poter entrare in quella stanza, scuoterle leggermente la spalla per svegliarla dolcemente e chiederle di farmi posto sotto le coperte.

Nessuno ha mai avuto il desiderio di farlo? Se mai nella vostra vita avete avuto un momento in cui vi sentivate interiormente frantumati in mille pezzi, dove avreste preferito essere? Io ho sempre pensato che la me bambina fosse tra le persone più bisognose di affetto e di tranquillità al mondo, non mi dispiacerebbe accucciarmi accanto a lei per confortarla dopo una lunga giornata.

Le chiederei come sta, come va la scuola, se vuole sapere cosa le succederà quando sarà grande...ma per poi dirle cosa? Che un giorno, non molto lontano, rimarrà priva di conoscenza nel pavimento di casa sua? Penso che non mi crederebbe, o probabilmente scoppierebbe a piangere da un momento all'altro. Si sarebbe più da me.

Meglio lasciare che scopra tutto da sé, senza toglierle il gusto di capire quanti e quali saranno gli errori che la perseguiteranno nelle dolci notti invernali, e quanto la prospettiva di essere a contatto con un altro essere umano non farà altro che riempirle lo stomaco d'ansia e paura, invece del famoso amore che i poeti lodano tanto.

Forse è il troppo cinismo che si nasconde in me a parlare, ma credo sia meglio che lasci che scopra da sola quanto in realtà sia abbandonata a sé stessa, di come le sue azioni condizioneranno solo ed esclusivamente la sua vita e quella di nessun'altro, e che le persone accanto a lei la lasceranno in balia degli avvenimenti per andare a fare i protagonisti delle loro vite.

Com'è giusto che sia, dopo tutto.

Direi alla piccola Kate che presto spariranno tutti, e che rimarranno solo quelli che le faranno odiare ogni dannato secondo che passerà in loro compagnia; che quando crederà che è finalmente tutto sotto controllo, che nonostante tutto niente, e dico niente, potrà anche solo sfiorarla, quello sarà il momento esatto in cui anche il più fugace degli sguardi la farà crollare come un castello di carte durante un tornado.

Ma non ci sarà nessuno ad aiutarla a riassemblare il mazzo e capiterà talmente tante di quelle volte che spesso, vuoi per la furia del momento o per la rapidità con cui succedono le cose, si ritroverà con delle carte mancanti o, forse peggio, quelle poche che le rimarranno saranno talmente maltrattate non riuscire a riconoscerne neanche un seme.

Gli altri la squadreranno dalla testa ai piedi, e a volte le sembrerà che stiano facendo la radiografia della sua vita, per quanto breve e triste possa essere.

Le sembrerà di essere nuda in pieno inverno, di cadere da uno strapiombo, di affogare nel più torbido degli oceani e di morire di crepacuore... tutto in una volta.

Ogni santo giorno.

Purtroppo funziona così, tutt'ora non le saprei dire chi l'ha deciso, e neanche il perché, ma è una sensazione con cui imparerà presto a convivere giorno per giorno diventando, paradossalmente, tanto forte quanto fragile.

Piangerà per tutto e per niente, anzi, piangerà per tutto il resto della sua vita, ma solo per la stanchezza che l'affliggerà la mente non appena tramonta il sole.

La cosa positiva è che imparerà a riconoscere quando arriveranno i momenti di crisi, non potrei prometterle che riuscirà a controllarle, ma ben presto saprà come estinguerle autonomamente nel minor tempo possibile... e a non sprecare fazzoletti quando non sarà a casa, ogni risorsa le sarà necessaria alla sua stessa sopravvivenza, se non indispensabile affinché niente possa far trasparire un minimo di turbolenza dal suo sguardo.

Imparerà a piangere la notte, quando saranno tutti troppo lontani per sentirla o troppo stanchi per controllare che stia bene.

Imparerà a origliare sua madre, a memorizzare il rumore che crea mentre svolge una qualsiasi azione, così da capire quanto sia lontana da lei, o se sta prestando attenzione a cosa succede nel buio della sua camera... in tal caso, capirà che c'è qualcosa che non va e che è ora di trattenere il respiro, quanto basta affinché le voci nella sua testa si acquietino e muoiano con i suoi stessi pensieri.

Comunque sia, è passato ancora troppo poco tempo per poterle dire se quello che sta facendo le permetterà, un giorno, di raccogliere dei frutti dolci e succosi, o acerbi e ammuffiti, ma vorrei tanto poterle dire quanto sia dolce, e quanto mi dispiaccia che stia vivendo una vita così, e che continuerà a farlo per chissà quanto altro tempo.

E se potessi fare qualcosa per aiutarla, non esiterei neanche un secondo.

Lo giuro, croce sul cuore.

L'unica cosa che potevo fare in quel momento era svegliarmi, e anche alla svelta. Svegliarmi e pregare che si tratti solo di un semplice, orrendo malinteso.

Le braccia furono le prime a riprendere vita, sentivo le dita intorpidite muoversi con estrema lentezza.

Stessa sensazione per le gambe, che però ero più restia a muovere, un senso di vertigine mi paralizzava il corpo.

Volevo comunque provare a fare un azzardo, così spalancai le palpebre tutte in una volta.

Il corridoio era vuoto.

Sogni d'oro AnnieDove le storie prendono vita. Scoprilo ora