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Non mi sembrava di respirare nemmeno. Una forte tosse mi ricordò la brutta sventura che aveva sofferto la mia gola.

Ero decisamente sul punto di rimettere, ma riuscii a trattenermi più per la paura di soffocarmi col mio stesso vomito.

Cercai di rilassarmi quanto più possibile, il mio corpo era in costante allerta, indeciso se scappare verso il primo riparo sicuro o rimanere esposto ai pericoli più improbabili.

Cambiai rapidamente idea quando un crampo al basso ventre mi fece sobbalzare, costringendomi a portare le ginocchia al petto per rendere il dolore più sopportabile.

Non appena avvolsi le braccia attorno alle mie gambe la prima cosa che sentii fu il contatto diretto con la mia pelle, e realizzai che le mie gambe erano nude.

Sollevai la testa da terra, sforzandomi di non muovermi troppo velocemente, non ero ancora fisicamente pronta per uno sforzo del genere, per accertarmi che fossi solo senza pantaloni, ma purtroppo mi sbagliavo, e lasciai ricadere la testa sul pavimento.

Dovevo aspettarmelo? Si.
Ero sorpresa? Non particolarmente.

Da quando conosco James ho gradualmente dimenticato cosa significasse il concetto stesso di sorpresa.

Di solito ha una connotazione positiva, che ti riempie di gioia e in qualche strano, bizzarro modo ti dà lo sprint giusto per andare a letto e ritrovare le energie per iniziare un nuovo giorno.

A volte andavo a letto sorridente, colma di speranze e grata per la giornata piena di amore che avevo passato insieme al mio amato, curiosa di sapere cosa mia avrebbe riservato il mondo.

Si, il mondo.

In quell'istante l'unica cosa che riuscivo a sentire erano infiniti vetri che andavano in frantumi.

Finestre di un enorme palazzo che venivano prese a sassate con violenza e senza tregua.

Sentivo anche risate, grida indistinte e urla strazianti, mentre tutti quei cocci di vetro precipitavano dritto verso la mia testa, le mie braccia, le mie gambe e le mie budella.

Mi inchiodavano al pavimento, mi costringevano a patire quella sensazione di vuoto e di insensatezza in eterno.

Altri vetri che si rompevano, altre schegge che distruggevano i miei poveri occhi, colmi di lacrime e disperazione.

'Non riuscirò mai a togliermeli di dosso' - pensavo.

Altre finestre rotte.

Altri vetri rotti.

Sulle mie cosce, intorpidite e pesanti come il cemento, sui miei piedi, ormai insensibili, sulla mia gola, ancora dolorante, sulle mie tempie e sul mio cuore.

Ormai irrecuperabile.

"Kate?" - una voce, ad essere sincera mi sembrò quasi un sussurro, mi ricordò la mia condizione di vulnerabilità, quell'inferno non era ancora finito, anche se non un singolo muscolo si mosse finchè non fui in grado di capire dove fosse James.
"Tesoro? Puoi venire per favore?" - sentii di nuovo.

Era lui ovviamente, non so perché avevo bisogno di constatarlo, anche se ora che ci penso, considerando la quantità di fortuna che mi ha accompagnata sin da quando ero piccola, magari credevo di avere a che fare anche con una terza persona.

Cercai di guardarmi intorno, convinta che la visibilità del mio corpo dipendesse esclusivamente dalla velocità con cui mi muovevo.

Il corridoio era deserto, avevo via libera... ma per andare dove?

"Kate?" - continuava a chiamarmi, proveniva dal bagno, ne ero più che sicura.

I vetri smisero di frantumarsi.

I cocci sparirono e finalmente sentii che il mio corpo si stava risvegliando.

Tutto tacque.

Non riuscivo a capire cosa fosse successo, e questo mi diede abbastanza forza da spingermi ad alzarmi in piedi.

Forse avevo sottovalutato lo sforzo fisico che avevo chiesto al mio corpo, perché non appena mi sollevai fui costretta ad appoggiarmi al muro, almeno finché il corridoio non si fosse deciso a smettere di girare.

"Kate? Cara?" - continuava. La luce del bagno era accesa, e riuscivo a sentire quel fievole bisbiglio attirarmi verso di lui.

Un vento freddo mi accarezzò le gambe trasformando tutto il mio corpo in un brivido.

Mi mossi lentamente, senza mai abbandonare il mio fidato muro.

Sentivo le mani e le gambe tremare ma questo non mi fermò neanche un istante, ero convinta che se avessi fatto il contrario il mio corpo sarebbe evaporato insieme al mio respiro.

Dovevo resistere. Volevo resistere, almeno per una volta nella mia pietosa vita dovevo aiutarmi a non crollare, non adesso. Mai più.

Il tragitto mi sembrò più lungo di quanto ricordassi, ma non appena raggiunsi lo stipite della porta del bagno capì subito che il gioco era valso la candela: dopo quello che era successo non potevo chiedere di meglio.

Nel vedere James sdraiato per terra un sorriso fece capolino nel mio viso, ma non volevo cantare vittoria troppo velocemente; avevo imparato, anche se con un certo ritardo, che niente va dato per scontato.

Così non osavo sbucare più di tanto dal corridoio, quanto bastava per avere una visione soddisfacente della scena che avevo davanti e tenendomi a una distanza tale che mi permettesse di concentrarmi a dovere su cosa poteva essere successo.

"Kate? Kate per favore vieni qui. Lo so che ci sei, riesco a sentire il suo respiro" - quasi mi supplicò.

La fortuna stava iniziando ad essere finalmente dalla mai parte e, ora che ci penso Annie casa, non riuscivo neanche a rendermene conto.

James era disteso per terra, inerme, poggiato sul fianco destro, dandomi così le spalle, circondato da tante bottiglie di vino. Era immobile, se non fosse per dei movimenti impercettibili delle braccia. Non aveva senso, perché starsene così?

"Kate... p-per favore aiutami" - continuava a ripetere, ma ero ancora troppo titubante, troppo spaventata per intervenire e soccorrerlo; doveva per forza esserci qualcosa, una trappola che aspettava solo che mi avvicinassi abbastanza da inghiottirmi definitivamente.

E non avevo intenzione di cascarci, non di nuovo.

Così distolsi lo sguardo dal corpo di James e ispezionai il bagno.

Il lavello era intatto, lindo e pulito, stessa cosa si può dire della vasca, se non consideriamo l'acqua grigiastra in cui James si stava lavando non aveva niente di strano, era rimasta come l'avevo lasciata, stessa cosa si poteva dire del tappeto in mezzo alla stanza, solo leggermente piegato... e non molto lontano dal water insanguinato.

Finalmente lo vedevo, finalmente avevo una visione nitida di quello che avevo davanti.

Alla vista di quello scempio mi portai le mani alla bocca, trattenendo il respiro... per poi sorridere subito dopo.

Sogni d'oro AnnieDove le storie prendono vita. Scoprilo ora