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- Non fiatare o ti taglio la testa.-
La spada era apparso all'improvviso, fulminea, un lampo di luce argento accecante, così veloce che Ivark non si accorse subito del pizzico del metallo premuto all'altezza della carotide, né della mano, che con forza inusuale per il suo metro e sessanta, l'elfa bionda ( perché sì, si trattava di lei, l'aveva riconosciuta dalla voce, seppur più dura e non più melodiosa come quando gli aveva rivolto la parola adagiata al muro di quella casa in terracotta al mercato, e dopo la voce, quegli occhi violacei nel delicato volto pallido, puntati con rabbia nei suoi ) l'aveva afferrato per il colletto del mantello e spinto in una strada deserta.
Il dolore dell'impatto della sua schiena contro il muro - accompagnato da un tonfo poco rassicurante che ebbe solo come reazione farlo annaspare per pochi secondi - nemmeno lo sentì, e tanto meno si stupi' del fatto che nessuno fosse intervenuto seppur l'aggressione fosse avvenuta in una zona affollato seppur lontana dalla piazza del mercato, ma dopotutto eventi simili, anche di peggio, accadevano quasi ogni giorno lì a
Issergundu, poi da quando i vampiri avevano preso il potere, ognuno si faceva i fatti suoi, badava solo alla propria famiglia, a non morire di fame e ogni tanto rubare per vivere, e se per farlo si doveva uccidere qualcuno, pazienza, non era tanto peggio del finire vittima dei canini di un vampiro o tra le mani di uno strozzino che rivoleva indietro i suoi denaro.Per il popolo degli umani, c'era di peggio, della morte e dell'omicidio, e il reame dell'ombra era diventato uno spauracchio buono solo per spaventare i bambini e far sì che obbedissero alle madri, dell'aldilà a nessuno importava, non dopo la Grande Invasione, dove perfino la morte era vista come una liberazione o peggio la dannazione eterna in questa vita.
Ivark abbassò i suoi occhi da quelli pieni di strana rabbia e, al momento, ingiustificato odio della donna ( così diversa dalla strada ragazza eterea vista seduta a filare, e la domanda gli spese immediata, da dove diamine era uscita quella spada? ) per posarli sulla punta della spada che aveva trafitto la sua carne pallida, dove una goccia di sangue aveva iniziato a scorrere lasciando una scia scura.
Sa che sono un vampiro, quindi è una cacciatrice, chissà da quanti giorni mi dà la caccia, non credevo che la rete di cacciatori di vampiri clandestina fosse attiva anche nella capitale né tanto meno che ci fossero elfi fra le loro file, ma non ha importanza, forse è solo una mercenaria ingaggiata da loro, a volte lo fanno per non farsi scoprire, ma non importa. Se mi taglia la testa uscirebbe tanto sangue da sfamare uno come me per giorni, ma è sangue cattivo, infetto, se io stesso lo bevessi morirei, morirei anche se mi decapita, quindi elfa ti prego fallo, liberami da questa agonia...non ti farò comunque del male voglio solo che tu me la tagli, questa pelle morta, e fammi morire davvero.
Ivark assisteva alla lenta discesa della goccia rosso scuro come ipnotizzato e nel mentre quei pensieri cominciavano a vorticarli nella testa, le membra farsi leggere, come in un sogno, e la gola secca...ma prima di poter solo dire qualsiasi cosa la donna gli tolse la spada dalla gola e gli appoggio la punta sulla schiena per poi intimargli di camminare in avanti verso una porta di legno scheggiata e mangiata dalle tarme, dopodiché la aprì con un calcio - stranamente la strada continuava ad essere deserta si udivano solo le voci del mercato in lontananza, come un eco - e lo costrinse a entrare.
- Ora tu entrerai da questa porta, ti metterai lì buono su questa sedia se solo ti provi a muovere o solo a spostarti ti taglio la testa.-
La stanza era spoglia, senza finestre, rischiata solo da una lampada ad olio che penzolava sul soffitto legata a una trave con una corda.
Vi era solo un tavolino con delle pergamene che non riusci' a leggere per la scarsa luce e per i caratteri, parevano elfico, un calamaio di, strano per l'ambiente circostante, pregiata fattura pieno di inchiostro, una penna posata li a fianco e un piatto con resti di un pasto recente, con ancora qualche foglia di verdura rossa e quella che pareva carne.
Strano, pensavo che gli elfi non mangiassero carne.
A destra vi era un giaciglio di paglia con lenzuola di lana gettate di lato, e prima che potesse guardarsi ancora intorno la donna lo facesse sedere su una sedia in legno scuro e piena di intarsiati strani caratteri oltre che figure di animali e edera, anch'essa tenuta con grande cura, né sporca né rovinata anzi pareva lucidata, quella sedia così come il calamaio erano decisamente fuori posto in quella misera stanzetta da bracciante o venditore ambulante.
L'elfa prese uno sgabello - il prigioniero non l'aveva notato in precedenza e ciò lo fece imprecare mentalmente, questo significava che non era abbastanza lucido da testare vigile, attento a ogni dettaglio e possibile via di fuga, quella strega con l'orologio non l'aveva guarito affatto - nascosto sotto la tavola e gli si sedette di fronte, la spada poggiata sul grembo, una mano sull'elsa e una a sfiorare delicatamente la lama, il filo pericolosamente affilato come aveva già potuto constatare poco prima.
- Ti ho cercato per così tanti secoli, e per gli Dei, non sei cambiato di un giorno.-
L'uomo, senza muovere un muscolo si chiese perché non fosse legato, la stessa donna sapeva di come i suoi poteri elfici non potevano nulla contro i vampiri, e lui avrebbe potuto prenderla alla sprovvista, approfittare di una sua distrazione, della sua forza e agilità, eppure no restava lì seduto per curiosità, vedere come finiva quella storia, che aveva da perdere dopotutto?
Ivark era consapevole di come quel suo comportamento fosse ciò che l'elfa si era aspettata dall'inizio, altrimenti sì che l'avrebbe legato, così guardò la donna che non pareva né inquieta ne' terrorizzata dalla sua presenza, dall'avere un vampiro in casa ed essere inerme con i poteri che non funzionavano con lui...forse se l'aveva seguito era consapevole della sua debolezza, avendo intuito che non mangiasse da giorno, aveva più senso effettivamente, e gli venne il pensiero che forse i suoi poteri su di lui avessero funzionato proprio per colpa di quella sua debolezza e fame.
Come aveva fatto a non pensarci prima?
E il fatto che pareva conoscerlo, di solito i mercenari o i cacciatori non fingevano di conoscere le loro vittime.
L'uomo, nel tentativo di farsi venire alla memoria una qualsiasi somiglianza con i tratti e il volto della donna, niente, non la conosceva proprio, così l'ipotesi della cacciatrice o mercenaria per un attimo vacillò poi tentò di utilizzarla chiedendole con voce falsamente ferma, se fosse una delle due cose, ma lei scosse la testa, le labbra sottili contratte in una smorfia di delusione.
- Non ti ricordi proprio di me quindi?-
L'uomo scosse la testa preferendo restare in silenzio sperando che ciò spronasse l'elfa a parlare, e così fu, visto che sospirò e guardando la spada, con voce bassa iniziò a raccontare.
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La persistenza dell'eternità.
FantezieIn una terra dove i cieli d'estate sono viola, e blu scuro d'inverno senza la luce rossastra del sole, e i vampiri sono in guerra con gli esseri umani e gli elfi quasi scomparsi, Ivark, il protagonista, è un vampiro da troppi anni, anzi, secoli. Eg...