- Preso! Questo mostriciattolo stava tentando di scappare!-
Thart, vampiro e scudiero di Khornos, stringeva al petto, trionfante, il giovane Litzo, trovato a poche miglia dall'accampamento con addosso un mantello grigio e una sacca di cuoio, non aveva armi con sé, a parte un pugnale e un arco.
Thart e Borshin stavano rientrando a cavallo all'accampamento, dopo un giro di ricognizione al limitare del campo nemico, senza farsi notare, per studiare il comportamento e le difese dei ribelli.
Gli ultimi raggi rossi del sole in procinto di tramontare gettavano ombre sul volto contratto, nello sforzo di liberarsi, di Litzo, rendendo il suo volto imberbe più magro ed emaciato di quanto già non lo fosse.
Borshin alzò gli occhi al cielo viola, l'aria dell'estate era secca e immobile, si sudava come negli Inferi sotto l'armatura e la cotta di maglia, quel rozzo di Thart se n'era lamentato per tutto il tempo, insieme alle zanzare e al paesaggio brullo e montuoso della ragione, povero di foreste in cui nascondersi o ritirarsi in caso di pericolo, e la selvaggina che scarseggiava, da una settimana gli umani mangiavano solo provviste, insetti e i pochi uccelli cangianti che i cacciatori riuscivano a cacciare, insieme a qualche raro tasso.
Il comandante aveva ringraziato silenziosamente gli Dei quando era comparso Litzo, almeno Thart aveva smesso di blaterare concentrando la sua attenzione su altro.
Cinque minuti di lamentela in più e Borshin avrebbe sfoderato la spada per colpirlo alla bocca, o magari disarcionarlo da cavallo così da tornarsene all'accampamento senza inutili lamentele ( sì preferiva la prima opzione, almeno quell'idiota avrebbe avuto buoni motivi per cui lagnarsi e purtroppo la seconda opzione non era fattibile, Khornos sicuramente lo avrebbe degradato per una cosa del genere ).
Thart, con uno slancio sorprendente agile data la sua stazza, scese dal cavallo per braccare il ragazzino in fuga e portarlo trionfante a Borshin, che aveva trovato un albero a cui legare il cavallo e con calma si era avvicinato ai due.
Il comandante lanciò una sola occhiata a Litzo, o meglio, a Litz, una femmina, e piuttosto incinta da quello che aveva potuto constatare prima che entrasse nella tenda di suo fratello Markann.
Ma in realtà gli importava poco che fosse una donna gravida, ciò che lo aveva insospettito era la mancanza del tatuaggio che invece aveva Argo, se erano così amici fin dall'infanzia o meglio, amanti, trovava poco credibile il fatto che lei non avesse il tatuaggio se era una assidua frequentatrice di Argo e della sua famiglia, e quei ribelli tatuavano chiunque entrasse a far parte di uno di loro anche solo come vicini di casa, se ti avvicinavi
a un abitante di Ministh diventavi automaticamente uno di loro...a meno che...Borshin si avvicinò alla ragazza intimando Thart di tenerla ferma compresa la testa, e con gesti rudi le scostò i capelli da un lato, rivelando delle orecchie....a punta, come sospettava.
Thart imprecò nel vedere ciò, Borshin, per nulla turbato ( solo sorpreso e anche un po' ammirato da come la ragazza fosse riuscita a nascondere la sua vera natura per un anno ) le strappò una ciocca per rigirarla fra le dita notando come le mani si macchiavano a contatto con i capelli, una tinta che rivelò il vero colore della ciocca, un biondo quasi bianco.
Avrebbe dovuto controllarle anche gli occhi, sicuramente prendeva qualcosa o usava degli incantesimi per scurirli, ma non aveva importanza, ormai la sua identità era inconfutabile.
Quindi Argo e la sua famiglia non solo servivano i ribelli e gli elfi, ma stavano proteggendo e mimetizzando uno di loro facendolo passare per umano.
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La persistenza dell'eternità.
FantasyIn una terra dove i cieli d'estate sono viola, e blu scuro d'inverno senza la luce rossastra del sole, e i vampiri sono in guerra con gli esseri umani e gli elfi quasi scomparsi, Ivark, il protagonista, è un vampiro da troppi anni, anzi, secoli. Eg...