Parte quarta

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Avventura. La chiamo così perché proprio come in un film ci sono colpi di scena, momenti no e momenti si, e tanto altro ancora. E forse è proprio da qui che iniziano i problemi sia personali che con la gente. Cresco con tanta rabbia, rabbia di non poter  vedere sempre mia madre, quando per un motivo e quando per un altro. Rabbia di aver dovuto sempre ascoltare gli altri ma nessuno ascoltava mai me. Non ascoltavano le mie mancanze, le mie esigenze e forse è per tale motivo che ad oggi ho sempre cinque minuti per ascoltare gli altri, perché so come si ci sente ad essere soli, a non avere un consiglio richiesto al momento del bisogno. Man mano la mia rabbia si è trasformata in delusione, delusione nel capire che in realtà, la persona per cui piangevo giorno e notte, la persona di cui avevo bisogno e che, spoiler, alla fine non c'è mai stata,  aveva solo a cuore i propri di interessi ed io non ero fra quelli. Ricordo di quando rimanevo da sola a piangere dopo aver ricevuto del bullismo, lei non è mai venuta a difendermi, non è mai venuta ad asciugare le mie lacrime. E pensare che io di lei tenevo tutto, come portassi con me una parte di lei. Addirittura tenevo le carte delle caramelle che mi dava quando andavo da lei. Bene, mi è rimasto solo quello, roba inutile. Avrei avuto bisogno di un abbraccio, di un "chiamami che arrivo subito", anzi, quest'ultima frase l'ha detta, ma non è mai venuta. Avrei avuto bisogno di avere la sua presenza quando non avrei voluto quella di nessun altro, perché come si suol dire <<la mamma è sempre la mamma>> ma non per me.

Maledetta infanziaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora