Ebbene sì, non sono affatto morta e non mi sono dimenticata di questa storia. Questo sequel è in cantiere da... un paio d'anni? Avrò scritto e riscritto questa storia all'infinito perché non mi convinceva e volevo che fosse esattamente come diceva la mia testa.
Sono particolarmente legata a questi personaggi, quindi ero decisa a dare la conclusione che si meritano ed eccomi qui!
Ci è voluto del tempo anche perché ci tenevo che la storia fosse completamente finita prima di pubblicarla, così da non avere buchi nella pubblicazione, quindi i capitoli arriveranno con cadenza settimanale.
Non sarà lunga, sono in tutto venti capitoli, ma spero che comunque possa tenervi compagnia.
Vi consiglio di rileggere (per chi l'ha già fatto) Innocence, dato che la storia parte esattamente dove è finita l'altra.
Detto questo, vi lascio a questo primo capitolo.
Un bacio
Sil
Avevo vissuto a Boston solo cinque anni, eppure riuscivo a sentirla più casa mia di quanto non lo fosse Saint Cloud.
Per quanto amassi la casa dei miei nonni, i luoghi familiari ed in generale la vita più tranquilla di una cittadina del Minnessota, Boston era la città del mio cuore.
Forse perché mi ci ero trasferita insieme ad Harry e Niall, forse perché avevo vissuto lì gli anni che mi avevano trasformata da ragazzina ad adulta o forse semplicemente perché una città così grande e caotica, dove i miei pensieri potevano confondersi con la confusione della vita urbana, era ciò che mi faceva sentire meglio, eppure in quel momento mi sembrava di aver fatto l'errore più grande della mia vita a ritornarvi.Era esattamente questo quello a cui pensavo mentre, seduta sulla metropolitana, tornavo verso la periferia a casa del mio migliore amico che mi avrebbe ospitata per quelle due settimane in cui ancora non potevo entrare nell'appartamento che avevo preso in affitto.
In realtà, tornare a Boston non era mai stato nei miei piani, non quando avevo abbandonato la casa che condividevo con Harry con due grosse valigie e qualche scatolone. Non era mai stato nei miei piani nemmeno tornare a Saint Cloud e passare due anni ad insegnare in una squallida scuola dove la metà dei miei colleghi erano stati miei professori ai tempi del liceo e dove il bagno del primo piano risultava ancora inagibile.
Quando ero partita, ero seriamente convinta che avrei passato diversi anni della mia vita a girare il mondo con il mio gruppo di ricerca fino a quando, stanca di sostenere dei ritmi pressocché disumani, non mi sarei stabilita in una qualsiasi città che mi potesse offrire un buon lavoro.La morte del nonno, poi, era sopraggiunta in un periodo in cui la mia vita era ad un punto morto, non era stata del tutto inaspettata perché lui era anziano ed il suo cuore era debole, ma sia io che la nonna eravamo distrutte ed era solo giusto che ci facessimo forza a vicenda.
Mi rendevo conto, ora, che quella di stare vicino a mia nonna fosse solo una scusa perché, diciamocelo, a quasi ventisette anni sarebbe stato patetico ammettere di essere ritornata a casa perché avevo bisogno delle attenzioni dell'unica figura materna che avessi mai avuto.Quando la proposta della Montgomery's Publishing House era arrivata nella mia casella di posta elettronica ero stata piuttosto titubante.
Ad un certo punto, stufa di insegnare matematica ad un branco di ragazzini idioti e sotto le insistenze di mia nonna, avevo inviato un po' di curriculum in giro e avevo scelto Boston come città solo ed esclusivamente perché così sarei potuta stare in un posto che conoscevo.
Non avevo aperto subito quella mail, ricordavo bene il nome di quella casa editrice, ricordavo il sorriso di Harry quando aveva firmato un contratto di stage cinque anni prima, ricordavo come fosse entusiasta di entrare nel mondo editoriale nonostante il suo obiettivo principale fosse quello di diventare insegnante.
STAI LEGGENDO
Sinners [H.S.]
FanfictionSEQUEL DI INNOCENCE [...] La guardai poi passarsi una mano fra i capelli e girarsi verso di me, aprì la bocca un paio di volte prima di scuotere la testa e tornare a sedersi composta sui sedili, prima ancora che potessi chiederle a cosa stesse pensa...