XV - Riconoscersi

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Vereheveil iniziava a spazientirsi.

"Quanto tempo ci mette quel demone?" protestò "Mi servono solo le chiavi della biblioteca! Poi mi arrangio da solo!".

"Non serve alterarsi!" gli disse una delle due guardie di Kasday.

La bambina intingeva i biscotti nel latte al cioccolato e aspettava che affondassero, prima di ripescarli con un cucchiaio d'argento. Sarmorghell sorrise a quella scena.

"Vado a cercarlo!" sbottò il Dio delle Letterature e delle Lingue, alzandosi dalla sedia.

Con passo deciso attraversò diversi corridoi, fino a quando riuscì a trovare il padrone di casa. Luciherus stava disteso a terra, ad occhi chiusi, con le braccia conserte ed i piedi contro il muro, leggermente sollevati dal pavimento.

"Sei morto?" lo derise Vereheveil.
"Ho un gran mal di testa..." mormorò il Principe, aprendo un occhio "...sento costantemente delle voci dentro di me".

"Benvenuto nel mio mondo. Le voci che senti sono le preghiere e le suppliche di chi crede in te e chiede il tuo aiuto, Dio novizio!" spiegò la divinità delle Lingue.

"É terribile!" gemette il demone.

"Ti ci abituerai".

"Non è solo questo..." iniziò il Principe.

Vereheveil gli si distese accanto: "Te lo avevo detto che non eri adatto a fare il Dio!" sghignazzò. "Ma taci!" sibilò Luciherus "Se sei venuto fin qui per sfottere, puoi anche andartene!".

"Sono qui perché mi serve un libro".

"Bene. Prenditelo e sparisci!".

Shekinah passò, saltando i due distesi con un balzo: "C'è mio fratello!" esclamò con entusiasmo "Vieni a salutarlo?".

Il demone annuì, con un gemito, stringendosi la testa.

"Grazie, mastro Vereheveil, per averlo portato con voi!" disse ancora lei.

"Di niente. Ha fatto tutto da solo!" rispose il Dio delle Letterature, alzandosi a sedere.

Quando lei si fu allontanata, Vereheveil tirò una gomitata a Luciherus, che si era messo anche lui seduto.

"Ma che carina!" ridacchiò il Dio delle Lingue.

"É un grosso problema" sospirò il demone.

"Un problema?! Da quando, per te, è un problema avere una donna?!".

Luciherus non rispose. Tirò le ginocchia verso di sé e le cinse con le braccia, girando la testa in direzione opposta rispetto al suo interlocutore.

"Cos'ha questa di così speciale?" volle sapere il Dio dai capelli verde acqua. "Mi fa ricordare...cose che avevo dimenticato...".
"Cose piacevoli?".
"No".

"E allora allontanala da te...".

Il Principe sbuffò: "In primo luogo non accetto consigli sull'argomento da un mezzo frocio come te. Seconda cosa...non posso! Non posso allontanarla. Ha qualcosa di strano...di diverso...che mi spinge a cercarla".

"Sei innamorato?" lo stuzzicò Vereheveil, con un sorrisetto malvagio.

"I demoni non amano" rispose il diavolo, appoggiando la testa fra l'incrocio delle sue braccia e tenendo il capo rivolto altrove.

"Ma gli Arcangeli sì!" esclamò il Dio delle Letterature.

"Non sono un Arcangelo!" ringhiò Luciherus, con gli occhi semichiusi ed una smorfia.

"Ma sei un Dio! Può darsi che...".

"Può darsi. Può darsi, può darsi...che palle!" interruppe il demone "Dimmi che libro ti serve, e volatilizzati!".

LA CITTA' DEGLI DEI - LA LUCE DEI CELESTIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora