XXVI - Scoperte

1 0 0
                                    

Luciherus seguì Kasday giù dalle scale. L'Alto era accanto al Signore del Cielo, che lo aspettava. "Sei meravigliosa oggi" commentò Raido, con un largo sorriso.

Kasday non rispose.
Il Principe, nascondendosi nell'ombra, osservava entrambi. Notò come i fiori del padrone di casa fossero del tutto aperti ed emettessero un profumo molto gradevole. Ed, evidentemente, si disse, li nota anche Raido, dato il sorriso idiota che ha sulla faccia! Invidiò entrambi, ferocemente. Invidiava soprattutto il Signore del Cielo, perché poteva sposare Kasday, pur non avendo la minima idea di chi fosse veramente. I due Alti attraversarono il quadro e Luciherus decise di seguirli.

Si sentiva piuttosto tranquillo. Era andato già altre volte negli Universi dei Celesti assieme a Momoia e sapeva come orientarsi. Attraversò il tunnel luminoso, scendendo velocissimo, con le braccia lungo il busto ed un largo sorriso. Era adrenalina pura ed al demone piaceva.

I due Alti, inaspettatamente, si divisero ed il Principe decise di ignorare il Signore del Cielo. Virò nella luce e seguì Kasday, che però accelerò parecchio e lo mise in difficoltà.

Il demone atterrò sul tetto di un palazzo e si guardò attorno. Subito gli abitanti di quel regno lo riconobbero come estraneo e si fecero aggressivi. Ma Luciherus non voleva combattere, non ora. L'unica cosa che desiderava era ritrovare Kasday, scomparso alla sua vista. Cercò di scansarsi dalle creature che gli si scagliavano contro. Erano guidati da un angelo dalle ali nere, con aria accigliata. Il Principe, furioso e molto infastidito, cominciò a colpirli ed abbatterli.

"Levatevi, miseri mortali!" sibilò.

"Congratulazioni!" si sentì dire.

Alzò gli occhi al cielo e vide Momoia, sospesa a mezz'aria, che lo fissava con ammirazione. "Congratulazioni, mio generale".

"Per cosa?" parlò il demone, quando i suoi avversari si furono allontanati, spaventati da Momoia. "Tu sai che, così facendo, hai innescato un gran bel processo?".

"In che senso?".

"Hai ucciso dei mortali dei regni dei Celesti e quindi...".

Il demone spalancò gli occhi: "...quindi è inevitabile che, ora, anche loro..." mormorò.

"Esatto!" rise Momoia "Esatto! Hai accelerato le cose. Ora la guerra è, come tu hai detto, inevitabile. Sono molto orgogliosa di te. Non sei ferito, vero?".

"Sto bene".
"É morto un Celeste" esclamò la Madre, sorridendo felice.
"Bene" borbottò Luciherus, in realtà ignorando del tutto la cosa. "Sai dov'è Kasday?" domandò poi, con più convinzione. "L'ho visto da quelle parti" rispose lei, indicando un punto all'orizzonte.
"Grazie".
"Se lo trovi, digli pure che c'è un Celeste di meno e che bisogna festeggiare".
Il Principe non rispose.

Respinse altre creature che provavano ad infastidirlo e si allontanò, volando, lungo la via indicata dalla Madre degli Alti. Intravide Kasday dentro uno dei palazzi e sorrise, scendendo ed atterrando su un terrazzino dal quale poteva entrare. Si fermò sulla soglia, vedendo che l'Alto era accanto ad un altro individuo con il quale stava parlando tranquillamente.

Lo riconobbe come Jera, l'Alto a due teste e dalle gambe da polipo.

Il demone, rassicurato dal fatto che l'interlocutore della persona che cercava non era un pericolo, entrò nella stanza senza far rumore. Kasday era tranquillo e sorridente ma, ad un tratto, la sua espressione mutò. Gonfiò i capelli e li irrigidì, come le punte di un istrice. Spalancò la bocca, che si ingrandì lasciando più spazio ai denti, che si fecero acuminati ed enormi. Il suo volto si deformò e ringhiò, mutando perfino la punta di tutte le dita, che divennero affilate e minacciose. L'intero suo corpo si riempì di scaglie rigide, la barriera che le creature come lui creavano per proteggersi.

LA CITTA' DEGLI DEI - LA LUCE DEI CELESTIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora