"Se questa è la realtà..." osservò Kavahel, terminato il racconto di Vereheveil "...allora il patto di Kasday ora è rotto. Noi tre siamo in grado di controllare perfettamente i nostri poteri. Se le cose stanno così...".
"Sì. È esatto".
Tutti si guardarono con aria interrogativa. Chi aveva parlato? Di chi era quella voce? "Chi ha parlato?" domandò il Dio del Tempo.
"Chi vuoi che sia stato?" sempre la stessa voce sconosciuta.
"Momoia..." mormorò Luciherus, vedendone la sagoma.
"Vi aspettavate, forse, qualcun altro?" sorrise la Madre.Tutte le divinità chinarono il capo, in cenno di saluto e di rispetto. Tutte tranne Luciherus, che rimase in piedi e sorrise, guardando negli occhi la Madre degli Alti e salutandola con la mano.
Lei rispose, per niente disturbata.
"Come la conosci?" sussurrò Vereheveil al demone.
"Te lo avevo detto...è stata lei a scegliermi. E lei a farmi diventare un Dio".
"Lei in persona? Che idea folle...deve avere perduto il senno"
"Puoi parlare più forte, Vereheveil?" domandò Momoia "Io ti sento benissimo, ma gradirei che anche gli altri Dèi presenti ascoltassero ciò che hai da dire".
"Signora..." iniziò il Dio delle Letterature, timidamente "...io non voglio essere offensivo. Ma penso solo che, secondo me, è una follia far diventare un animale come Luciherus, un Dio! Non è in grado di gestire poteri e forze. È rischioso!".
"Conosco i rischi. E so che cosa faccio. Qualche altro commento?" affermò Momoia, non mascherando il suo fastidio.
Gli Dèi non risposero alla sua domanda. Tutti tacquero perfino, stranamente, la Dea delle Parole.
"Sedetevi" ordinò la Madre, sedendosi a sua volta.
Dal quadro appeso alla parete apparvero altre divinità, altri Alti, che si sedettero alla destra ed alla sinistra di Momoia. Erano tutti riccamente vestiti e con un'espressione poco rassicurante.
Nessuno di loro presentava il vero aspetto, avevano scelto di mostrarsi il più simili possibile alle divinità semplici. "Fa freddo qui..." mugugnò uno di loro, con i capelli corti e gli occhi d'argento.
"Accendiamo il fuoco?" suggerì un altro, molto alto e robusto.
"No!" rispose, secca, la Madre "No, piccoli idioti. Non fate cose che possano turbare il padrone di casa!".Nessuno parlò più. Tutti guardavano l'unico posto rimasto libero. "Kasday sarà con noi questa notte?" chiese Skrich, la Dea del Kaos.
"Non credo" sibilò la Madre "Raramente scende dal suo antro al piano di sopra. Passa i giorni fra la cupola e la stanza degli specchi".
"La stanza degli specchi? Che roba è?" bisbigliarono varie divinità.
"Mi piacerebbe molto averlo qui..." ammise l'Alta creatura "...e mi piacerebbe che volesse vedermi...e vedervi!"."Non vuole vederci?" si stupì Vereheveil.
"Suvvia!" esclamò Momoia in tono tranquillo, sorreggendosi la testa con la mano "Suvvia, Signori! Ve ne stupite? Basta pensare a come vi siete comportati! Lo avete abbandonato così...siete stati così meschini e vigliacchi!".
"Lui è stato codardo e vigliacco!" rimbeccò Luciherus, indicando Vereheveil "E pure meschino! Ma sono sicuro che Kasday vuole rivederci. Vuole rivedere i suoi figli e...vuole rivedere me!".
"Siediti, nuovo arrivato, e sta tranquillo" gli ordinò la Madre "Non mi stupisco che lui non sia qui. Gli avete spezzato il cuore...".
"Voi più di loro!" tuonò una voce.
I presenti si voltarono verso le scale, dove stava, ritto e scuro, l'Angelo Messaggero Nosmagiés.
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LA CITTA' DEGLI DEI - LA LUCE DEI CELESTI
FantasySeguito de "La città degli Dei". Il tempo è trascorso, i bambini sono cresciuti e molte cose sono cambiate. Una lettera misteriosa viene consegnata alle divinità. Momoia, Madre Divina, convoca a sé gli Dei. Per quale scopo? Un nuovo nemico, un nuovo...