Kasday guardava il tramonto, con aria assorta. Canticchiava, guardando verso l'alto. Voleva evocare la madre della bambina, ma la cosa era più difficile del previsto. Usando la visualizzazione non riusciva ad individuarla. Non la trovava, tanto era schermata e protetta. Camminava, nervosamente, a destra ed a sinistra, sbuffando. Avrebbe dovuto usare un sacco di magia per richiamarla in quel Mondo...e non gli piaceva molto restare "a secco".
La piccola lo osservava.
"Quando arriva la mia mamma?" volle sapere.
"Un attimo! Mi ci vuole del tempo...non è così semplice!" sbottò l'Alto.
Nosmagiés ondeggiava la testa di qua e di là, al ritmo della musica che sentiva nelle cuffie.
Aveva raccolto i capelli in una crocchia voluminosa e salì perfino sul tavolo, ballando, convinto di non essere visto. In realtà il suo Signore lo vedeva benissimo, attraverso la finestra.
Kasday ridacchiò e lo lasciò alle sue danze.
Come posso portarla qui senza che Momoia se ne accorga? Si chiedeva l'Alto Come potrò proteggerle entrambe? Quella pazza mi distruggerebbe se sapesse...Stava quasi per rinunciare quando la Celeste lo guardò, con occhi pieni di speranza e nostalgia per la mamma lontana. Kasday sospirò, rassegnato. Stava calando la notte. Le stelle iniziavano a brillare nel cielo. Tutti i pianeti, le luci ed i Soli dall'Alto creati gli parevano, ora più che mai, lontani e quasi estranei. Aprì le braccia, alzando la testa verso l'infinito buio della notte, ed iniziò a cantare.
La bambina sorrise. "Posso cantare anch'io?" chiese.
Kasday annuì. La piccola si mise nella sua stessa posizione e ripeté tutte le parole che era in grado di riconoscere.
"Come si chiama la tua mamma?" domandò il Signore.
"Deyan".
Kasday iniziò a ripetere quel nome, Deyan, sempre più forte, finché nel cielo si poté scorgere una luce in via d'espansione. Sempre più forte e ampia, la luce divenne un immenso vortice.
"Chiama anche tu la tua mamma, piccola!".
Pure la bambina gridò: Deyan. La luminosità si fece sempre più intensa, così come il bagliore emesso dalla pelle di Kasday. D'un tratto si sentì un urlo ed una donna precipitò dal vortice, cadendo fra le braccia dell'Alto. Lui la afferrò saldamente. Nosmagiés, che era uscito in cortile non riuscendo a vincere la curiosità, afferrò l'altra figura che uscì dalla luce. Era un'angiolessa. Una Messaggera, lo si capiva dalle ali d'argento. L'angelo, alquanto stupito, la guardò. Era priva di sensi e molto magra.
La creatura fra le braccia di Kasday era spaventata ma poi si calmò e sorrise. "Lo sapevo che ci avresti aiutate..." sussurrò. "Cosa vi è successo?" chiese l'Alto, ma lei chiuse gli occhi, addormentata.
Non aveva un bell'aspetto. Sembrava che fosse appena stata torturata e maltrattata.
"Hai l'aria di chi ne ha passate fin troppe..."."Mamma!" esclamò la bambina e l'Alto le fece segno di abbassar la voce.
"Mamma ora dorme. Aprimi le porte che la porto in una camera" si girò verso Nosmagiés "Riesci a portare di sopra la Messaggera, mio angelo?".
"Sì, tranquillo!".
"Mettiamole in due stanze separate, così non si preoccuperanno inutilmente vedendosi malandate". Il Messaggero obbedì. Portò la creatura in una piccola stanza, facile da scaldare. Aprì il semplice armadio a muro, unico arredamento assieme al letto ed alla sedia, usando le maniglie placcate in oro. Il legno del mobile scricchiolò aprendosi. L'angelo ne estrasse delle coperte di cotone e lino, di vari colori. Avvolse con cura il corpo della Messaggera, che era infreddolita. Si vedeva che necessitava di cure e che non mangiava da tempo. Quando Nosmagiés si convinse che era sufficientemente coperta, uscì per cercare qualcosa con cui nutrirla e farla star meglio.
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LA CITTA' DEGLI DEI - LA LUCE DEI CELESTI
FantasySeguito de "La città degli Dei". Il tempo è trascorso, i bambini sono cresciuti e molte cose sono cambiate. Una lettera misteriosa viene consegnata alle divinità. Momoia, Madre Divina, convoca a sé gli Dei. Per quale scopo? Un nuovo nemico, un nuovo...