• Cap 15 - ANGER AND FEAR •

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Athena's Pov

Una voce si insinua nel tratto finale del mio sonno notturno. Una voce confusa, come se ci fossero delle interferenze. Sussurra in un vuoto color della pece, che quasi odora di perdizione e marciume. Bloccata in tale realtà onirica, con una mano copro le vie aeree per resistere. Urlo, ma quel mito di terrore rimane intrappolato a livello delle corde vocali. Non accennano a vibrare se non per lamenti, simili a quelli emessi mentre si annega. La progressiva perdita di lucidità apre la mia mente a nuove immagini, che attraversano il vuoto dei miei occhi abbattendosi sulla corteccia frontale.

"Conosci la storia di Vuoto e Sefis, piccola?" Si diffonde una risata acuta e perfida nel buio.

Stringo appena una mano attorno al mio collo con le lacrime agli occhi e rimango accasciata per terra, illuminata da una luce esterna a quel terrificante palcoscenico.

"È tempo di riportarti a Sifilis. È ora", dice la voce cupa e raggelante.

Scuoto la testa come a servirmi degli ultimi attimi di coscienza per giornate nel mondo reale, ma sembra tutto inutile. Tutto inizia a vorticare dentro di me, inghiottendomi come in una spirale infernale, finché dei miei occhi non rimangono che le cornee bianche, perse in quel bagliore e in quel vuoto.

Aiden's Pov

"Oggi regalerò un risveglio con i fiocchi a quella piccola peste". Soffoco una risatina nel ripensare a come l'ho trovata distesa, cioè a pancia in giù, con braccio pendente e testa e ginocchio destro che si preparavano a baciare il pavimento.

Elemento centrale della colazione sono assolutamente i pancake a tre strati, ripieni di cioccolata e sormontati da more rosa e scure e da fragole. Solo tre strati perché, affinato l'udito, l'ultimo non ha neanche tempo di divenire poltiglia, che subito mi fiondo in camera di Athena.

Arrivato lì, strapazzo gli occhi incredulo. Lo shock subito si converte in apprensione: lei siede sul letto con le gambe distese per lungo; la capigliatura fa da copertura a uno spettacolo stupendo e inquietante nel contempo, i suoi occhi color della luna.

Mi rimetto in piedi come avessi preso la scossa e faccio avanti e indietro con le mani tra i capelli, sbattendo la testa contro il muro.

"Che faccio? Che faccio? Mannaggia la miseria, che faccio?" D'improvviso avverto il mio corpo diventare sempre più bollente per la tensione lancinante, quasi a tal punto che i miei movimenti sembrano ostacolati da un qualche blocco interiore.

Passati i cinque minuti di follia e isteria, ritorno da lei e le prendo delicatamente le mani chiudendo gli occhi. Rischio molto ma non ho con me nessun rimedio a un simile male. Non ho altra scelta per tirarla fuori dal suo subconscio, così recito delle parole in una lingua non umana.

Allontano lentamente le mani dalle sue braccia guardandola negli occhi, in silenzio, come a trasmettere sicurezza e calma

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Allontano lentamente le mani dalle sue braccia guardandola negli occhi, in silenzio, come a trasmettere sicurezza e calma. Il mio battito risuona nel mio petto come il ritmo in una grancassa.

TOUCH ME AS YOU CAN DODove le storie prendono vita. Scoprilo ora