Capitolo 6

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Non dormimmo per niente quella notte. Verso le cinque presimo tutto e tornammo a casa, mi sentivo distrutta e dovevo dormire almeno un po' in vista dello spettacolo. Paul mi lasciò nella mia stanza e per un pelo suo padre non scoprì che avevamo preso la macchina. Mi stesi sul letto e iniziai a pensare alle parole che mi aveva detto, tu per me sei il vento che caccia via la tempesta, tu sei un turbine di emozioni... guarderò l'Aurora di cui mi sono innamorato, guarderò la vera te. Mi addormentai cullata dalle sue parole.

Sentii bussare alla porta. << Aurora, svegliati, oggi è il gran giorno, dai apri la porta. >>

Mi alzai e aprii la porta. << Scusa papà, ma fino alle cinque non riuscivo ad addormentarmi, troppa ansia.  Ma che ore sono? >>

Erano già le tre del pomeriggio, avevo dormito come un ghiro. 

<< E' arrivata Alice, la faccio salire? >>

Appena Alice chiuse la porta della mia stanza e mi osservò per qualche minuto mi abbracciò. 

<< Capisco perchè ti sei alzata adesso. >> 

Non feci in tempo di parlare che mi buttò i vestiti per lo spettacolo addosso. Li avevo dimenticati in macchina di Alice qualche giorno prima e per fortuna che se ne era ricordata, sennò mi sarebbe toccato uscire di casa mezza addormentata per andarli a recuperare.

Andai in bagno e mi provai i vestiti dello spettacolo, appena andai in camera per chiedere ad Alice come stavo, vidi che Paul era arrivato.

<< Questa volta da dove sei entrato? Dalla porta o dalla finestra? >> chiesi avvicinandomi per baciarlo.

<< Ovviamente dalla finestra! >>

Mancava un'ora e mezza allo spettacolo, poche ore dalla realizzazione del mio sogno. Alice e Paul erano rimasti assieme a me per un po', ma poi Alice si andò a preparare e praticamente cacciai il mio fidanzato. Mi guardai allo specchio, ero perfetta. I miei lunghi capelli erano boccolati e un po' raccolti leggermente, Alice mi aveva truccata, un po' pesante per i miei gusti ma aveva detto che la brillantina dorata avrebbe risaltato gli occhi sotto i riflettori, il vestito era bianco, smanicato ed era lungo fino a sopra le ginocchia. Avevamo deciso di indossare le scarpette di danza e le mie si intonavano benissimo con il vestito. Era tutto perfetto. L'ansia mi invase. Ad un tratto mio padre entrò nella mia stanza, io mi girai verso di lui e gli chiesi un po' timida: << Come sto? >>

<< Non sei mai stata più stupenda di così. >>

Mio padre si avvicinò e mi abbracciò. Era emozionatissimo, forse più di me. Mi vedeva felice come non lo ero mai stata prima.

Durante il tragitto casa-accademia vedevo mio padre pensieroso, pensavo che era per il fatto che la sua unica figlia stava per realizzare il suo sogno, ma ad un tratto disse: << Lo so che adesso non è il momento, ma devo farti una domanda molto seria. >>

<< Parla papà. >>

<< Quanto è di preciso seria la storia tra te e Paul? Fammi capire, devo prepararmi all'idea di vedere mia figlia all'altare? >>

Lo guardai stupita, aveva capito che la nostra storia era seria e non era soltanto una cotta, infondo anche lui ci era passato, anche lui aveva trovato il suo vero amore e lo aveva sposato subito.

<< La nostra storia è davvero molto seria, ancora non abbiamo in programma di sposarci ma abbiamo intenzione di stare assieme tutta la vita. Ci conosciamo da così tanto tempo che non sapremmo sopravvivere senza l'altro accanto, ci amiamo e tu mi puoi capire benissimo.>>

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