Capitolo 14

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Spensi la moto e misi i piedi per terra. La luna sorrideva sulla mia testa, come se ci fosse qualcosa da ridere. Il tronco era ancora lì, coricato per terra, in attesa di una visita. Quello era il posto in cui Paul andava per pensare e per sciogliere la tensione. Mi sedetti nello stesso posto dove mi ero seduta dieci anni prima e mi guardai intorno, era tutto rimasto uguale, anche in quel posto il tempo si era fermato. Il tempo non si era fermato solo su di me. Avrei preferito rimanere ferma anche io, rimanere ghiacciata nel tempo, forse non avrei sofferto. Faceva male vedere il tempo scorrere sulla mia vita senza essere adornata dalla presenza del mio amore.

Cris aveva ragione, dovevo prendere una scelta. Mi misi le mani tra i capelli. Ero confusa, non sapevo come uscire da quel dolore. Ad un tratto sentii una musica a me familiare, era la stessa canzone su cui io e Paul avevamo ballato per la prima volta in mezzo la foresta. Mi girai, Alexander era lì che mi guardava.

<< Tu credi che la tua salvezza sia in quella vecchia moto, ma non è così. In quella moto c'era la felicità del tuo ragazzo, non la tua, la tua felicità era un'altra. >>

Si avvicinò a me, mi porse la mano e mi disse: << Ti va di ballare? >>

<< Non ballo da molto tempo, sono fuori allenamento. >> dissi intimorita.

Mi prese una mano e mi tirò verso di lui, in un attimo ero tra le sue braccia. Potevo sentire il suo respiro sulla mia pelle dura come il marmo. Ero spaventata, non mi avvicinavo così tanto ad una persona da tanto tempo, le uniche persone che mi avevano abbracciate negli ultimi anni erano state Alice e mia madre, e di certo loro non avevano intenzione di farmi innamorare di loro. Non sapevo che dire o che fare, chiusi gli occhi e cercai di non pensare a niente. Alexander mi strinse forte a lui con un braccio e iniziò a condurre le danze. Non ricordavo più come si ballava, non potevo credere che qualche anno prima tutti quei passi mi venivano naturali, adesso mi sentivo un bacchetta messa inpiedi. Guardai i suoi occhi, non era ancora diventato un vampiro completo, nei suoi occhi si potevano vedere le sfumature del suo sangue. Mi guardava come estasiato. Ad un tratto mi strinse più forte, con una mano mi sollevò il mento e le sue labbra sfiorarono le mie.

<< Perchè lo hai fatto? >> dissi confusa.

<< Perchè mi andava. >>

Appoggiai la testa sul suo petto, era molto strano quello che provavo. Forse avrei dovuto imparare ad amare un'altra persona per andare avanti e per essere felice. Alzai la testa, con una mano sfiorai la sua pelle calda e guardai i suoi occhi. Imparare ad amare un'altra persona che non sia Paul... non sapevo se fosse possibile. Senza rendermene conto avevo aperto la mia mente, non ero più sulla difensiva. Alexander mi guardò e disse: << Se vuoi possiamo provarci. So che non mi amerai mai come Paul, ma se tu vuoi possiamo provarci.>>

Non sapevo che fare. E se per essere felice avessi avuto bisogno di lui? Non sapevo che dire. Paul non sarebbe più tornato, non avrei più potuto avere la mia vita con lui, ma Alexander era la persona giusta con cui ricominciare? Non ero pronta per fare quella scelta, ma una cosa l'avevo decisa, non mi sarei fatta corrodere dal dolore. Non sapevo più a cosa pensare, ero molto confusa.

Alexander aveva ascoltato tutti i miei pensieri e allora mi disse: << Ti ho aspettato dieci anni, potrò resistere ancora un po'. Permettimi di fare una cosa però. >>

Mi baciò di nuovo. Sentii perfettamente quello che pensò in quel momento: "scusami, ma aspetto questo momento da moltissimo tempo. Ti giuro che ti ruberò altri di questi baci."

Sorrisi, e lui pensò: "vedi? Riesco a farti sorridere."

Ripensai a quando Alexander faceva il cascamorto in macchina di Alice dieci anni prima, non era cambiato per niente. Ero cambiata io. Forse, un giorno avremmo potuto stare assieme. Forse.

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