Capitolo 11

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[Jisung's pov]

"Cosa faccio? Se lui se lo ricordasse mi potrebbe licenziare, lui è il mio boss!" Jisung era nel panico.

"Allora ragioniamo" rispose Jisso, iniziando a grattarsi la testa.

"Devi parlare dell'accaduto a Minho, se se lo ricordasse potrebbe prenderla come molestia sessuale, quando sarà il suo momento meno impegnato secondo te?" chiese Jisoo, appoggiando le mani sulle ginocchia.

"Penso dopo la mostra, è tra una settimana" rispose Jisung. Era nel panico, aveva baciato la sua cotta e la sua cotta era il suo capo.

La macchina si fermò.

"Parlagli con molta calma, okay?" disse Jisoo.

"Ricevuto" rispose Jisung, uscendo dalla macchina.

La mattina dopo arrivò in ufficio con molta ansia e la felpa di Minho pulita e impacchettata perfettamente.

"Quindi oggi vieni a prendere il caffè con noi?" chiese Soo-yun. Era nell'ascensore insieme ad alcune colleghe e Soo-yun.

"No grazie, devo portare una cosa a Minho" rispose educatamente Jisung.

"Come mai chiami il signore Lee con il suo nome?" domandò una collega. Qualcuna bisbigliò "Stanno insieme".

"Siamo amici, siamo andati nella stessa università" rispose sorridendo forzatamente. Voleva scappare da quel manicomio, chiamato ascensore pieno di colleghi.

"Dovreste essere molto amici! Lui è un uomo molto duro!" esclamò un'altra collega.

"No non lo è" rispose Jisung arricciando le sopracciglia.

"Con te non lo è" sospirò Soo-yun in modo acido. Jisung non rispose, finalmente le porte dell'ascensore si erano aperte.

Appena uscì respirò un'aria nuova, lì aveva percepito solo domande scomode e aria cattiva. Era libero dalle grinfie dei ficcanaso.

Si diresse verso l'ufficio, mentre camminava si sentiva gli occhi di tutti addosso, cosa volevano da lui?

Entrò nell'ufficio.

"Oh! Ciao Jisung non aspettavo di vederti" esclamò Minho sorpreso, alzandosi dalla sedia.

"Non ti preoccupare niente di serio" ridacchiò Jisung passando il sacchetto.

"La tua felpa" aggiunse.

"Oh! Non dovevi!" esclamò sorridendo.

"Macché con tutti quei drink che mi hai offerto!". Si guardarono. No Jisung, non glielo puoi fare, deve sapere la verità, se magari non gli piaci almeno sa di quello successo e sa che si può fidare di te, sì, lui si può fidare di Jisung.

"Comunque" sospirò Jisung, attirando l'attenzione di Minho (come se già non l'avesse pt2).

"Dopo l'esposizione di Venerdì, dovremmo parlare di una cosa, niente di serio" spiegò Jisung.

"Okay non ti preoccupare" rispose Minho.

Jisung uscì dall'ufficio.

[Minho's pov]

Non ti preoccupare? Beh Minho era super preoccupato! Sbuffò e si lasciò cadere sulla sedia in modo brusco.

Prese la felpa e l'annuso, sapeva di rose e buon bucato.

Annusò e provò a farsi travolgere dall memoria, non si ricordava niente della uscita al club e questo lo faceva arrabbiare, chi aveva baciato Jisung.

Non era possibile! Perché non si ricordava? Cosa cazzo era successo? "Porca puttana Minho sei  disastro a livelli mondiali, come fai ad essere a capo di un'azienda e non ricordarti cosa succede la sera prima?" pensò sbattendo fortemente un pugno sul tavolo, non ricordare lo frustava.

"Signora Kim!" la chiamò dentro il suo ufficio, mentre rimetteva la felpa apposto.

"Sì signore?" disse lei, entrando nell'ufficio.

"Per favore scriva che dopo l'esposizione dovrò rimanere 30 minuti in più per parlare con Jisung nella agenda per quel giorno, che rimanga tra noi" ordinò.

"Sì subito" rispose la donna, facendo un inchino, per poi uscire dall'ufficio.

La sera stessa stette in chiamata con Chanbing, l'unico che conosceva Jisung almeno un pochino.

"Secondo te di che cosa mi parlerà?" chiese Minho.

"Secondo me si dichiarerà" rispose Chanbing.

"Non penso, lui ha baciato un'altra!".

"Perché sei sicuro che lui sia etero?" domandò Chanbing. Già perché?

"Non sembra gay!" sbuffò Minho. "Non mettermi false speranze!" aggiunse.

"Sai quando era nelle tue braccia quel giorno alla mia fiera, non sembrava tanto dispiaciuto, ecco, secondo me un po' di speranza ne devi avere!" spiegò Chanbing.

"Non lo so" sospirò Minho. "Comunque grazie Chanbing" aggiunse spegnendo la chiamata.

Si buttò sul divano, lasciando che i suoi gatti si appoggiassero su di lui e gli facessero fusa armoniose. Fece scendere lacrime calme e fredde, non erano lacrime tristi, ma lacrime considerate da lui "medicinali", quelle lacrime che servono per togliere lo stress.

Cosa cazzo sarebbe successo?   

ANGOLOO AUTRICE 

La fine si sta avvicinando...

BOSS: A MINSUNG STORYDove le storie prendono vita. Scoprilo ora