Canto 2 - Il popolo che non sapeva di esistere (Seconda parte)

134 5 0
                                    

Si alzarono col buio silente e freddo

che ancora assediava le finestre.

Presero poche cose, un po' di cibo,

presto furono avviati nelle strade.

Muti alla porta delle mura giunsero,

si esposero alla vista delle guardie.

Stanche per la nottata assai pesante,

non s'accorsero di Alman e del suo volto

coperto da un cappuccio ben calato.

Proseguirono i due nell'aria tetra,

cupi anch'essi nei lor stessi pensieri,

seguendo in silenzio la via terrosa.

Andavano fra le case sobrie e umili

dei borghi esterni alla cinta di Emàr.

Poi apparvero le spighe lunghe e nere

dei primi campi, le file di ortaggi.

Con passo strascicato ormai incedevano

da quasi un'ora, poi l'alba comparve,

con il suo soffuso e perlaceo incanto,

il suo chiarore s'infuse felpato

e giunse il canto del gallo dai campi.

Passarono accanto a un frutteto brioso

da cui grondavano giocondi grappoli,

di rosse bacche rotonde, invitanti.

Alberi erano di noto morfielo,

celebre per il succo soporifero

spremuto dalle foglie. Approfittarono

snervati e sconfortati di quel dono

e colsero quel succoso sollievo.

Ristorati ripresero il cammino,

e cominciò Belren un canticchiare

quieto e sereno, già si respirava

un clima più disteso. Il territorio

prese a cambiare, colture e frutteti

sfumarono in verdi e folti boschetti.

Presto la strada divenne più dura,

per le asperità la marcia insicura.

Attorno floride varietà arboree,

pervase da sonorità canore,

li quietavan con fronde rigogliose.

Solenni i kelutrel, massicci e prosperi,

pari a colonne ospitavano i nidi

d'uccelli, celati dall'ampia chioma

di foglie a zampa d'orso e i bordi tremuli,

ruvida scorza scavata in incavi.

Il melodioso concerto di passeri,

merli e tordi si librava fra gli alberi,

tra i bianchi pioppi e le betulle argentee,

lungo i torrenti, oppur sfiorando i faggi.

Di tanto in tanto s'udiva anche il sordo

cupo suono simile a un grosso corno

degli sfuggenti tengu, neri e torvi,

il becco una cassa di risonanza.

Nella natura immersi non s'accorsero

Il Popolo della GocciaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora