Canto 6 - La battaglia di Emàr (Terza parte)

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«Ecco il bastardo, non mi scapperai,

vedrai Alman, adesso la pagherai,

i miei compagni hai ucciso, la saliva

hai sottratto, non ti perdono, io l'uomo

che ti ucciderà, Vata! E soffrirai!»

Sbam! Sbatté la testa di Alman sul marmo,

da Aren schiacciata. Sbam! Si ripeté

il gesto, del sangue l'odor di ferro,

avvertì Alman un labbro ormai spaccato.

Rialzò il suo capo Aren, di nuovo a sbatterlo

deciso, ma lo scaraventò il nix

contro uno spigolo con un incanto.

Si alzò il Vata dolente: «Ciò che ho fatto

era necessario. Siete dei pazzi

andate fermati, non conoscete

altro che il caos. Voi il dolore volete,

delle persone, solo la follia

vostra pensate a soddisfare, mai

vi curate di ciò che vi circonda.»

«Sì, perché è il modo più furbo di vivere!»

Sentì una stretta attorno al collo il Vata,

si alzò Aren, la mano contratta e rigida,

in una presa tremenda che l'aria

stringeva, ma sulla gola del nix

effetto aveva. Fumo nero apparve

in spire insidiose sul collo di Alman,

volute che mozzavano il suo fiato

tagliavano il respiro, in dura morsa

lo soffocavano. Allor disperato

cercò la magia, ma come un alone

oscuro avvolgeva i suoi sensi, sempre

più flebile avvertiva il flusso magico,

sempre più debole era il suo pensiero.

«Cosa? Pensi sia stupido?» rise Aren.

«So bene quanto sei pericoloso,

sgorbio! Mi son preparato! Un incanto

ho congegnato, per creare uno schermo,

avvolto sei da spettri a me fedeli,

gli spiriti che ti possono aiutare

nascondono! Sei privo di magia!»

Si avvicinò Aren su Alman si chinò,

la presa rafforzò. «Alman, sei finito.

Il vostro cammino, appena ripreso,

già si conclude. Quanto fate ridere!

Nixen! Siete proprio un popolo debole!»

Scalciò Alman, colto da disperazione,

e con un calcio colpì il talismano,

dal collo di Aren pendente. S'infranse.

Un'ombra s'avventa nera e funesta,

rapida, quasi a veder non si riesce,

su Aren si getta con furia repente,

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