Il chiaror del mattino svegliò il mondo,
allegria e attività con sé portando.
Anche la villa prese presto a fremere
d'azione e dopo svelta colazione
si recò Alman dal colto professore.
Con lui era un uomo, dal suo corpo verdi
e azzurre penne spuntavano, un becco
largo e piatto sul volto era qual bocca.
«Questo è il tuo maestro, Bàldandor, potente
e esperto mago. Ti affido al suo becco.
Ora vi lascio, in fretta i fatti evolvono,
l'Asgard deve agire e di me ha bisogno.»
«Allegria a te Alman! Lieto di conoscerti!
Io sono Bàlandor, ti insegnerò
la magia, ciò che più ti servirà.»
Ben vivace il fielìn si presentò.
«Piacere. Ammetto di non saper nulla
della magia, pur avendola usata.»
«Niente paura! Sanjid mi ha già spiegato!
Sei il Vata, non avrai certo problemi!
Ma dimmi: la magia, cos'è per te?
Questa domanda può essere essenziale.
La stessa che pose il mio caro maestro
quando iniziai la magia anch'io a studiare.
Quel vecchio gufo! Che tipo bizzarro
per essere un fielìn! Io gli risposi
che per me la magia è una fragorosa
risata, il migliore fra tutti i doni.
Cos'è magia per te, Alman?» Lesti e briosi
guizzavan gli occhi del fielìn pimpante.
Rifletté Alman assorto qualche istante,
finché richiamò un lontano ricordo.
«Quando ancor ero un bambino, e abitavo
a Blavik, il villaggio mio natale,
un giorno mi imbattei nella bottega
di uno scultore del legno; ammirato
rimasi dalla sua arte e alcune volte
da lui tornai, perché mi desse qualche
lezione. Anche suo figlio, cui voleva
trasmettere il mestiere, le seguiva,
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Il Popolo della Goccia
FantasíaMille anni or sono una feroce lotta imperversò nelle vaste terre del Nayr. Il conflitto condusse i popoli sull'orlo del baratro, ma proprio nel momento più buio, quando ormai gli spiriti oscuri sembravano aver conquistato il dominio, un gruppo di u...