"se solo potessi tornare
indietro nel tempo
cambierei tutto ciò
che ti ha allontanato da me"
AbrahamQualche ora prima
Aprii la porta di casa, e appena varcai la soglia, la trovai. Tatiana stava uscendo, con un’espressione preoccupata dipinta sul viso.
"Che succede?" chiesi, cercando di mantenere la calma, ma la tensione nella mia voce era evidente.
"Ivory ha fatto un incidente," mi rispose, e quelle parole mi colpirono come un pugno nello stomaco. Non riuscivo a credere a ciò che avevo appena sentito. La mia mente si era bloccata. Non riuscivo a respirare, ma in un istante, la rabbia, la paura e la preoccupazione si mescolarono dentro di me.
"Che cazzo dici?" sputai, il mio cuore accelerò, e senza pensarci troppo, urlai: "Si". La realtà mi colpì come un treno, ed il mio corpo reagì prima che la mente potesse fare altro. "Andiamo da lei. Adesso."
Non avevo più tempo per pensare. Corsevo fuori, correndo verso la macchina di mia madre, senza nemmeno fermarmi a respirare. La mia mente era confusa, ma sapevo una cosa: dovevo esserci. Dovevo arrivare da lei.
Sfrecciai verso l'ospedale più vicino, il McLaren Oakland a Pontiac, senza badare ai limiti di velocità, alla possibilità di fare un incidente. Solo la paura e la frenesia mi guidavano. Non avevo più spazio per la calma, non ora che lei era in pericolo.
Arrivammo all'ospedale in un battito di cuore, la macchina si fermò in un posto che sembrava un altro mondo, un mondo in cui il tempo si era fermato e i rumori erano attutiti da una sensazione di apprensione e paura.
Mi fiondai fuori dalla macchina, ma prima che potessi fare un passo, il personale dell'ospedale ci bloccò. Un'infermiera si avvicinò con passo rapido, il volto serio e professionale, ma nei suoi occhi c'era una pietà che mi fece rabbrividire.
"Posso aiutarvi?" chiese, ma la sua voce non riuscì a mascherare il tono di fredda formalità.
"Stiamo cercando Ivory, è stata coinvolta in un incidente. La nostra ragazza è dentro, per favore..." La mia voce tremò, non per la paura di quello che stava accadendo, ma per l’impotenza che sentivo di fronte a quella situazione.
"Mi scuso, ma non potete entrare. Solo i parenti diretti possono accedere. La legge non permette..." La donna parlava come se stesse ripetendo a memoria qualcosa, senza nemmeno guardarmi negli occhi.
"Mi scusi, ma io sono la sua madre adottiva. Sto cercando di salvarla, per favore!" la mia voce aumentò di volume, ma il muro di professionalità rimase indistruttibile.
Justin, che era lì con noi, sembrava non avere nemmeno un'idea di cosa stesse accadendo, ma anche lui fece un passo avanti, come per far sentire il suo supporto. Ma la sua faccia non era quella di un parente.
“Questo è mio figlio, Abraham," aggiunsi, indicando con la testa Abraham, che in silenzio stava osservando la scena con un'espressione completamente diversa, quasi distaccata. La preoccupazione c’era, ma la sua mente sembrava reagire in modo più contenuto rispetto a me e Justin. "Lo sai, questo è un caso di custodia legale. Mi permetti di parlare con qualcuno che può aiutarci?"
Finalmente, l'infermiera fece un passo indietro, ma solo per prendere il telefono e chiamare qualcuno. Io non avevo più tempo. Ogni secondo che passava sembrava allungarsi come se il tempo stesse giocando contro di me.
"Ti prego, non possiamo restare qui!" dissi, rivolta prima a Justin, poi ad Abraham. “Non possiamo solo stare a guardare come se fosse solo una formalità. Devi farci entrare!" La mia mente era in subbuglio, sentivo che la situazione mi stava sfuggendo dalle mani.

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Live What You Love
RomansaCosa si prova quando per la millesima volta si è costretti a trasferirsi in una nuova città? Partire da zero senza alcuna certezza. Ivory ormai è abituata. Quando la madre l'ha abbandonata, ha dovuto traslocare più e più volte per suguire suo padre...