8 Capitolo

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Mia madre era stremata, forse sfinita, almeno così sembrava dai suoi comportamenti. Nel mio cuore speravo sempre che un giorno potesse riprendersi, che capisse il vero valore della vita e cosa fosse realmente importante. Mia madre era una donna fortunata, fortunata perché dalla vita aveva avuto noi, ma non lo capiva, non riusciva a dare il giusto valore a questo dono incondizionato. Il buio che circondava la sua anima la tormentava ogni volta, ed era sempre più forte di lei.

Nel lontano 2003, dopo una serie di episodi gravi, mia madre sembrava aver preso una pausa dal suo stesso mostro. Allo stesso tempo, proprio quando sembrava che tutto stesse andando per il verso giusto, scoprì di essere in attesa di un bambino.

Ovviamente, la notizia scosse un po' tutta la famiglia: i miei zii, i miei fratelli e tutti gli altri. Eravamo tutti a conoscenza dei gravi problemi che mia madre affrontava e i dubbi erano molti. Tuttavia, cercavamo di essere felici per lei, di ascoltare cosa avesse da dire. Ricordo bene la sua espressione: era molto felice. Diceva che voleva quel bambino con tutte le sue forze e non era affatto preoccupata o destabilizzata dalla novità.

«Questo bambino sarà la mia forza. Siete contenti? Presto avrete un fratellino o una sorellina.»
«Siamo contentissimi, mamma. Se ti rende felice, è giusto così.»
«Certo che mi rende felice! Poi sceglieremo il nome del bambino, mi piacerebbe dargli un nome biblico.»

Le chiesi se preferisse un maschio o una femmina.
«Mamma, vuoi un maschietto o una femminuccia?»
«Non lo so, Mario, quello che vuole Dio. Lascio fare a Lui.»
«Va bene, mamma. A quale nome biblico stavi pensando? Ne hai già uno in mente?»
«Suppongo di sì! Ma voglio aspettare ancora un po' per pensare bene sia a un nome maschile che femminile.»
«Sono felice, mamma.»
«Lo so.»

Quello fu un bel periodo, soprattutto i primi mesi della gravidanza. Ero ormai convinto che presto avrei avuto un fratellino o una sorellina, e questo pensiero mi rendeva felice. Anche Mary e Miky l'avevano presa benissimo, infatti erano sempre intorno a nostra madre per toccarle la pancia. Mary mi sorrideva, e ancora oggi penso a quel sorriso.
Chissà cosa avrà pensato in quel momento Mary?
Forse che questa sarebbe stata la svolta per noi?
Forse nostra madre sarebbe cambiata, migliorata?

Non ho mai chiesto a mia sorella cosa pensava in quel momento, forse erano i suoi occhi a parlare per lei. Avevamo una forte intesa che andava oltre le parole.

So solo che anche lei era felice, e questo aumentava ulteriormente la mia felicità e tranquillità, perché mia sorella era tutto per me. I giorni passavano, e mia madre era sempre impegnata a pensare al bambino, a cosa comprare e a tutti i preparativi: le prime visite, l'ansia che qualcosa potesse andare storto... insomma, le normali preoccupazioni di ogni donna incinta.

Anche il compagno di nostra madre sembrava raggiante. Aveva già un figlio da una precedente relazione con sua moglie, ma le cose tra di loro non erano andate bene e per questo si erano separati. Non aveva nemmeno un buon rapporto con suo figlio. Non so precisamente cosa fosse successo tra loro; raccontava solo che voleva molto bene al figlio, ma provava un enorme disgusto per l'ex moglie. Il figlio era già adulto quando i genitori si separarono, e forse non accettò mai quella separazione, decidendo così di rimanere con la madre al nord, lontano dal padre.

Tutto sembrava tranquillo e aspettavamo il grande giorno. Mia madre, anche se incinta, non perdeva mai occasione per mostrare la sua aggressività verso il compagno, anche se in modo più limitato, perché pensava al bene del bambino e cercava di non degenerare come in passato. Ogni volta che mia madre perdeva il controllo, il compagno scappava, come se non volesse assumersi responsabilità verso di lei.

Pensavo davvero che qualcosa sarebbe cambiato con l'arrivo di un figlio, e me lo ripetevo sempre:
«Cambierà, cambierà, ne sono certo.»

Non è stata mia madreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora