10 Capitolo

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Scoprimmo che aspettava un maschietto, ma quasi alla fine del 2003 e dopo la nascita ricominciarono i problemi legati all'alcol: non riusciva proprio a farne a meno, neppure davanti a un neonato.

Ricordo che quando il piccolo compì un anno, mia madre riuscì a rovinare anche la festa.
Era arrabbiata con il pasticciere, diceva che la torta faceva schifo e che non rispecchiava i suoi gusti. Iniziò a lanciare tutto in aria: sedie, bicchieri, piatti, e infine gettò la torta a terra. Fu un momento di grande imbarazzo e delusione, perché cominciammo a renderci conto che nemmeno la nascita di quel bambino poteva cambiarla.

Nel 2004, dopo due anni, prese la decisione di trasferirsi a Milano con il compagno, portando con sé il nostro fratellino, che io chiamavo "Ciccio". Cercava di convincerci a seguirla, ma né io, né Mary, né Miky eravamo intenzionati a farlo. Eravamo solo tristi perché stava portando via Ciccio da noi.

Col passare del tempo mi chiedevo spesso se mia madre se ne fosse mai accorta, se avesse mai fermato per un attimo la sua ira per pensare a noi. Solo per guardarci, chiedere scusa, o dirci qualcosa che ci potesse dare speranza per il futuro. Invece, prese le sue decisioni senza pensare alle conseguenze.

Il compagno voleva a tutti i costi tornare a Milano e portare con sé nostra madre e Ciccio. Li accompagnammo alla stazione dei treni, ed io avevo le lacrime agli occhi, ma mia madre non se ne accorse nemmeno. Presi Ciccio in braccio e lo strinsi forte.

«Ciccio, ci vediamo presto, te lo prometto.»

Ciccio mi guardava e sorrideva, inconsapevole di cosa lo aspettasse lontano da noi. Salutai mia madre e in quel momento mi disse:

«Vieni anche tu, a Milano c'è tanto lavoro, convinci anche Mary.»
«No, mamma, staremo con papà. Poi, in futuro, si vedrà. Tu intanto vai.»
«Va bene, come volete.»
«Ciao mamma.»
«Ciao.»

Ero incredulo: mi stavo davvero separando da lei e, in un certo senso, provavo un forte sollievo.
Avevo sete e mi sono fermato con Mary al bar.

<<Un bicchiere d'acqua per favore, Mary cosa prendi?>>
<<Si un caffè anche io>>
<<A cosa stai pensando?>>
<<Nulla, se sta bene lei, va bene così>>
<<So che Ciccio mi mancherà tanto>>
<<Anche a me>>
<<È troppo piccolo per capire le cose>>
<<Lo so ma forse un giorno staremo di nuovo tutti insieme>>
<<Certo sorellina, lo spero tanto>>
<<Dai ora torniamo a casa da papà, chissà cosa ci preparerà per pranzo>>
<<Oh, spero qualcosa di buono>>

Mi sentivo triste e felice allo stesso tempo, ero un po' confuso, ma l'idea di avere un po' di libertà e di non vedere per un po' mia madre, mi tranquillizzava. Avevo necessariamente bisogno di un cambiamento, di un distacco verso di lei, forse anche questo poteva aiutarla a capire cosa contava realmente nella vita.

Ma purtroppo le prime telefonate non portarono buone notizie: anche a Milano continuava a fare abuso di alcol e aveva seri problemi con la legge. Fu denunciata da diverse persone che abitavano nel condominio in cui si era trasferita.
La sensazione che avevo era che avesse bisogno di individuare una vittima su cui sfogare la sua rabbia. Tuttavia, pensai che forse era meglio che fosse lontana chilometri da noi.

Ah, dimenticavo di dirvi: Mary era incinta del suo compagno e, quando lo disse a nostra madre al telefono, lei non la prese molto bene. Ma che importa, stavo per diventare finalmente zio.

Non è stata mia madreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora