Sì, sto pubblicando molto random ma mi andava, perché nell'ultimo mese sono rimasta indietro con gli aggiornamenti di GoC e volevo darvi un altro capitolo e fare il doppio aggiornamento questa settimana. Spero vi piaccia quanto è piaciuto a me scriverlo. Ci vediamo giù. 🩵(A scanso di equivoci: il narratore di questo capitolo è uno esterno e onnisciente, quindi sa tutto, anche le cose che i protagonisti della vicenda ignorano.)
— I wish I was special
You're so fuckin' specialSilenzio
Kavos, Corfù, 1993.
«Lo sapete che detesto questo locale», si lamentò per la terza volta Iperione Lively, mentre camminava in mezzo ai suoi due fratelli.
Crio e Crono stavano rispettivamente alla sua destra e sinistra, in modo da poterlo bloccare in caso avesse provato a scappare via.
«Tu detesti tutti i locali in generale», corresse Crio, con il sopracciglio inarcato, mentre si passava le mani tra i capelli neri per ritoccare la piega perfetta, fatta con il gel.
«Tu detesti divertirti», si aggiunse Crono. «Sei una tale palla, una noia mortale, fratello. Sempre chiuso in camera tua a leggere libri di storia. Quand'è stata l'ultima volta che hai parlato con una figura femminile? Esclusa nostra madre, sia chiaro.»
Iperione alzò drammaticamente gli occhi al cielo, mentre gli altri due fratelli si scambiavano un sorrisetto d'intesa. Stuzzicarlo era sempre stato divertente.
I tre fratelli Lively non condividevano nulla, se non il cognome. Non avevano lo stesso sangue, perché tutti e tre adottati da Urano e Gea, non avevano neanche un tratto del viso uguale e non avevano un interesse che li accomunasse.
Iperione aveva i capelli biondo cenere e gli occhi castani, il viso pulito e gentile. Crono, il più grande, aveva i capelli color miele e gli occhi ambrati, con un accenno di barbetta e l'espressione sempre arcigna. Crio, il più piccolo, invece, portava una chioma corvina e un paio di occhi azzurri, l'aria affascinante e provocatoria.
Iperione era il tipo che stava chiuso in casa, sepolto tra i libri, mentre ascoltava canzoni di gruppi sconosciuti che piacevano solo a lui. Crono era il tipo che trovavi sempre in giro, non perché fosse un animale socievole ma perché il suo ego spropositato lo aveva convinto di essere al pari di un'opera d'arte da far ammirare a tutti. Crio era un donnaiolo che rimorchiava una ragazza diversa ogni sera, amava l'alcol, il sesso, ballare in mezzo a una folla di corpi sudati e divertirsi fino a perdere conoscenza.
«Hai ventidue anni. È ora che trovi una ragazza da sposare per far felici i nostri genitori» continuò Crio, circondandogli le spalle con il braccio.
E tu dovresti smetterla di provarci con la ragazza di nostro fratello.
Crono non rispose, d'un tratto più rigido nella postura. La questione della successione era spinosa, per lui. Crono voleva a tutti i costi l'Olimpo.
Ma non era una successione ereditaria qualsiasi. I Lively non potevano fare qualcosa senza metterci di mezzo un gioco. Non appena si fossero sposati tutti e tre, nel minor tempo possibile, sarebbe iniziata la partita. Una rete di connessioni fitta e segreta, con gli orfanotrofi di tutti gli Stati Uniti, avrebbe dato accesso ai bambini più promettenti e intelligenti, pronti ad essere adottati. Lo scopo? Ricostruire l'Olimpo e i tredici dèi che ne facevano parte. Tredici bambini, spediti nel Labirinto del Minotauro. Chi ne fosse uscito, avrebbe guadagnato il nome di un Dio o di una Dea. E chi, fra Iperione, Crio e Crono avesse completato per primo la famiglia con i tredici bambini vincitori, avrebbe anche ottenuto il controllo dell'Olimpo. Gli altri due fratelli? Dipendenti, pronti a eseguire gli ordini del primo.
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Game of Chaos. Redenzione
RomanceDal 22 ottobre in libreria 🍒 Spin-off di Game of Gods & Game of Titans, #3 da leggere. Nove fratelli e sorelle, con nomi di Dèi greci, che organizzano giochi immorali nei dormitori di Yale. «Prima di te, era il caos. Vivevo in uno stato primordia...