1 (A) - Forse non avrei dovuto dare fuoco alla bara di mio zio

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"Il principio di inerzia (o primo principio della dinamica):
Se su un corpo non agiscono forze o agisce un sistema di forze in equilibrio, il corpo persevera nel suo stato di quiete o di moto rettilineo uniforme."

— Don't you know that
you're toxic?

🍒
A R E S '
P O V

Esistono tre tipi di persone al mondo: quelle che trovano sempre le parole giuste, quelle a cui capita di sbagliare e quelle che non dicono mai la cosa giusta. Io appartengo a quest'ultima categoria.

D'accordo, forse mi sto dando troppo credito. Io non dico mai la cosa giusta e non la faccio nemmeno.

Se mi si danno due opzioni A e B, dove A è la cosa corretta da fare e B quella sbagliata, io riesco a inventarne una C che è anche peggiore di B.

«Si può sapere cosa ti è saltato in testa?» domanda per l'ennesima volta mio padre, Iperione. Ha la sua solita espressione seria, quella che si stampa in faccia quando cerca di essere una figura paterna autoritaria.

Sbuffo e fingo di controllarmi le unghie della mano destra. «Non lo so. Avevo voglia di dare fuoco a Crono.»

Iperione assottiglia gli occhi. «Hai sentito la lettera di Urano e Gea. Avresti potuto evitarlo tranquillamente.»

«Mi è scivolata la mano dentro la tasca, ha preso i fiammiferi e...»

Teia, accanto a me, sospira. Continua a tenermi una mano sulla gamba, come se avessi bisogno di rassicurazione. «Quel che è fatto è fatto. Qualsiasi siano le conseguenze, ce la caveremo. Male che vada uccideremo anche Urano.»

Io e Teia siamo così simili che a volte me ne stupisco. È l'unica, in famiglia, che capisce un minimo il perché delle mie azioni e in qualche modo le approva.

Iperione la sta guardando come se fosse impazzita. «Tu non conosci mio padre, Teia. Crono, a confronto, è un cucciolo di labrador.»

Dovrei aver paura di quello che ho scatenato, e invece non potrebbe fregarmene di meno. Sono un sopravvissuto, io. In un modo o nell'altro, me la cavo sempre.

La porta della stanza si apre, rivelando la figura di Haven. Lei si blocca sulla soglia e sgrana gli occhi quando si accorge che è in corso una riunione di famiglia. Io e Teia sul divano, Iperione poggiato contro il muro, Hera e Poseidon per terra, Zeus dalla parte opposta della stanza e Dionysus nell'angolo cucina. Sta trafficando con una tazza.

«Cosa stai facendo?» gli chiedo.

Nys si volta. In una mano ha una tazza fumante e nell'altra una fiaschetta argentea. «Mi preparo una camomilla. E la correggo con un po' di vino.»

Iperione alza gli occhi al cielo ma non commenta.

Haven indietreggia. «Pensavo aveste finito qui. Posso tornare dopo.»

Io mi picchietto sul grembo, sorridendole. «Che dici, Cohen? Vieni qui. Siediti in braccio a me, Pupa.»

Mio padre aggrotta la fronte e sposta l'attenzione da me a Haven, più volte. «Lei non sta con mio nipote? Quello che ha un blog tumblr e che chiamate Diva?»

Basta un'occhiata di Haven per capire che sono io quello che ha presentato Hades in questo modo. «Sì, sto con Hades,» calca sul nome. «Ma a tuo figlio piace provocarci e mettersi in mezzo facendo battute maleducate.»

«Purtroppo ne sono ben consapevole,» dice Iperione, come se si stesse scusando per me.

«È decisamente mio figlio,» si aggiunge Teia, per niente intenzionata a scusarsi.

Game of Chaos. Redenzione Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora