Hasta la Muerte

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"Voglio sape' comme cazzo è possibile ca n'onoranze funebri tene 'e diebiti? 'A ggente puo' fa' a mmeno e magna', ma nun puo' evita' 'e muri'"

Maria Rita Pov:
Dopo il ritorno di suo padre a Napoli, le vita le pareva più leggera.
Gli affari, la cocaina, lo spaccio nelle sue piazze oramai non erano più una sua responsabilità.

Era ormai detenuta da tre settimane e svolgeva continuamente le stesse mansioni.
Si svegliava, si preparava come meglio credeva, svolgeva le lezioni e poi ritornava in cella per poi addormentarsi.
Si sentiva in un fastidioso e un continuo loop.

Dopo aver fatto amicizia con Nadtiza e Silvia, le sue giornate cambiarono leggermente.
Tra buone amiche e pettegolezzi, le lancette dell'orologio le parevano scorrere più velocemente.

"Ueuè ammò... E comm si bell!"
Disse Nad, dandole uno schiaffo su una natica, per poi ridacchiare leggermente.
La bruna le sorrise a trentadue denti, per poi incamminarsi col suo trio verso la aula in cui avrebbero ascoltato la lezione.

La professoressa era nuova, aveva dei lunghi e folti capelli color corvino, magra e abbastanza alta.
Indossava abiti alquanto colorati e sfoggiava un dolce sorriso a chiunque.
"Buongiorno ragazzi, sarò la vostra insegnante di italiano... Il primo argomento che tratteremo insieme sarà la poesia."

"Edoardo è un poeta..."
Disse ad alta voce la bruna, voltandosi verso il suo compagno d'affari.

"Ti ringrazio Maria Rita, è così Edoardo?"
Domandò la professoressa da incuriosita, guardando il giovane.

"Non proprio... Ma scrivo molto."
Ammise il ragazzo, da imbarazzato.

Le ore passavano velocemente e gli sguardi tra Maria Rita e Ciro, erano oramai assidui.
La campanella suonò e l'intera classe gettò un sospiro di sollievo, la bruna iniziò ad infilare frettolosamente i suoi oggetti nella borsa, fin quando non le cadde una penna per terra.
Si piegò per afferrarla, finché uno dei ragazzi non le palpò il sedere con gusto.

"E che bell cul che tien..."
Disse il ragazzo, mordendosi il labbro.

Non appena Ciro guardò quella scena, serrò la mascella oramai colmo di rabbia.
Afferrò il ragazzo dalla maglietta, sbattendoli la testa contro il tavolo, spaccandoli il naso.
"Ma comm cazz t' permiett?"
Urlò lui, continuando a percuotere la sua preda.

"Ciro... Ciro si fermi!"
Esclamò la professoressa, da più che spaventata.
Il sangue scorreva come se fosse un rubinetto aperto, lasciando il ragazzo privo di sensi.

La bruna sgranò gli occhi, afferrando il ragazzo da un braccio non appena uscí dall'aula.
"Ma si pazz...? Pecche la fatt?"
Disse da confusa, cercando di non farsi sentire.

"Nun 'o sacc... Nun sacc nu cazz Maria Rí!"
Disse lui, preso oramai dal panico, per poi afferrarla dal viso.
Le accarezzò delicatamente le guance, percependo la sua pelle vellutata.

"Non toccarmi."
Il suo cuore cominciò a batterli all'impazzata, sentendo il suo tocco caldo sulla sua pelle.
Chiuse per una manciata di secondi gli occhi, lasciandosi coccolare ancora un po'.
Deglutì, allontanandosi pochi secondi dopo.

Ciro Pov:
Rimase lì da spiazzato, mettendosi le mani in viso.
Fu richiamato immediatamente dalla direttrice, che camminava con l'aiuto di un bastone verso di lui.

"Ciro Ricci, venga immediatamente nel mio ufficio... Così vediamo se li passa la voglia di utilizzare continuamente la violenza!"
Mormorò la bionda, aprendo la porta color mogano del suo ufficio.

Il giovane la seguì, passandosi una mano sui suoi capelli perfettamente laccati.
Chiuse la porta alle sue spalle, accomodandosi su una delle sedie di legno.

"Ci ha riflettuto a quello che ha fatto?"
Domandò la direttrice, mentre compilava alcuni moduli.

"No."
Disse lui, sfilando una sigaretta dal suo pacchetto.

"Per quanto riguarda i permessi, non ne potrà usufruire per i prossimi tre mesi. Ora può andare!"
Esclamò la donna da infastidita, sentendosi presa in giro dal detenuto.

Lui si alzò all'impiedi, sbattendo la porta non appena uscí dall'ufficio.
Si mise una sigaretta fra i denti, accendendola con l'aiuto di un accendino.
Accompagnato da Nunzia, rientrò nella sua cella, ammirando la bruna dormire beatamente.

Si avvicinò a lei, guardando da incuriosito, tutti i tatuaggi che le decoravano il braccio sinistro.
Le baciò la fronte, accarezzandole delicatamente la guancia, col dorso della mano.
Le attraeva tutto di lei, il suo corpo minuto e il suo viso che pareva dipinto, la sua personalità.
Il suo forte carattere che qualsiasi persona a Napoli, l'avrebbe definita come una donna con la 'cazzimma'.

La bruna si girò nel sonno, per poi aprire gli occhi.
"Ciú ciú..."
Bisbigliò lui, sorridendole lievemente.

"Che c fà ca?"
Disse lei, sedendosi accanto a lui.

"Se non mi vuoi, me ne vado mo mò."
Bisbiglio, guardandola negli occhi.

"No... Rimani."

Maria Rita Pov:
Mentre i due continuavano a guardarsi e a scambiarsi piccoli sorrisi, furono interrotti dall'arrivo di Silvia e Nadtiza.

"Disturbiamo...?"
Domandò una delle due detenute, con un piccolo sorrisino stampato sul viso.

"No. Stavo giusto per andarmene!"
Esclamò la bruna, seguendo immediatamente le sue amiche.
Lasciò il ragazzo solo, mentre finiva di fumare una sigaretta.

"Te la fai col figlio di Don Salvatore Ricci e non ci dici niente, Maria Rí?"
Le domandò Silvia, scuotendo appena il capo, lasciando i suoi lunghi capelli castani scivolarle sulla schiena.

"Ma c sta ricienn... Cu chell!"
Esclamò la bruna, scoppiando a ridere.
"Chell è nu scem."
Concluse, mentre il suo cuore affermava tutt'altro.

"Faremo finta di crederci, ma ora abbiamo di cose più importanti per cui discutere. Stasera i ragazzi hanno organizzato un bel pigiama party, andiamo...?"
Domandò Nadtiza, saltellando di qua e di là.

"Così vedi il chiattilo, nun è accussí?
Scoppiò a ridere la bruna, per poi annuire.

"Ci prepariamo tutte assieme, per le 19."
Conluse Silvia, sorridendo a trentadue denti, architettando gli outfit che avrebbero potuto indossare.

Blessed / Ciro RicciDove le storie prendono vita. Scoprilo ora