Capitolo Sedici.

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Mentre si allacciava il cinturino delle décolleté, ormai pressoché pronta, qualcuno bussò alla porta della stanza di Sara. Un elegantissimo e sprizzante di gioia Charles le si parò davanti.
«È arrivato il campione del mondo!» Esclamò lei esaltata, abbracciandolo.
L'uomo rise, ricambiando il suo gesto.
«Sei pronta? La limousine è parcheggiata qua fuori.»
«Limousine? Cielo, Charles!»
«Non ci sei mai salita?»
«No! Fammi mettere rossetto e profumo e arrivo.»
Allora il monegasco non esitò a seguirla, restando alle sue spalle a toccarle i capelli mentre si faceva il contorno labbra e passava poi la tinta. Non staccò gli occhi nemmeno un istante dai suoi boccioli, era ammaliato dal modo in cui le muoveva per spalmarsi il prodotto o da come ci passava sopra il pennello. Avrebbe voluto provare la loro morbidezza sulla pelle, ma dovette distogliere lo sguardo appena lei se ne rese conto. Non disse nulla ma si alzò con la boccetta di profumo in mano ed iniziò a cospargersi ogni millimetro del corpo con quel liquido che spruzzava pure brillantini ovunque. Ormai aveva imparato a riconoscerlo, la sua fragranza era inconfondibile e identificava perfettamente la sua persona. Le prese la giacca che aveva posato sul letto e gliela mise gentilmente sulle spalle, porgendole poi la borsetta e raggiungendo insieme l'uscita.
Aveva prenotato la limousine solo per i più intimi, quindi ad attenderli nella hall c'erano: Lando, Alexandra, Carlos, Pierre e George.
L'uomo le porse la sua mano per affrontare la scalinata che dava sulla sala principale, facendo sì che scendesse quasi mettendo in ombra, non appositamente, lui stesso, come se fosse lei e soltanto lei la stella del giorno. Charles pensava che quella sera fosse un perfetto incrocio tra angeli e demoni, lo yin e lo yang, il bene ed il male: aveva avuto modo di osservarla bene in quell'arco di tempo, il suo abito a tubino bianco perlato dava tutta l'idea di essere una figura puramente angelica, ma veniva smorzato dai suoi capelli e le unghie rosse come il sangue. Era bella e sensuale nello stesso momento, provocando a chiunque quelle strane sensazioni di volerla baciare e abbracciare e al contempo di volerla spogliare completamente durante la notte.
Carlos la osservò scendere le scale deglutendo, seguiva ogni suo movimento quasi evitando di sbattere le palpebre per non perderne nemmeno uno, soffermandosi sul movimento del suo bacino ad ogni gradino, sulla lunghezza delle sue gambe fini che aumentavano un poco la circonferenza all'altezza delle cosce, fino a venire coperte dal vestito. Quella discesa sembrò durare un'eternità, ma finalmente arrivarono dagli altri e, subito, le due ragazze si abbracciarono.
Si diressero all'esterno per salire nella lussuosa vettura, lasciando che venisse loro aperta la portiera e vennero subito accolti dalle luci a led che illuminavano i comodi interni e dalle bottiglie di champagne comprese nel prezzo. Tutti si accomodarono e la festa sembrava essere già iniziata lì con la musica che dava adrenalina e gli animi esaltati dei presenti. Subito i calici iniziarono a riempirsi ed i brindisi a scontrarsi, il viaggio prevedeva circa mezz'ora di auto, l'alcol face effetto fin da subito. Tutti cantavano e ballavano quanto potevano da seduti, Sara quella sera sembrava estremamente piena di energie, catturando l'attenzione di tutti quanti, soprattutto quando si alzò in piedi affacciata al finestrino del tettuccio, salutando i passanti che si voltavano solo al sentire della musica forte. Gli altri la guardavano ridendo, tranne Charles quale, sotto il leggero effetto dell'alcol, si alzò in piedi anch'esso sbucando insieme a lei in quello piccolo spazio che dava sull'esterno. La trovò con la testa gettata all'indietro con il vento che le muoveva i capelli mentre le luci della città le facevano risplendere il sorriso e gli occhi. Attirò la sua attenzione posandole una mano sul fianco, facendole così tirare su la testa. I loro corpi si muovevano a ritmo di musica strisciando l'uno sull'altro per il poco spazio presente. Il monegasco le spostò una ciocca di capelli dal collo e si avvicinò con il viso.
«Sei bellissima stasera.» Le sussurrò.
Gli rivolse un sorriso sincero e replicò: «Tu lo sei sempre.»
Scosse la testa come a voler replicare ma lei non gli diede il tempo, abbassandosi per tornare all'interno della limousine. Si abbassò piano per il poco spazio presente, tenendo lo sguardo fisso su quello altrui, quale gli provocò uno strano brivido lungo la spina dorsale. In breve tempo tornò anche lui all'interno della vettura, sedendosi ed accavallando le gambe immediatamente così da non mostrare la forte emozione che provava quale traspariva soprattutto dal corpo.
Continuarono a divertirsi a lungo e a bere, finché non arrivarono finalmente a destinazione. Scesero dalla limousine e fu allora che Sara si rese conto della vita nel lusso che stava vivendo: fuori dal locale c'erano giornalisti e paparazzi ovunque, il flash delle macchine fotografiche faceva brillare il suo trucco ed il suo sorriso esaltato. Oltre a fotocamere e microfoni, c'erano fan di ogni età ovunque in attesa del campione del mondo, quale camminava come in passerella salutando tutti quanti. All'interno, il locale era colmo di persone, la musica era altissima ma le luci vennero interamente puntate verso le persone appena entrate, annunciando la venuta del pilota numero 16. La discoteca esplose in un boato di urla e applausi mentre Charles, imbarazzato, salutava tutti con una mano. Si diressero in breve nel loro privé dove il resto della griglia li attendeva, venendo nuovamente acclamato anche dagli altri. Non c'erano tutti e, soprattutto, fortunatamente non c'era nemmeno Sergio, considerando lo sguardo furioso di Lando che lo cercava tra gli amici. Si sedettero iniziando a sorseggiare qualche drink e presero a parlare allegramente, chiedendo diverse volte al monegasco come si sentisse ad essere per la prima volta campione del mondo. La sua emozione era completamente impressa nei suoi occhi lucidi ogni volta che ne parlava e Sara non poteva far altro che pensare a quanto fosse bello con quel sorriso che non accennava ad andarsene. Successivamente, si spostarono in pista per lasciare andare i loro corpi al ritmo di quella musica così euforica. Tra le tante canzoni che partirono, in onore del giovane campione omonimo, il deejay mise "Charles Leclerc" di Shinedfw. Fratello e sorella, lievemente alticci, iniziarono a ridere come dei disperati riconoscendola dalla prima nota: l'avevano imparata appena uscita nel 2020, aspettandosi di cantarla prima o poi all'amico. La canzone era completamente italiana e la loro pronuncia decisamente terrificante, ma iniziarono comunque a cantarla come una sorta di buffa sfida o dedica verso l'omonimo che li guardò inizialmente perplesso, per poi ridere. Sara era piena di sé, si sentiva euforica e felice quella sera, lasciandosi trasportare da quel testo poi del resto della musica riprodotta. Difficilmente la britannica e il monegasco si staccarono gli occhi di dosso, occhi che poi diventarono mani e due corpi uniti che ballavano all'unisono appena il fratello della prima tornò nel privé. Erano legati da un'attrazione fisica e mentale pressoché indissolubile, non riuscivano a stare lontani a lungo perché avevano la costante necessità di guardarsi, parlarsi, toccarsi. L'uomo bramava il contatto con la sua pelle candida e liscia come la seta, la morbidezza dei suoi fianchi fini e il brivido che gli provocava quando gli accarezzava il viso e i capelli. La ragazza era attratta come una calamita dal polo opposto dai suoi occhi così chiari e profondi, dal suo sorriso perfetto e da quel suo modo di fare così gentile e pacato, allo stesso tempo protettivo e possessivo in maniera velata. Stavano ballando avvinghiati da diversi minuti senza mai stancarsi, fin quando non partì "Rose Petals" di Darci. Entrambi ebbero un'illuminazione al sentire quella canzone che iniziarono a canticchiare guardandosi negli occhi.
«La cantavamo nella jacuzzi.» Ricordò lei.
«La prima volta che mi hai parlato delle stelle.»
Un dolce e sincero sorriso apparve sul volto della ragazza.
«Alla fine ti ho portato fortuna per davvero.» Borbottò la giovane, piegando un poco la testa di lato.
«Tu e le tue storie siete ormai il mio amuleto personale. Non ti lascio più.» Rispose l'uomo con un buffo accenno di finta gelosia, attirandola più vicina a sé per abbracciarla, facendola ridere.
Continuarono a ballare divertendosi, senza considerare tutte le altre persone che guardavano curiosi la coppia, finché i piedi di Sara non cominciarono a farsi troppo doloranti per stare ancora in piedi su quei tacchi.
«Guarda che sei bella anche alla tua altezza normale.» La sgridò scherzosamente l'uomo mentre la reggeva per tornare nel privé.
La fece ridere beccandosi un colpetto sul braccio, tornando poi finalmente a sedersi sui comodi divani posti a cerchio attorno al tavolo. Ripresero a bere; tuttavia, quando fecero poi rientro in albergo dopo la divertente serata, la rossa ebbe uno spiacevole problema di stomaco, trovandosi con il viso nel gabinetto ed i capelli sorretti da Charles che l'aveva accompagnata in stanza gentilmente. Lei quasi si accasciò sulla tavoletta, appena finì, sentendosi sfinita del vomito che, per sua fortuna, capitava davvero raramente. L'uomo l'aiutò ad alzarsi e si lavò i denti poi il viso, approfittando per struccarsi direttamente con acqua e sapone.
«Dio, che imbarazzo. Scusami Charles, non volevo che la serata finisse così.» Mormorò, asciugandosi il viso con un telo mentre lo guardava dal riflesso dello specchio.
Lui le rivolse un sorriso rassicurante e la abbracciò delicatamente da dietro.
«Non metterti questi problemi con me, capita a chiunque.» Le disse solo, posandole qualche bacio sulle spalle.
Tornati in stanza, la ragazza sia buttò a peso morto sul materasso, socchiudendo gli occhi che aprì un poco appena sentì la presenza altrui seduta accanto a sé che le toccava i capelli.
«Posso farti una domanda?» Le chiese poco dopo, facendola annuire.
«Come fate tu e Lando a sapere a memoria quella canzone? Mi riferisco  a "Charles Leclerc".»
Sara rise nuovamente, tirandosi su reggendosi per i gomiti.
«L'abbiamo imparata appena uscita, Lando mi diceva che prima o poi l'avremmo cantata a te perché saresti diventato campione del mondo.»
Sfuggì una risata anche all'uomo, che si stese accanto a lei.
«L'avete predetto, allora.»
«Ma era chiaro, Charles! Sei sempre stato una promessa, il tuo nome era ovunque.»
Restarono a parlare per altro svariato tempo, coricati ancora completamente vestiti con quegli scomodi abiti eleganti. La ragazza si trovava a pancia in giù con il volto retto dalle mani, finché un pensiero apparve nella sua mente.
«Senti... non è che ti va di restare?»
Il monegasco la guardò con un sorriso curioso, e lei parve come entrare in agitazione.
«È che ho dormito così bene, ieri. Quindi, siccome mi hai detto che hai dormito bene anche tu, ho pensato...»
Charles la interruppe posando una mano sulla sua. «Certo che mi va. Dammi solo il tempo di prendere qualcosa di comodo dalla mia stanza e arrivo. Tu cambiati, nel frattempo.» Le disse con gentilezza, posandole poi un bacio sulla testa prima di abbandonare la stanza.
Per diversi istanti la ragazza rimase immobile a scrutare il soffitto con un grande sorriso sulle labbra per quella risposta che aveva appena ricevuto, sentendo un piacevole fastidio allo stomaco non indifferente. Si alzò di fretta ricordandosi che, a momenti, il suo amico sarebbe tornato, quindi si levò il vestito restando solo con indosso le mutandine e si infilò un comodo pantaloncino, visto il riscaldamento della stanza, optando poi per qualcosa di più caldo per il pezzo di sopra, quindi a manica lunga. Fece giusto in tempo a mettersi le pantofole e lavarsi i denti prima che il suo ospite bussasse, presentandosi così alla porta anch'esso vestito comodo.
Si posarono entrambi nuovamente sul letto tenendo le luci soffuse. Sara si adoperò per disfare il letto, bloccandosi appena un pensiero che le balzò in mente.
«Non è che prima di dormire vuoi una leggenda?» Gli chiese.
Subito un'espressione improvvisamente addolcita le venne rivolta.
«Stai crollando e sei pure stata male. Abbiamo tanto di quel tempo, Sara, puoi raccontarmela un altro giorno.»
La sua comprensione le scaldò il cuore e non disse nulla, continuando a sfilare le coperte con il sorriso stampato in volto. Quando furono finalmente coricati al caldo, la distanza che li divideva fu nulla dal primo istante, siccome si posizionarono accoccolati come se quella fosse la loro posizione standard. Entrambi sentivano quella necessità di provare il contatto costante con la pelle altrui, ciò implicava la mano di Sara posata delicatamente sotto la maglia di Charles, all'altezza degli addominali, mentre quest'ultimo, nel toccarle i capelli, spesso intaccava nel contatto con il suo collo che massaggiava, così come nelle sue spalle.
In questo clima così dolce e rilassante, le luci vennero meno e quella posizione parve sempre più comoda, tanto da farli addormentare in breve tempo.

Trecento all'ora. - Charles Leclerc. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora