Capitolo 3

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RAINER

Guardo Amélie dormire beata al mio fianco, accarezzo il suo viso angelico e mi prendo qualche minuto per ammirarla.

Amélie è bellissima, fin da bambina è sempre stata quel tipo di persona che si interessa più a far stare meglio gli altri che pensare a se stessa, non è mai stata egoista nonostante avrebbe avuto tutte le ragioni di questo mondo per esserlo, dato che la conosco fin da piccolo non ho mai pensato a lei come a qualcosa in più di un'amica ma poi mi ha detto che saremo stati una coppia perfetta.

È stata una delle poche volte in cui mia madre ha torto.

Ogni volta che sono con Amélie o con qualsiasi altra ragazza mi sorgono spontanee due domande:

Ma qual'è il mio problema?

Perché non riuscivo ad amare?

So bene che tutti mi ritengono uno stronzo e che credono che sto usando Amélie solo per divertirmi e che sfrutto i suoi sentimenti per me per farle fare quello che voglio, forse alcune volte lo faccio, ma non sanno che ho davvero sperato che Amélie fosse quella giusta e che con lei riuscissi ad amare qualcuno per la prima volta in vita mia.

Non ho mai amato nessuno e ciò mi fa odiare me stesso, ma alla fine nessuno ha mai amato me dato che mi madre e mio fratello mi odiano.

E io sono pure bravo a farmi odiare.

Secondo la psicologa da cui mio padre ha portato da bambino io soffro di alessitimia una parola strana per dire che non riconosco le emozioni e non le so esprimere, quel posto non mi piace piaciuto dalla prima volta che ci ho messo piede con mio padre ma alla fine è l'unico a sapere la verità su di me, papà dice che gli ricordo molto lui da giovane, mi ha raccontato che aveva difficoltà ad esprimere il suo amore per mamma e che spesso l'ha allontanata.

Non ho mai visto Calvin James piangere finché la psicologa non gli ha detto la sua opinione su di me, ha avuto troppa paura di avermi traumatizzato a causa del suo lavoro e di non essere così diverso dal suo stesso padre.

Ma non è la mia famiglia il problema.

Erik e mamma non sempre mi capiscono ma non sono loro il problema, sono io che ho qualcosa che non va.

E non voglio essere così, non capiscono che vado sempre a caccia di ragazze solo perché sto cercando quella che per la prima volta mi faccia provare emozioni, l'unico mio sbaglio è non chiudere le cose con Amélie solo perché non voglio stare solo durante la mia ricerca, altro motivo per cui nessuna mi vorrà mai è proprio perché sono egoista, certe volte la mia mente malata vede tutto le persone che si trovano intorno a me come dei semplici pupazzi da sistemare a mio piacimento per ottenere l'ordine che voglio io.

Amélie mi abbraccia da dietro e capendo che vuole le coccole mi giro in modo che la sua testa sia appoggiata sul mio petto, mi giro e guardarla e lei china la testa verso sinistra e mi guarda dritto negli occhi, il suo modo per chiedermi se qualcosa non va, Amélie parla poco ma certe volte per comunicare usa il linguaggio dei segni o dei gesti inventati da lei che noi capiamo.

Amélie continua a guardarmi e accarezzarmi per darmi conforto e lo odio, odio quanto lei tenga a me, odio che non capisca che io non merito il suo affetto e nemmeno la sua amicizia perché la sto solo usando.

<<Va tutto bene>> la rassicuro baciandole la fronte, Amélie non sembra essere convinta però lascia perdere, una delle cose che mi piace di più di Amelie è che non forza gli altri a parare dei propri sentimenti, ha spiegato che dato che nessuno la forza a parlare lei non lo fa con gli altri <<vai a casa>> la conosco bene e vedo il dolore nei suoi occhi, la tentazione di rimanere di provare a farmi stare meglio ma decide di non combattere questa battaglia e andare via come le ho chiesto, Amélie non lotta mai con me, accetta passivamente quello che faccio perché ha paura che io mi stanchi di lei e decida di lasciarla. .

Guardami in silenzio Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora