Non era stato solo il suo corpo a mancargli, ma aveva dovuto trovarsi di nuovo in un letto insieme a lui per capirlo del tutto. Nelle notti passate da solo aveva saputo benissimo che avrebbe dato qualsiasi cosa per sentire il peso rassicurante del suo corpo sulla pelle, ma adesso che era lì con lui, nudo e tutto suo, realizzò quante altre cose gli fossero mancate come l'aria.Il modo in cui sorrideva, ad esempio. Disinvolto e sincero, mai troppo aperto, più che altro il ghigno furbo di chi sa cosa vuole. O il suo modo di sbuffare quando era infastidito, o divertito. E poi il tocco delle sue mani snelle, la voce che sussurrava contro le sue labbra, e il modo in cui ansimava quando lui gli dava piacere. Si arrendeva completamente, la bocca aperta in gemiti senza vergogna e gli occhi chiusi. E la sua voce...
«Lou,» lo sentì ansimare. Era steso sulla pancia, e le cosce si contrassero sul suo viso non appena Louis affondò di nuovo con la lingua. Sollevò la testa per guardarlo, anzi, ammirarlo, ben consapevole dell'erezione che premeva insistente contro il materasso. «Cosa?» ansimò.
Harry girò la testa e guardò verso di lui, le guance colorate di rosa. «È... fantastico...» balbettò, senza fiato. «Ma ti prego, non ce la faccio più. Mi stai torturando.» Louis gli sorrise. Un'altra cosa che gli era mancata di lui: l'assenza di filtri, il fatto che dicesse quello che gli passava per la testa senza preoccuparsi di nulla. Non sarebbe mai cambiato: sarebbe stato così anche a quarant'anni, ne era sicuro.«Cosa vuoi che faccia, allora?» Sfregò la barba folta contro le sue natiche e il ragazzo emise un gridolino. «Be', posso farti un disegnino se vuoi. Ma sono sicuro che ti stai solo divertendo a fare il sadico.» Louis ridacchiò ancora e si inginocchiò fra le sue gambe. In un lampo Harry rotolò sulla schiena e lui gli sollevò le ginocchia verso il petto. Poi si strinse l'erezione nel pugno e dopo averci versato sopra del lubrificante iniziò a strofinarla in mezzo alle sue natiche. Movimenti lenti, che strapparono un gemito a entrambi. Harry ansimò e chiuse gli occhi. «Sei crudele!»
«Lo sai quante volte ti ho sognato?» Iniziò ad affondare dentro di lui, poco alla volta, e il ragazzo lanciò un piccolo grido. «Non... non lo so.» Louis strinse le mani sulle sue cosce e spinse finché non sentì il corpo di Harry, del suo Harry, cedere definitivamente, aprendosi a lui. «Così tante volte da perdere il conto. Peggio di un adolescente in crisi ormonale.»
«Non ti credo,» fu la sua risposta, ma il suo corpo si inarcò sinuoso per andargli incontro, per farlo affondare ancora di più. Andare con calma era una tortura, ma non poteva, non voleva fare altrimenti. Avevano tutto il tempo del mondo.«Ti sembro un bugiardo?» domandò col fiato corto, prima di sollevargli una gamba e dare un morso al suo polpaccio. «Ti ho pensato così tanto da consumare interi pacchetti di Kleenex. Potrei aver disboscato una foresta, in effetti.» Harry sbuffò. «Esagerato. E comunque smettila di uccidere gli alberi!» Louis appoggiò una delle sue gambe alla spalla e iniziò a spingere, cosa che troncò sul nascere ogni suo pensiero ecologista. Lo vide afferrarsi l'erezione e iniziare a masturbarsi lentamente, seguendo il ritmo delle sue spinte. «Sei stato a letto con qualcuno, mentre eri a New York?» domandò piano, prima di accarezzargli dolcemente il viso accaldato. Lui sospirò e aprì gli occhi. Quello sguardo scuro faceva male al cuore, tanto era bello. «No,» rispose. Lo afferrò per le spalle e lo tirò verso di sé. «Sono tuo, Lou, non lo capisci? Senti.» Spinse con i talloni se sul suo sedere e inarcò la schiena, strappando un gemito a entrambi. «Non torno più a New York,» ansimò contro le sue labbra. Louis diede un colpo di bacino più forte, mettendogli le mani intorno alla testa per proteggerlo dalla testiera del letto. Aumentò il ritmo, il respiro del ragazzo sempre più affrettato, ansimante. «Invece ci torni,» gli rispose dolcemente, prima di baciargli il mento, la gola. «Devi finire il tirocinio.» Sentì le sue dita affondare di più nella schiena, ma nessuno dei due riuscì più ad aprire bocca se non per ansimare. Afferrò l'erezione di Harry e la strinse fra le dita finché non lo sentì di pietra, bollente. A ogni spinta il suo corpo si rilassava, permettendogli di andare più a fondo, e vederlo arrendersi così, senza barriere né rimorsi, gli fece bruciare gli occhi per la felicità.
«Lou!» Harry si aggrappò alla testiera, sollevò i fianchi e venne sulle sue dita, ansimando senza vergogna. Lui lo seguì, troppo eccitato per resistere a quel richiamo. Con un grido roco gli venne dentro, riversando in quell'orgasmo tutto l'amore, la malinconia, la frustrazione e la mancanza che aveva patito fino a quel momento. «Oh, cazzo.» Crollò sopra di lui con un lamento, i corpi ancora caldi per la doccia, i cuori che si facevano eco l'uno con l'altro. «Lou.» Lui girò appena la testa e gli diede un bacio alla tempia. «Sei molto dolce ma... non riesco a respirare.»
«Oh, scusa.» Scivolò di lato, sicuro che il cuore avrebbe smesso di battere da un momento all'altro. Harry gli fu addosso in un attimo, e prima che Louis avesse il tempo di respirare gli ricoprì il viso di baci, talmente dolci da perderci la testa. Rimasero per un po' così, abbracciati uno all'altro senza che fosse strano, qualcosa che i loro corpi sembravano nati per fare d'istinto. Louis lo accarezzò ovunque, come a sincerarsi che Harry fosse davvero lì con lui, dopo tutte quelle settimane, e lui si rannicchiò contro il suo petto.
«Non mi lasci mai finire,» sussurrò alla fine contro il suo collo quando il suo respiro si fu calmato. «Non torno a New York perché ho finito il tirocinio.» Louis aprì gli occhi e si trovò di fronte a un Harry sorridente, come quel giorno sotto i fiori di ciliegio. Anche nel buio della stanza, i suoi occhi verdi brillavano di gioia. «Davvero?» boccheggiò, il cuore stretto in una morsa. Di calore, stavolta. Il sorriso sulle sue labbra si allargò. «Davvero davvero. Sono tornato tre giorni fa.» Avrebbe voluto dirgli qualcosa, qualsiasi cosa di coerente. Quanto era bello, quanto amava il suo sorriso, che era innamorato e non vedeva l'ora di ricominciare insieme a lui... ma le parole che gli uscirono di bocca furono molto diverse.
«Vieni a vivere con me.» Harry lo guardò come se fosse completamente impazzito, e in effetti si sentiva tutt'altro che sano al momento; ma non gli importava.
«Così? All'improvviso? No, Lou,» precisò, passandogli una mano tra i capelli. «Voglio un corteggiamento completo. Cena, cinema, sesso e tutto quanto. E devo ancora trovare un lavoro decente.» Louis allungò la mano per accarezzargli il viso e subito lui ci si strofinò contro, gli occhi chiusi. «Fai sul serio?»
«Sono io quello che te lo deve chiedere, Doc. Sei tu che mi sorprendi con queste richieste bomba!» Harry ridacchiò e gli morse il collo. Lui sbuffò. «Me la sto facendo sotto al pensiero di avertelo chiesto davvero, ma non sono mai stato più serio di così.» Harry arricciò il naso con un mugugno, per poi rannicchiarsi contro il suo petto, sospirando. Louis aggrottò le sopracciglia, ma iniziò ad accarezzargli la schiena. «Domani ti porto al cinema, che ne dici? Un passo alla volta.» Harry sospirò, soddisfatto, e gli accarezzò il petto.
«Un passo alla volta, Doc. Ma insieme.»
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Standing At Your Side Is The Perfect Place For Me
FanfictionÉ possibile innamorarsi in tre giorni di un tizio caricato a caso in macchina mentre scappi dalla vita? Dopo una rottura drastica, Louis lascia la Florida per arrivare in Illinois. In un viaggio di più di venti ore con la sua Clio datata Louis vuo...