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Si accorse di aver dimenticato i vestiti in camera, così dovette avvolgersi i fianchi con l'asciugamani più lungo prima di tornare di là. Grazie a Dio Harry non si era rimesso il prendisole lurido, che era rimasto sul pavimento. Però sembrava aver frugato nella sua valigia per rimediare una maglietta bianca troppo grande per lui e dei pantaloni da tuta. Se ne stava seduto sul letto e stava telefonando, dondolando la gamba sana oltre il bordo del materasso.

«Ah, sì capisco. In effetti è una situazione complicata,» lo sentì dire, vedendolo poi annuire con l'aria seria. Louis aggrottò le sopracciglia mentre cercava qualcosa da indossare a sua volta. «Spero di no. Vorrei tanto mangiare una pizza prima di mezzanotte.» Harry gli lanciò un'occhiata e le sue sopracciglia si sollevarono in un cenno interessato quando lo vide mezzo nudo.

«Non è la pizzeria,» rispose alla fine, ma quando Louis alzò la testa con aria interrogativa lui aveva già ricominciato a parlare.

«No, Westmont è sulla strada, non sarà una deviazione lunga, te lo prometto. Tu pensa a riposarti.» Con chi diavolo sta parlando?

«Ehi.» Louis si raddrizzò, l'asciugamani sui fianchi e i vestiti in mano, e si avvicinò al letto. «Chi è al telefono?» Harry non gli diede retta e ridacchiò.

«Ah, lo sapevo che saresti stata comprensiva, Lottie. Prometto che dopo aver sistemato quello stronzo del mio ex penserò anche al tuo!»

«Che diavolo stai facendo?!» Si gettò verso il ragazzo per strappargli il cellulare di mano, ma Harry lo scansò e scattò fuori dal letto con un balzo, nonostante la gamba ferita. Saltellò qualche secondo su quella buona, il sorriso svanito nel nulla.

«Scusami, adesso devo andare,» disse, poi annuì. «Anche per me è stato un piacere conoscerti. Sì. Sì, ha appena fatto la doccia ed è comunque nervoso. Assurdo, eh?» Riattaccò subito, e continuando a rimanere in equilibrio sulla gamba sana lanciò il cellulare sul materasso. «Lottie,» sibilò Louis, come se avesse davanti una bestia pericolosa.

«Perché eri al telefono con lei?» Harry saltellò indietro e crollò sul letto rimasto libero.

«Mentre ero in bagno ti ho sentito gridare e mi sono preoccupato, così ho controllato l'ultima chiamata.» Indicò il cellulare. «Uno-due-tre-quattro non è una password, è un invito a entrare!»

«Ma perché l'hai fatto?» Lui allargò appena gli occhi.

«Tu avresti fatto finta di niente? Voglio dire, come faccio a sapere che non sei tipo un boss della mafia, o cose così?» Inclinò la testa. «Tua sorella però non sembra male. Cioè, un po' nervosetta, ma simpatica.»

«No, non è simpatica. È solo molto incinta,» disse lui in tono cupo, rendendosi conto di non essersi ancora rivestito. Fino a quel momento non gli era sembrato un problema cercare i vestiti con solo un asciugamano addosso, ma adesso non gli sembrava più... adeguato. Prese i vestiti e tornò in bagno, ma tenne la porta socchiusa per continuare a parlargli. «È viziata e collerica,» sbottò mentre si infilava i boxer. «E pensa di poter risolvere tutti i casini che combina mettendosi a piangere o lamentandosi di continuo.»

«Perché ha paura,» disse Harry, tranquillo. «È incinta, sola e non ha quasi più soldi. Aveva bisogno di parlare con qualcuno. Mi ha urlato contro per un po', ma dopo essersi sfogata per bene mi ha raccontato tutto.» Louis si infilò la maglietta e aprì la porta.

«Lo so che ha bisogno di soldi, le farò un bonifico.

«Sì, mi ha detto anche questo. Sei un bravo fratello, sembra.» Lui strinse le labbra e provò a cambiare discorso.

«Hai ordinato la pizza?»

«Sì, ormai dovrebbe arrivare,» Harry sorrise. «Louis, per quel che vale, mi dispiace per quello che stai passando. Cioè, stai andando incontro a un bel po' di responsabilità...» Lui fece una risata aspra.

Standing At Your Side Is The Perfect Place For MeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora