LA STORIA DI JEREMY

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All'uscita della grotta ci trovammo catapultati in una sorta di giardino, invaso da un morbito manto erboso e circondato da piante dalle foglie tendenti al rosa. Lì avremmo passato la restante giornata,  o almeno così aveva deciso Peter. L'aria intorno a noi stava diventando sempre più frizzante, e la luce calda del tramonto stava via via scemando per lasciare spazio alla notte, e alla sola luce delle stelle sopra di noi. 

Nella mia testa ancora ronzavano le parole che io e Lilli ci eravamo scambiate dentro la grotta. Tutto vero. Poteva davvero essere  qualcosa di reale? 

Avevo bisogno di scrivere, di fermare quel flusso di pensieri, o per lo meno di imprimerlo da qualche parte che non fosse la mia povera testa. 

Feci per prendere il diario, quando venne verso di me Jeremy con il suo solito sorriso gentile. 

"Che stai facendo? " mi chiese, sedendosi accanto a me.
"Scrivevo" sospirai sconsolata. "Scrivevo per evitare di pensare. È che mi sembra tutto così assurdo."
Lui si avvicinò ancora di più e mi circondò le spalle con il braccio stringendomi leggeremente a sé. "So come ti senti."
"Davvero?" C'era poca convinzione nella mia voce. Come poteva capirmi? 
"Sì, davvero" disse senza smettere di  sorridere" Vedi, io non mi ricordo come ci sono arrivato qua, ma so che quando è successo ero spaventato, credevo fosse un sogno. Sono andato avanti per giorni domandandomi cosa mi fosse successo, ma le risposte non arrivavano."

Per un attimo mi sembrò che gli occhi di Jeremy si fossero velati di lucido. 

"Peter mi trovò"si affettò a continuare, notando il mio sguardo incuriosito " e fu la mia salvezza. Mi insegnò a volare, a combattere."

"E com'era la tua vita prima?"

L'entusiasmo negli occhi di Jeremy si spense più velocemente di una candela in mezzo al vento.

"Prima di venire qui la mia vita faceva schifo. Monotona, senza avventura, piena di regole"

"E non ti manca?"

"No" rispose secco "non mi manca, e non ho mai voluto tornare indietro". Lo sguardo di Jeremy si era indurito, e il suo gentile sorriso si era trasformato in una piccola smorfia di disgusto per quello che gli avevo chiesto. 

"Sei appena arrivata Kate. Se stai pensando di andare via, sappi che questo non succederà così facilmente."

Non c'era calore in quelle parole. Sentii un brivido percorrermi lungo tutto il corpo, dai piedi fino alle tempie, facendole pulsare. 

"Io -io credevo che questa spedizione fosse anche per farmi tornare a casa" dissi con quel filo di voce che ancora mi rimaneva.

Gli occhi di Jeremy si riaddolcirono. Forse poteva trovare assurda la mia voglia di tornare alla mia vita, ma comprendeva la mia paura, il mio dolore, la mia delusione. 

"Peter ti sta mettendo alla prova. Fa così con tutti, e vedrai che ci farai l'abitudine" disse infine, prendendo la mia mano fra le sue. "Nessuno conosce le sue vere intenzioni, tranne Lilli forse, però.."

"Però cosa?" replicai infastidita e sull'orlo del pianto "Cosa succede se non mi abituo? Non voglio rimanere alla mercé di Peter, non voglio essere il suo giocattolo e non voglio rimanere qui."

Dovevo aver rotto la calma che c'era nell'aria, perché tutti per un attimo si voltarono verso di me, per poi tornare velocemente a pensare ai fatti loro. 

Jeremy sospirò in evidente difficoltà. "Magari sarà lui a stufarsi e ti rimanderà a casa, anche questo è possibile. Forse gli servi solo per questa missione." Anche nelle sue parole c'era poca convinzione, e questo non fece altro che aggravare la mia preoccupazione. 

Dovevo parlare con Lilli. Era l'unica in grado di darmi qualche risposta, l'unica che mi avrebbe detto la verità. 

La sera stava lasciando sempre più spazio alla notte, e tutto il gruppo si era riunito intorno ad un fuoco. Al


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