L'ATTACCO

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Uno sparò tuonò nell'aria, mandando spudoratamente in frantumi i sogni di tutti. 

"Che succede?" chiesi con ancora il rimbombo del suono nelle orecchie. Intorno a me si erano svegliati tutti, e tutti avevamo la stessa faccia spaventata mista allo smarrimento. Peter era l'unico che mostrava lucidità e prontezza di riflessi. Nei suoi occhi era sparita la luce che avevo visto poco prima. La gioia e la tenerezza avevano lasciato spazio alla fredda serietà di quando si sa di dover rispondere delle proprie responsabilità. 

"Peter, cosa sta succedendo?" esitai; mentre cercavo di vedere se anche gli altri si stessero ponendo la stessa domanda. Sì, eravamo tutti nella stessa barca. 

Jeremy aveva detto che quella spiaggia sarebbe stata pericolosa, ma non pensavo che potessimo ricevere un attacco in modo così improvviso. Peter prevedeva sempre tutto, era il suo pane quotidiano, ma questo aveva tutta l'aria di essere qualcosa a cui non aveva pensato. 

"Maledizione" urlò Peter, lanciando il pugno in aria, poi guardò Jeremy e fece un cenno secco con il capo. Jeremy ricambiò il cenno e si mise ritto in piedi. Iniziò a muoversi lentamente fuori dal gruppo e poi fuori, facendo attenzione ad ogni possibile movimento esterno. 

"Qua non vedo..."

Non fece a tempo a finire la frase che si cominciò a sentire un frastuono di urla e suoni ferrosi, provenire da diversi punti intorno a noi. 

"Ho paura" gemetti. Mi uscì spontaneo. Non volevo finire così, volevo tornare a casa, volevo nonna Jane. Solo in quel momento Lilli si avvicinò a me, prendendomi il braccio e cercando di tranquillizzarmi. "Andrà tutto bene" disse piano. "Non è niente, succede sempre." 

Ero troppo agitata anche solo per ascoltarla. "Perché non voliamo via?" gemetti di nuovo, con la voce rotta dal troppo tremare. Il cielo sopra di noi stava cominciando ad illuminarsi con le prime luci del mattino. "Peter?" sibilai insistente. 

"No" rispose lui secco. "Siamo troppo scoperti. Gli serviamo la vittoria su un piatto d'argento se voliamo."

"Peter, sono là!"affermò Jeremy, indicando un punto poco distante da noi. Effettivamente si potevano distinguere alcune sagome di uomini. "Che facciamo?" chiese rivolgendosi al nostro, ormai, capitano. 

"Possiamo solo attaccare."

"Attaccare?" mi intromisi. Non potevamo veramente attaccare. Come avrei dovuto fare? Controllavo a fatica il mio respiro. 

Le poche sagome dapprima lontane e indistinte si fecero sempre di più e sempre più vicine, fino a che non fummo in grado di distinguere alcuni volti. Vecchi, rozzi e rovinati volti da pirata. Uno in particolare si fece avanti più di tutti. Era quello di un ometto con gli occhiali tondi e una discutibile mise da marinaretto. 

Per un attimo l'aria si calmò. Noi aspettavamo un segnale, loro pure. Ogni movimento, ogni suono poteva accedere quella pericolosa miccia. 

"Attaccate!"

Fu l'ordine dello stesso piccolo uomo di poco prima, che ora sguainava violento la sua sciabola al vento. Dietro di lui, una massa di pirati simili a feroci bufali iniziò a correre nella nostra direzione. Alcuni sparavano, altri sguainavano le proprie armi, altri ancora cadevano a terra colpiti dalle frecce di Tom. 

Peter mi prese per il braccio e cercò il mio sguardo. "Kate devi scappare, e anche tu Lilli."

"Ma voi..." cercò replicare lei. 

"Andate, ora!" 

Era inutile discutere. Iniziammo a correre più veloce che potevamo. Anche Jeremy restò con Peter e, per un solo attimo, poco prima di iniziare la fuga, ero riuscita ad incrociare il suo sguardo. Era spaventato. 

Correvo, ma sentivo l'aria mancare. Il cuore mi martellava violentemente nel petto e tutto intorno a me sembrava vorticare. Lilli dopo qualche metro si accasciò a terra. 

"Lilli no!" urlai. "Non possiamo fermarci ora, ti prego." Cercai di tirarla su come potevo, ma il suo esile corpo non sembrava volerne sapere. "Kate, non ce la faccio, devi correre via."

"Non se ne parla" ribattei. "Non ti lascerò qui. Su, fa uno sforzo, fallo per me Lilli." 

Notai in quel momento che Lilli stava perdendo sangue da una gamba. "Oddio, sei ferita." Uno dei pirati doveva averla colpita al momento dell'attacco. 

"Kate ti prego vattene" supplicò lei.

Non la ascoltai, tentai in tutti i modi di rimetterla in piedi e farla muovere. Non potevo lasciarla lì, l'avrebbero presa e dio solo sa che le avrebbero fatto. "Su, ce la puoi fare."

Mi voltai verso la battaglia e vidi che due uomini stavano correndo verso di noi. Ora sentivo il sangue pulsarmi nelle tempie. Tirai Lilli con più forza per cercare di farci avanzare più velocemente. 

Corro. Cerco di lottare fino alla fine. Cado, e cade lei. Mi rialzo. Troppo tardi. 

Ci avevano prese. 

"Bene bene bene" disse il primo dei due. "una fatina e una..." Mi prese per il mento alzandomi la testa. "Un'umana. Che brutta specie."

L'altro era occupato a legare Lilli, ormai stremata e incapace di ribellarsi. La sua ferita sembrava peggiorare di secondo in secondo e i due pirati sembravano non curarsene minimamente. 

"Vi prego," supplicai "non fatele del male. Non vedete che è ferita?"

I due si guardarono e si fecero una macabra risata.

"Ohh la piccola fatina si è fatta male" disse il primo, schernendo Lilli. "E dimmi, piccola fatina, desideri anche un bel lettino caldo dove riposare per caso?"

"Desidero uccidervi" gemette lei. 

"Questo lo vedremo." Fece un cenno all'altro e iniziarono a tirarci avanti, come se fossimo dei muli.

Non avevo idea di dove volessero portarci. Sapevo solo di aver perso di vista il luogo della battaglia, si potevano solo udire suoni. Di ferro, di spari e di urla.

Arrivammo fino a una piccola barchetta sgangherata e ammuffita. "Prego signore" disse il secondo pirata, mimando una riverenza. "Spero che il viaggio possa essere di vostro gradimento."

Uno dei due iniziò a remare, mentre l'altro ci deliziò con un'orrida cantilena.

Prendono il largo i pirati, 
con loro gli ostaggi li senti gridare.
Li daranno ai coccodrilli affamati?
A loro non resta che urlare e pregare. 

Remarono fino un'isoletta rocciosa poco più il là, dalla conformazione simile a quella di un teschio.

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