DALLA TUA PARTE

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Venni scaraventata a terra, ma riuscii a riparare la test dall'impatto. 

La terribile figura aveva un pugnale in mano, direttamente puntato alla mia gola. 
Mi sentii gelare il sangue. Provai a muovermi, ma la paura mi aveva paralizzata. 
Ero finita. 

Quando l'ombra fu sul punto di mettere fine alla mia esistenza, ecco che qualcosa la spinse via, risparmiandomi al triste destino. 
Poi una mano si allungò verso di me. Era Jeremy. 
Se fino a quel momento ero stata brava a tenere tutte le mie emozioni sotto controllo, la vista di Jeremy mi fece letteralmente scoppiare. 

"Oddio non ci credo sei tu" dissi mentre mi gettavo tra le sue braccia. Allentai la presa solo per guardalo,  desiderosa di riappropriarmi di ogni suo dettaglio. Mi era mancato tutto di lui. 

"Anche io sono felice di vederti" disse lui stringendo nuovamente la presa. "E sono contento di vedere che stai bene" aggiunse. 

Stavo bene, ma a quale prezzo? Ufficialmente ero lì in veste di sua nemica, e non avrebbe tardato a scoprirlo. 

"Devi venire via, devi scappare. Non puoi stare qui." Cerco di tirarmi per il braccio per portarmi in un luogo più sicuro. Mi liberai con uno scatto. 
"Non posso Jeremy"
"In che senso?" La sua faccia confusa mi rattristava. Dovevo dirglielo.
"Io sono con Uncino."
Non potevo saperlo, ma la faccia di Jeremy lasciò intendere che gli si era raggelato il sangue. Indietreggio di qualche passo, continuando a guardarmi con gli occhi sbarrati. 
"Stai mentendo, vero?"
"No"
Si riavvicinò di scatto, mi prese il mento tra le dita e cercò i miei occhi. "Non stai mentendo" concluse con un filo di voce. 

Il cielo tuonò in quel preciso istante, evidenziando ancora di più l'espressione sconvolta di Jeremy. La pioggia aveva reso i suoi capelli fradici, e in quel momento lo facevano sembrare un piccolo cucciolo bagnato e smarrito. 
Non voleva farmi del male. 

"Scappa" ordinò secco, portando il suo sguardo a terra. 
"Ma io..."
"Scappa ho detto" tuonò. "È ordine di Peter eliminare chiunque non sia dei nostri."
Tentai di avvicinarmi, ma lui si affrettò a fare un passo indietro. "Ti prego, scappa" riuscì a dire, questa volta in tono supplichevole. 

Non me lo feci ripetere ancora. Fuggii in direzione opposta cercando disperatamente con gli occhi un'altra meta. Una qualsiasi. 
Improvvisamente mi ricordai del documento. Ero rimasta talmente scioccata dall'incontro con Jeremy da dimenticare il vero motivo per cui ero là. 

Cercai di pensare senza farmi distrarre dal disastro che stava avvenendo intorno a me. Poi, ebbi un'illuminazione: il posto di controllo doveva essere per forza il timone. 

Mi nascosi dietro un barile per valutare indisturbata come arrivare. Dovevo passare i pirati urlanti, le ombre inferocite, e non dovevo incontrare Peter. 
Non c'era una via semplice, o più sicura di un'altra. Le circostanze disperate richiedevano un'azione altrettanto disperata: mi dovevo buttare. 

Uscii dal mio nascondiglio e sfrecciai tra i corpi, le pistole e le nubi di polvere. Rischiai un paio di volte di inciampare e cadere, ma finalmente ero là davanti al timone. 
Non era rimasto nessuno al comando, neppure il timoniere, uno dei primi a cadere sotto la furia delle ombre. 

Cercai di ignorare il mio respiro affannato e iniziai a cercare freneticamente qualcosa che mi ricordasse una pietra o un suo nascondiglio. La barca cominciò ad ondeggiare pericolosamente, e questo rese ancora più complicata la ricerca. 
"Andiamo, devi essere da qualche parte"
Più guardavo e più perdevo le speranze. 

La barca ondeggiò di nuovo e questa volta degli uomini caddero in mare. Riuscii a tenermi salda al timone per miracolo. 
Rinunciai alla ricerca per tenermi quanto più salda possibile. Fu allora che un'ombra mi venne addosso. Non feci nemmeno a tempo ad accorgermi. 
Mi portò in aria. 
Mi lasciò cadere. 
Era la fine. Sotto di me il mare burrascoso era pronto ad inghiottirmi. 

Dicono che quando sei ad un passo dalla fine rivedi i momenti belli della tua vita, mentre il resto scompare. Forse è per quello che mi aspettavo che si palesasse nella mia testa qualcosa. 
Ma non successe nulla. 
In effetti non avevo nemmeno sentito l'impatto con l'acqua. 
Stavo volando?

Solo allora mi resi conto che ero tra le braccia di qualcuno, e quel qualcuno era Peter. 

"Peter?"
"Milady, sono lieto di rivederti." Sentii le sue braccia stringere la presa, come per paura che cadessi. Io ricambiai la stretta e gli cinsi il collo con le braccia. Non volevo essere lì, ma era sempre meglio del mare.
"Maledetti pirati" sibilò Peter. "Stanno avendo quello che si meritano." Cercò il mio sguardo come se avesse avuto bisogno di approvazione. "Non credi?"

L'unica cosa a cui non potevo credere era la sensazione che stavo provando in quel momento. Rischiavo ogni secondo la vita, eppure stare vicino a Peter mi inebriava. Ogni suo sguardo risvegliava in me il bisogno di avvicinarmi sempre di più a lui. 

Ma ora, per lo meno, sapevo perché mi sentivo così. 

Nonostante le condizioni pericolanti in cui si trovava la nave, decide  di atterrarci comunque. Scelse un punto lontano dalla battaglia, e mi posò delicatamente vicino a dei barili. Nessuno per mia sfortuna sembrava averlo notato, nemmeno Uncino. 

La pioggia non accennava a smettere. Io ero fradicia dalla testa ai piedi, e Peter non era messo meglio, anche se sicuramente quella condizione donava molto di più a lui che a me. 
Cercai di concentrarmi sui ciuffi che si erano adagiati sul suo volto, evitando il più possibile di guardarlo direttamente negli occhi. 
"Di cosa hai paura milady?" chiese facendo un passo verso di me. "Sono qui, non sei felice?"
Indietreggiai per mettere della distanza tra me e lui. "Ti ringrazio per avermi salvata" risposi, facendo un ulteriore passo indietro. "Ma io..."

Stavo per dirgli tutto, ma mi fermai. Forse avrei fatto meglio a stare zitta, almeno per salvarmi da una sua possibile reazione. 
"Nulla." Cercai di evitare ancora il suo sguardo, e cercai intorno a me una veloce via di fuga. 
Lui mi prese per il braccio. Strinse forte e emisi un piccolo gemito. "Non me la racconti giusta."
"Peter lasciami."
"No, voglio sapere."
"Non c'è nulla da sapere."
Strinse ulteriormente la presa e mi costrinse ad avvicinarmi, mi prese il volto stretto tra le dita e mi costrinse a guardarlo. "Guardami mentre ti parlo."

Per un attimo riuscii a sentire solo il suono della pioggia e i battiti del mio cuore, ormai impazzito. Non riuscii più a trattenermi, anche perché la stretta sul mio braccio stava cominciando a farmi veramente male. "So tutto Peter."
"Cosa sai?" chiese, scandendo bene le parole. 
"So perché mi volevi qui. So perché non mi vuoi far andare via."
A quel punto le sue pupille diventarono talmente piccole da lasciare spazio quasi completamente alle iridi. Fu solo un attimo, perché poi tornò apparentemente rilassato, con il solito fastidioso sorriso beffardo stampato in faccia.
Non disse nulla, ma aveva l'aria di chi non aspettava altro di essere sfidato.
"Continua" sibilò. Aveva lasciato il mio braccio, ma aveva anche iniziato ad incamminarsi lentamente verso di me.
"E non ho intenzione di darti ciò che vuoi, Peter."
"No? E come mai?"
Le motivazioni erano tantissime, ma l'unica che mi venne in quel momento fu:"Perché sono con Uncino." Nel momento in cui lo dissi, il cielo mi accompagnò con un tuono. 
Lui rise fragorosamente, per poi scattare sempre più vicino a me. "Per dirmi una cosa del genere devi essere davvero coraggiosa milady," mi diede una spinta facendomi finire per terrà "o molto molto stupida."

Iniziai a contorcermi dal dolore, ma questo a Peter non sembrava importare. 
Era praticamente accovacciato sopra di me, e non faceva altro che guardarmi con aria sprezzante, costringendomi a sua volta a fissarlo. 
Provai a scalciare e a divincolarmi, ma ad ogni movimento sentivo delle potenti scosse di dolore. 

Il suo volto era ad un palmo dal mio. Potevo sentire il suo respiro sulla mia pelle. 
"Forse ancora non hai capito una cosa" disse lui con la voce colma di rabbia e disprezzo. "Peter Pan non perde mai" concluse. 

"Non questa volta" lo incalzai io, e con un forza dall'origine sconosciuta riuscii a scaraventarlo via da me. 







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