Ci fu un momento di silenzio, poi la porta si aprì con un sonoro cigolio.
"Muovetevi! Entrate!" disse l'anziana signora che ci aprì la porta, facendo cenno con la mano di affrettare il passo.
La donna che ci aveva aperto era abbastanza alta e robusta, con i capelli neri corvini raccolti in una treccia che le ricadeva sul petto. Doveva avere intorno ai 60 anni, a giudicare dalle numerose linee di espressione sul volto.I suoi occhi chiarissimi e glaciali iniziarono a scrutarci uno alla volta, studiandoci. Passarono tutti, fermandosi su Peter, che era entrato nella stanza per ultimo.
"Voglio parlare con te Peter" disse la donna in tono serio. "Gli altri vadano pure nell'altra stanza."
Nessuno osò proferire parola, tanto era solenne e serio il tono con cui ci stava dando quell'ordine. Nessuno, tranne Jeremy, a cui scappò una risatina. Forse era nervoso.
La stanza in cui ci fece spostare era un grazioso salottino dalle pareti color crema. I mobili al suo interno mi ricordavano molto quelli di una casa per le bambole che avevo da piccola, e per un attimo mi sentii di nuovo bambina.
Ad aspettarci, seduta su un divanetto color bianco panna, c'era un'altra signora. Aveva un sorriso smagliante, e occhi color nocciola, incorniciati da morbidi ricci dorati, che si alternavano con qualche ciocca argentata. Tra le mani reggeva un vassoio pieno di muffin e dolciumi. Era più bassa e leggermente più paffuta rispetto alla signora che stava parlando con Peter.
"Benvenuti cari" esordì, sorridendo a tutti.
Jeremy si fece avanti, ricambiando prontamente il sorriso della signora. "Buongiorno Sun, come stai?" La abbraccio, davanti a tutti, come se la conoscesse da una vita, rischiando di farle cadere il vassoio.
Sun, sole, un nome meraviglioso.
Sun ripose velocemente il vassoio stracolmo di delizie e ricambiò l'abbraccio. "Tesoro mio quanto sei cresciuto." Poi, posò gli occhi sugli altri. "Benvenuti a tutti quanti ragazzi. Mamma mia quanto siete belli" disse portando le mani al petto. "E tu chi sei signorina?" mi chiese.
L'energia di quella donna era contagiosa. Mi feci avanti porgendo la mano. "Piacere, io sono Kate." Sun ignorò completamente la mano e mi strinse in un abbraccio."Benvenuta cara."
Non potei fare a meno di pensare a nonna Jane. Quell'abbraccio mi ricordò quanto lei mi mancasse. Chissà cosa stava facendo. Mi stava cercando? Era preoccupata? Se solo avessi potuto avrei voluto dirle che stavo bene, che sarei tornata, e che non doveva preoccuparsi.
Senza nemmeno accorgermene, i miei occhi si erano inumiditi, ed ero vicinissima ad un crollo emotivo. Mi nascosi il volto tra le mani. "Mi dispiace, non volevo..." singhiozzai.
"Bambina mia, che succede?" Sun mi strinse ancora più forte, senza farsi minimamente sconvolgere dalla mia reazione. Lo stesso non si poteva dire per Jeremy, Lilli e Tom, che se ne stavano impietriti senza sapere cosa fare o dire. Non li biasimavo.
Sun mi trascinò fuori dalla stanza con lei, mettendo il suo braccio attorno alle mie spalle come volesse proteggermi. Mi portò nella stanza di fianco dove i muri erano verde chiaro con decori in oro, piena di mobili blu oceano.
Ci accomodammo su uno dei divanetti dall'aria comoda che popolavano quella stanza.
Appoggiai i gomiti sulle mie ginocchia e mi misi le mani nei capelli. Non era mia intenzione piangere, soprattutto davanti a tutti quanti, ma era più forte di me. La mia vita mi mancava, volevo tornare a casa, e per quanto mi fingessi tranquilla, non lo ero affatto.Sun si sedette di fianco a me, prendendo le mie mani fra le sue. "Cara, tu devi essere nuova qui sull'isola, vero?"
Annuii. Non avevo la forza di aggiungere altro.
"E a cosa dobbiamo queste lacrime?" chiese dolcemente, togliendomene una che stava attraversando la guancia.
Non la conoscevo, ma volevo fidarmi. Avevo un bisogno disperato di qualcuno che mi ascoltasse veramente.
Schiarii la voce e cercai di darmi un contegno. "Io non sono di qui, vengo dall'Inghilterra." Feci una pausa per cercare le parole giuste. "Vivevo con mia nonna prima di arrivare qua. Non so come sono finita in questo posto, ma è successo."
"Quando è successo?" chiese lei curiosa.
"Qualche giorno fa. Sono stata ritrovata su una spiaggia da Peter."
Il volto di lei si accigliò. "Non sei la prima che mi racconta questa storia." Il suo sguardo andò verso la porta. "Jeremy era nelle tue stesse condizioni quando l'ho conosciuto" disse abbozzando un sorriso malinconico.
"Ma lui non voleva tornare a casa" ribattei.
"No, non voleva. Ma lui non aveva nessuno a casa ad aspettarlo." Sun era visibilmente dispiaciuta per me, come se potesse sentire quasi più chiaramente di me la mia paura, e la mia ansia di rivedere casa.
"Pensa, "continuò "Peter lo portò qui la prima volta perché noi gli insegnassimo l'arte di leggere le persone solo guardandole negli occhi." Sospirò dicendolo, come se stesse parlando di suo nipote. "Jeremy era un vero tesoro."
Non capivo perché avesse tirato fuori quella storia, forse per distrarmi da tutti i miei pensieri. Non sapevo nemmeno che Jeremy avesse questo tipo di abilità? Cercai di ripercorrere nella memoria tutte le chiacchierate con Jeremy: poteva davvero sapere cosa stavo pensando?
"Dici che Peter ha portato qua me per questo?"
Sun rise. "No, sciocca, tu sei già abbastanza intelligente per farcela senza che noi ti insegnamo niente."
Apprezzai il complimento, mi faceva sentire forte.
"Kate, tesoro, non ti preoccupare, tornerai a casa" disse infine, mettendomi un braccio intorno alle spalle.
L'amore incondizionato e la capacità di tranquillizzare di Sun, mi avevano calmato. Smisi di singhiozzare e il mio respiro tornò regolare.
Forse non era il momento più adatto, ma nella testa mi balenò l'idea di provare a farle qualche domanda. Lei sembrava conoscere i piani di Peter, forse sapeva qualcosa in più e poteva aiutarmi.
"Sun?" esordii timidamente. " Peter ha buone intenzioni?"
Sun alzò il sopracciglio incuriosita dalla domanda. "Come mai questa me lo chiedi?"
Non avevo una risposta pronta. " Perché voglio capire con chi ho a che fare." Optai per la verità, anche perché se avessi mentito si sarebbe visto.
Sun assunse un'espressione seria. "Peter non è una cattiva persona," cominciò "anche se non ha mai perso questo vizio di portare persone sull'isola." Fece un risata tesa. "Ha sempre avuto questa fissa di voler controllare il destino delle persone."
"Perché?" domandai ansiosa. Lei sapeva, e ormai era più che chiaro.
"Perché, in fondo, ha paura" confessò lei. "Ha paura di essere abbandonato, ha paura di essere lasciato completamente solo." Si fermò, incerta se continuare o meno. Probabilmente aveva capito di aver detto troppo.
"Tranquilla" la rassicurai "non dirò nulla."
Lei sospirò. "Non è per lui che mi preoccupo cara." Fece una pausa che mi sembrò infinità. "Kate, cara, io non so se Peter ha buone o cattive intenzioni." Inspirò ed espirò sonoramente. "Ma so che fa sempre tutto con uno scopo, e tu non sei qui per caso."
Quindi c'era un motivo. "E perché? Qual è il motivo?"
"Vorrei poterti dire di più mia cara." Si alzò dal divanetto, lasciandomi senza una risposta. "Non sono sicura che si tratti di qualcosa di buono."
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SECRETS 1
FanfictionKate è sveglia, razionale e brillante. La sua vita procede tranquilla a casa di nonna Jane, quando un giorno, dopo il ritrovamento di un misterioso librettino dalla copertina smeraldo, la vita di Kate prenderà una piega inaspettata. "Ricorda solo...