Capitolo 3

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-Dovrei avvisare la polizia?- chiedo ad Ellie seduta sul letto davanti a me

Lei non risponde, ma il suo sguardo parla da solo.
É terrorizzata e non ha emesso parola da quando ho letto il bigliettino ad alta voce.

-io non credo...- sussurra
-potrebbe arrabbiarsi-

-e cosa dovrei fare?- penso ad alta voce

-potresti cambiare le serrature- propone facendo spallucce

-già...-
-anche se secondo me non servirà a molto- le confido, -l'allarme non ha suonato stanotte, sarà uno che se ne intende di effrazioni-

-o forse l'allarme é rotto- suppone

-non é questo il punto- puntualizzo alzandomi dal letto e raggiungendo il cestino in cucina, per buttare il bigliettino
-secondo me dovremmo solo dimenticarci di tutto quello che é accaduto ieri- dico prendendo dal frigo il succo all'arancia e guardandola convinta

-cazzo no- afferma Ellie sedendosi al tavolo
-potrebbe essere uno stalker- dice preoccupata

-o magari siamo solo suggestionate da ieri sera- suppongo posando davanti a lei un bicchiere di succo

-Allie abbiamo trovato un bigliettino dentro casa tua- mi guarda sconvolta

-secondo me piú ci pensiamo peggio é-
-dovremmo lasciar stare-, faccio un sorso dal mio bicchiere

-secondo me ti fai di droghe pesanti- risponde la mia amica, sempre molto elegante e raffinata.

-alla fine può succedere- dico
-magari é stata una coincidenza-

-davvero non ti capisco- sussurra Ellie

-sto cercando di dare una spiegazione razionale a ciò che é accaduto- spiego

-la spiegazione esiste già, Allison-,
-hai un cazzo di stalker- beve l'ultimo sorso del suo succo

-era proprio quello a cui non volevo pensare, grazie- finisco il mio succo

*

Pattinare é l'unica cosa che mi da' sollievo quando sono preoccupata, e in questo momento lo sono davvero tanto.

Quasi un anno fa, pattinando, sono caduta e sono rimasta ferita alla gamba, da quel giorno non posso piú pattinare a livello agonistico, quindi lo faccio solo per divertimento.
Ogni giorno da quando sono guarita, mi reco alla pista, una pista adatta al pattinaggio a rotelle, e pattino.
Non mi alleno, non faccio nulla di pericoloso per la mia salute, ma provo a colmare quella mancanza che ha lasciato una lacuna nel mio cuore.

Arrivata alla pista mi siedo su una panchina e mi metto i pattini, posando le scarpe nella mia sacca, che porto con me in pista e lascio dove posso vedere, per sicurezza.

La pista é quasi vuota.

Entrando una valanga di ricordi mi assalgono quasi soffocandomi.
Tutte le competizioni, gli allenamenti stancanti ma che solo ora capisco fossero tutta la mia vita, o almeno la maggior parte, le amicizie e l'amore per i pattini.
Inizio a pattinare senza pensare a niente, facendo passi semplici e non acrobatici, qualche trottola molto semplice e pochi salti bassi.

L'aria fredda di Novembre mi rende il naso rosso, e le poche lacrime che mi rigano il viso sembrano ghiacciarsi.

Facendomi prendere dal momento azzardo un salto, l'Axel.
Fortunatamente mi va bene, lo eseguo in modo non perfetto, ma non cado, barcollo ma mi mantengo in equilibrio.
La soddisfazione mi porta ad esagerare, come sempre.
Cosí provo a fare un doppio Axel, salto che due anni fa eseguivo in modo impeccabile.
Cosí mi preparo, faccio un respiro profondo e salto.
In aria va tutto bene, lo slancio é perfetto e i giri risultano fluidi, ma l'atterraggio non tanto.
Il primo piede che poggio sulla pista mi fa scivolare, facendomi perdere l'equilibrio e lasciandomi con il culo per terra.
So che non sarei riuscita a farlo, ma una parte di me sperava che ce l'avrei fatta, tutta me stessa a dire la verità.

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