Capitolo 5

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Stamattina ci sono 3° gradi e per quanto io ami l'inverno, in questo momento vorrei tornare a casa, sotto le coperte del mio letto.

Invece, continuo a camminare per le strade di Montréal, per raggiungere la casa della signora Clark.

Busso alla porta e dopo cinque minuti di attesa, finalmente mi apre.

«Buongiorno Bernice come stai?»
«Sto bene cara, entra pure. Ho messo a bollire dell'acqua per il tè, vuoi?»

Annuisco mentre la seguo all'interno.
La casa dei signori Clark è spaziosa e molto ben arredata.
Una volta superato il soggiorno, giriamo a sinistra per entrare in cucina.
Mi siedo al tavolo in legno mentre lei si avvicina ai fornelli. Vorrei aiutarla ma non mi permette mai di farlo quando si tratta di preparare qualcosa.

Mi raggiunge, servendo due tazze e al centro posiziona una scatola blu con sopra raffigurati vari biscotti.
Finisco di bere il mio tè per poi mettere la tazzina nel lavello, afferro la lista delle cose da fare e dopo aver ringraziato Bernice, mi dirigo verso la porta.

Due ore dopo sono di nuovo fuori al suo portone.
Entro dentro, sistemando le robe prese dalla lavanderia nei cassetti, la spesa nel frigo e le medicine nel mobile accanto alla TV.

«Grazie cara sei davvero gentile. Mio marito avrebbe apprezzato tanta cortesia»

Una volta sistemato anche il pranzo nel forno, mi giro verso di lei e sorrido.
«Bernice posso farti una domanda?»
«Oh si cara chiedi pure»
«Tu e il signor Clark quanti anni siete stati insieme?»
Sempre la solita curiosa.

«Siamo stati sposati per sessantadue anni e tre di fidanzamento. Sai cara quando ci siamo conosciuti io avevo quindici anni e Albert ne aveva diciassette. Era uno scapestrato, sempre alla ricerca dei guai e a me non piaceva, volevo qualcuno di più tranquillo al mio fianco. Ma lui mi faceva ridere come nessuno, aveva dei modi di fare da galantuomo nonostante il suo carattere testardo. Mi ha resa molto felice il mio Albert»

La guardo mentre una lacrima scivola giù dai suoi occhi e mi sento uno schifo.
«Bernice mi dispiace non avrei dovuto chiedere scusami»

Mi viene incontro continuando a mantenere il contatto visivo, si ferma a pochi centimetri e una sua mano finisce sulla mia guancia. La muove con delicatezza mentre mi sorride.
«Piangere per qualcuno è bello cara, ti ricorda quanto quella persona sia stata e continua ad essere importante»

È ormai pomeriggio quando rientro a casa. Lascio le chiavi sul mobile e poi indosso la mia felpa preferita mentre raggiungo la cucina.
Mi avvicino al frigorifero notando un bigliettino giallo.
"Tesoro io e papà siamo andati a casa di Esther torneremo stasera. Il pranzo è nel forno. Divertiti stasera e saluta Mia"

Apro il forno per vedere cosa prevede il pranzo e poi lo richiudo.
Scelta giusta visto che abbiamo preso peso.

Salgo le scale per andare in camera. Una volta dentro, mi dirigo verso il terrazzo per fumare una sigaretta.
Prendo il telefono, che continua a squillare insistentemente e rispondo alla chiamata.
«Niv ti ricordi di stasera vero?»
«Ciao anche a te Mia, purtroppo per me si»
«Sono agitata, e se non gli piaccio?»
«Perché non dovresti? Vi conoscete già»
«Si ma oggi ci vediamo dal vivo e poi ci saranno anche i suoi amici, sto andando nel panico aiutami»
«Ascoltami stasera andrà bene, sono sicura che Norris ti troverà bellissima così come sei. E per quanto riguarda gli amici beh magari sono anche simpatici, sta tranquilla»

Penso che abbia riattaccato perché non sento più niente, fin quando non emette un lungo respiro.

«Grazie Niv, e comunque non me la bevo. Sembri tranquilla ma so che non lo sei, se ti conosco bene come credo, stai continuando a camminare avanti e indietro dall'inizio della chiamata per alleviare il nervosismo. Dico bene?»

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