Un destino scritto

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Penso che non poteva andare peggio di così e non so se l'agitazione è dovuta all'emozione di vedere per la prima volta l'Accademia o per quello che mi dovrà dire il preside in persona! Sta mattina è venuto mio padre a svegliarmi e dirmi subito di prepararmi per andare con lui perché la situazione ultimamente si è fatta più seria. Ieri la gente vociferava che quelle non erano semplici fiamme, che erano maledette perché non si spegnevano subito nemmeno con la magia di semplici soldati. Sono dovute intervenire delle sacerdotesse mi pare si chiamano, non so che magia usano perché ho visto che non fanno uso degli elementi. Praticamente si sono allarmati tutti per un qualcosa più grande di noi e a me ovviamente ne attribuiscono la colpa come se portassi sfortuna. Saranno solo coincidenze ormai succede la qualunque e se dobbiamo parlare della morte di Liam be ogni giorno muoiono soldati no? Quindi perché attribuire a me la colpa. Mentre esco dalla porta di casa vedo mio padre che si prende la sua spada e orgogliosamente la posiziona nel fodero, e siamo pronti per andare. Non che mi piaccia l'idea di andare con lui ma sta mattina non sembra fuori di testa quindi spero di poter stare tranquilla. Anche perché davanti agli altri non mi potrà fare niente, deve fare bella figura. Prima di incamminarsi a malapena mi lancia uno sguardo intimidatorio e poi prosegue senza manco stare attento se sto al suo passo. Non capisco perché siamo dentro la foresta, non c'è niente e nessuno, secondo me l'età che ha gli ha fatto confondere la testa probabilmente. Eppure ci fermiamo davanti a una statua di marmo alta ma semplice, ci sono solo 4 simboli che si riferiscono agli elementi mi chiedo proprio a che serve se dobbiamo andare all'Accademia. Gli chiedo << Devi per forza pregare gli Dei prima di andare lì?>> alla mia domanda sbuffa e risponde << Certo che non sai proprio nulla, un minimo d'istruzione non la potevi avere dico io!>> << Cosa ci possa fare io se a te non frega nulla della mia istruzione.>> mi lancia un'occhiata per ammonirmi e mi tira dal braccio << Muoviti e non sprecare fiato.>> Grandioso ci stiamo lanciando contro la statua come dei idioti e istintivamente chiudo gli occhi aspettando un impatto doloroso, ma ciò non avviene. Anzi mi sto sentendo pure male, ho un po'di nausea e mi sento debole. Mi appoggio a terra e apro lentamente gli occhi e rimango molto sorpresa da quello che vedo. Questo è tutt'altro mondo rispetto ai villaggi dove abito io, è strepitoso! Siamo davanti a un acquedotto fatto di pietra e sotto passa un fiume ampio e limpido, verso la fine dell'acquedotto si innalza un imponente struttura dettagliata e riccamente decorata da scritte incise in una lingua a me sconosciuta. Presenta un design prevalentemente floreale con scene raffiguranti 4 figure due donne e due uomini tutti con una propria caratteristica, sembra che ballano felici in armonia. L'unica cosa è che non è molto colorata sarà perché è antica ma poco importa, sono molto felice perché mi è stato permesso di entrare per una volta anche se per una causa seria. Dopo aver varcato il portone ci ritroviamo davanti a un giardino molto vasto con 5 incroci che portano dritto a una statua centrale. Raffigura una donna seminuda con una veste leggera che le copre le parti intime e il seno, ha uno sguardo triste rivolto verso il basso e nella fronte ha una mezzaluna rivolta verso l'alto. Questa statua mi attrae così tanto da non essermi accorta che sono lontana da mio padre che si sta dirigendo verso una porta a destra, mi affretto a raggiungerlo e vedo che appoggia una mano e subito si apre. Dentro sembra deserto, ci sono poche persone e per lo più anziane e tutti hanno un portamento fin troppo formale. Arriviamo in fondo al corridoio e noto che le pareti sono tutte color ocra e che di tanto in tanto sono appesi dei quadri raffiguranti delle persone che non conosco. Mio padre prima di bussare si gira a guardarmi << Comportati bene.>> di risposta alzo gli occhi al cielo, come se non fossi educata. Nel momento in cui bussa una voce profonda dice << Entrate pure.>> Dopo aver varcato la soglia io e la persona di fronte a me che dovrebbe essere il preside ci fissiamo intensamente come se ci stessimo studiando l'un l'altro e la cosa non mi piace. Dopo di che si rivolge a mio padre << Ciao Richard, sedetevi pure. Abbiamo molte cose di cui discutere.>> continua a dire << Evelyn io sono Henry Smith, preside di questa Accademia e gestisco insieme a tuo padre la difesa del nostro paese oltre che formare gli studenti sia per combattere eventuali pericoli e sia per avvicinarli alla magia.>> Il suo modo formale con cui parla dimostra proprio la sua età non sembra essere molto giovane ma ha uno stile molto elegante. Ha una camicia blu scura con le maniche tirate un po' su e tiene le mani incrociate con i gomiti appoggiati al tavolo. Mi verrebbe un po' da ridere per il suo portamento buffo che cerca di mostrare autorità e riservatezza allo stesso tempo. << Di cosa dovremo parlare?>> fingo ingenuamente. << Penso che questo lo sappiamo tutti qui dentro Riley.>> << Non hai poteri, è morto un nostro soldato l'altro giorno, ieri stava per incendiare la vostra casa, e...>> parla in modo seccato ma anche scettico cercando di capire la mia reazione. << mancano 4 giorni al tuo compleanno eppure non è successo niente ma in entrambi genitori scorre la magia nel sangue, che singolo esemplare.>> Subito mi irrigidisco a queste sue parole, non volevo che toccasse un tasto dolente, si manca davvero poco al mio sedicesimo compleanno e non volevo nemmeno ricordarlo. È solo un giorno sbagliato la mia nascita. << Vedi non capita spesso la nascita di un umano e se accede questo porta solo guai come stai facendo tu, attiri creature cattive sai? Questi sono i primi segnali di una lotta dura e non si fermeranno fin quando non ci avranno uccisi tutti, è solo a causa tua ora che ci hanno scoperto.>> No non penso proprio che sia colpa mia, come si permette. << Ma io non ho fatto niente per far accadere tutto questo, sono innocente deve credermi.>> Mio padre si rivolge a me con rimprovero << Evelyn basta così, lascia parlare il preside è lui che decide cosa succederà da adesso in poi.>> << E cosa dovrebbe decidere esattamente, mille modi per torturarmi per espiare delle colpe che non ho?>> << No semplicemente non puoi più stare qui, sei un pericolo per tutti e non possiamo avere un peso inutile sulle spalle se non sai nemmeno difenderti. Domani dovrai partire ti scorteranno nei confini del paese, vivrai in un tempio isolato nelle montagne te la caverai.>> Cosa? Aspettate e me lo dice così che devo partire da un giorno all'altro e abbandonare la mia vita come se nulla fosse, non esiste. << No.>> << No?>> dice il preside mentre solleva una mano per aggiustarsi gli occhiali nel naso. << No esatto, io non me ne vado da qui.>> << Evelyn stai zitta, tu non hai il diritto di parlare se il preside ha deciso questo, così sarà.>> dice mio padre. << Perdona la sua maleducazione è sempre così... ribelle.>> << È un adolescente Richard non la biasimo, le daremo il tempo di salutare le persone a lei care e di accettare il viaggio.>> << Forse- forse voi non avete capito proprio un bel niente. Io da qui non me ne vado, io non mollo né mia madre né Daniel.>> Sento la rabbia ribollire nelle mie vene pronta a scoppiare perché una cosa che non tollero è che gli altri comandano la mia vita a bacchetta e io devo obbedire. << Daniel chi? Gray?>> << Si>> dico in un fil di voce. << È quello che si è fatta scappare la creatura demoniaca, guarda tu se per colpa di queste persone dobbiamo morire. Ma vabbè lasciamo perdere.>> << Non è stata colpa di Daniel sicuramente avrà dei motivi validi per questo. Lui è un ragazzo buono e attento può capitare.>> << Vedi è questo il punto, non deve capitare ma d'altronde non hai piena conoscenza su queste cose per te i minimi dettagli sono irrilevanti, proprio per questo non ti conviene e non puoi stare qui.>> << I demoni sono il pericolo per l'intera umanità Evelyn ricordatelo sempre a mente.>> << I demoni questi di cui parlate sono quelle stesse creature che le etichettate cattive e pericolose per noi giusto?>> lui annuisce. Vorrei azzardare una domanda spinta dalla curiosità << E come sono? Intendo loro?>> << Scusa per chi mi hai preso per un insegnante? Non siamo in aula ma solo per parlare di questioni urgenti e non hai bisogno di queste informazioni, non ti riguardano.>> Ah e poi sarei io quella maleducata, non c'è proprio rispetto qui. Il preside si rivolge a mio padre << Questo incontro è finito, mi raccomando Richard non perderla di vista è per il bene di tutti, se la caverà.>> lui sorride scuotendo la testa, si alza e stringe la mano al preside, volto le spalle a entrambi ed esco senza salutare o degnare loro di uno sguardo. Corro a passi spediti per uscire da questo posto, sono così arrabbiata che potrei prendermela con chiunque incontro per la mia strada. Mio padre mi raggiunge e mi blocca dal braccio << il tempo dei giochi è finito Evelyn, ora si fa come dico io e sul serio.>> Gli urlo << Mollami o mi metto a urlare così vedranno che persona sei.>> << Tanto ora non c'è nessuno e non si disturberanno a controllare sapendo che ci sono io qui.>> << Lasciala stare>> è la voce di Daniel e ciò mi rallegra. << Non sei tu che decidi Gray e non so quanto ti convenga far aspettare il preside dopo quello che hai fatto, ancora ti aspettano dei debiti da scontare.>> Lo sguardo di Daniel si irrigidisce << Questi non sono affari suoi, ma non ti conviene fargli del male.>> << Quali debiti?>> domando con aria confusa. << Non è niente Evelyn, stai tranquilla.>> il suo viso mi sembra affranto, è ovvio che qualcosa non va. << Possiamo parlare più tardi nella foresta?>> << Certo. Ora vado non voglio fare tardi, a dopo.>> Improvvisamente vengo colpita da un'ondata di tristezza mentre mio padre mi trascina fuori da qui.

L'angelo è quiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora