Chi sono io?

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"Cos'è la disperazione se non l'oscurità che precede la luce."

<< Così non va bene, sei troppo distratta.>> mi ammonisce Nicholas. Dopo mezz'ora di allenamento mi ritrovo le gambe graffiate dalle piante che si erano aggrovigliate nel mio corpo, in più sono lavata dalla testa ai piedi. Questa è la seconda lezione in cui non riesco a dare il massimo delle mie potenzialità ma d'altronde c'era da aspettarselo, dormo e mangio poco. Gli incubi si fanno sempre più intensi ogni notte che passa e i mostri sempre più feroci, non esiste pietà solo la disperazione. Mi sveglio la mattina stanca come se i sogni mi prosciugassero le energie non riuscendo ad affrontare al meglio delle forze la giornata. Una folata di vento mi arriva in pieno viso e non avendo il tempo di bloccarla mi investe e sbatto la schiena contro il muro. Nicholas mi guarda con la faccia scocciata e scuote la testa << Facciamo una piccola pausa.>> io intanto sono a terra che cerco di sopportare il dolore alla schiena per l'impatto ricevuto. Lui se ne sta davanti a me a guardarmi senza fare niente e questo mi mette un po' in soggezione. Anche oggi non è molto loquace come ieri, non fa nemmeno le sue solite battute da simpaticone e si limita a dire solo le cose essenziali. Dopo un po' cerco di alzarmi tenendomi aggrappata al muro per continuare l'allenamento ma non riesco nemmeno a dire una parola che mi prende un brutto capogiro. La mia vista si offusca e il mio cuore batte sempre meno, ingoio faticosamente un groppo formato in gola e mi agito così tanto da avvertire una forte nausea. Flebilmente intercetto la figura di Nicholas che si avvicina a passo spedito << Evelyn che hai?>> chiede preoccupato. Ma io non ho nemmeno la forza di rispondergli cerco solo di calmarmi e regolare il mio respiro. Le sue mani si avvicinano al mio viso racchiudendolo nei suoi palmi << Evelyn guardami. Guardami!>> mi dice con gli occhi puntati sui miei ma sento solo una forte agonia dentro di me. Ormai stremata emetto solo un lamento strozzato e non reggendo il mio peso barcollo finendo a terra ma le mie gambe fortunatamente non toccano il pavimento. Mi sorprese sentire le braccia forti di Nicholas prendermi al volo, una si posa nella schiena e l'altra si adagia sotto le mie gambe. I miei occhi lentamente scivolano nel buio ma prima di chiuderli vedo i suoi che guardano altrove atterrito dalla tensione.

Quando mi sveglio mi ritrovo nel letto dell'infermeria, all'inizio faccio fatica ad abituarmi alla luce ma dopo poco inizia a diventare tutto limpido. Rilevo subito la figura di Nicholas seduto in una sedia distante dal mio letto << Finalmente sei sveglia.>> << Si... grazie.>> dico titubante. A malapena ricordo la sua figura che si avvicinava a me mentre stavo male poi nient'altro, so che c'era lui con me. << Ho dormito tanto?>> chiedo imbarazzata. << Secondo te 6 ore sono tante?>> << Ah, sei ore... Non immaginavo.>> << Scusami penso sia stata una seccatura stare qui ad aspettare.>> continuo a dire con timore. In realtà non so nemmeno perché io mi stia scusando soprattutto con lui, forse è solo che è raro che qualcuno si prenda cura di me e lui non aveva nessun obbligo morale nel farlo. << Non pensare l'abbia fatto per te, l'ho fatto per me.>> << Per te e cosa ci guadagni nel mantenermi sana?>> << Tutto.>> mi dice guardandomi seriamente. Si alza avvicinandosi a me e mi porge un piatto di pasta con le verdure e un secondo piatto con sola carne arrostita che appoggia nel comodino a fianco. Mi guarda nei occhi e dice << Mangia.>> fisso il cibo stranita dal suo gesto ma mi rifiuto anche solo di assaggiarlo. << Chi lo dice che non sia avvelenato.>> dico accigliata. << Non mi far perdere tempo. Mangia.>> mi porge il piatto sempre più vicino mentre delle ciocche ribelli gli ricadono lungo la fronte. Prendo titubante il piatto e con la forchetta assaggio la pasta stranamente più buona del solito. << Sei stata una sconsiderata. Da quanto non mangi?>> non gli rispondo subito ma il suo sguardo è così convinto a voler sapere. << Evelyn da quanto?>> dice scandendo bene le parole in modo che potessi sentirle anche fin troppo chiaro. << Sta mattina.>> dico brevemente guardando in basso per non far fronte al suo sguardo più che severo. So di aver sbagliato ma in questi giorni non riesco proprio a fare niente già è tanto se mi lavo. Non mi sono mai sentita così affranta, è come se vivessi in un'altra dimensione ma da sola. << Ti sembra modo di comportarsi. La soluzione a qualsiasi problema è non mangiare, è corretto?>> chiede alzando il tono della voce. << Non ho mai detto questo Nicholas. E solo che...>> non finisco la frase perché non saprei nemmeno cosa dirgli anche se avrei tanto da buttare fuori. << E solo che cosa?>> spazientito dal mio silenzio dice << Parla per una buona volta!>> questa frase mi evoca brutti ricordi, in situazioni spiacevoli rimanevo muta come un pesce sembravo paralizzata come ora mentre gli altri continuavano ad alzare la voce per cercare di farsi sentire da me. E spesso venivo rimproverata dai miei genitori per i convenevoli che si creavano, mia madre diceva spesso che la comunicazione è fondamentale. Ma nella mia vita mi sono resa conto che spesso parlando con sincerità finivo per ferire gli altri o dicevo cose di troppo senza rendermene conto. Da lì ho iniziato a parlare meno, a stare attenta a ciò che dicevo. Così dall'eccesso sono passata al difetto, questo succede soprattutto quando non sono di buon umore mi chiudo in me stessa e non racconto a nessuno cosa mi sta succedendo. << Io non c'è la faccio più.>> dico in un fil di voce. << Non c'è la fai più per cosa?>> alzo lo sguardo e punto i miei occhi consumati sui suoi << Tu sei un tormento, voi siete un tormento. Nemmeno la notte mi lasciate in pace e di giorno non faccio altro che pensare a quanto siate crudeli.>> sputo acida le ultime parole. << Questo è solo colpa vostra.>> continuo a dire arrabbiata. << Se solo sapessi la verità, mio dolce fiore, non la penseresti così.>> << No, questa è la realtà. Non c'è nessuna verità nascosta.>> dico convinta. << Tu credi ma la realtà è ben lontana da ciò che vedi.>> << E allora dimmelo tu!>> << Non mi crederesti.>> ribatte. << E allora come posso crederti?>> << Devi guardare ciò che loro mascherano con i finti sorrisi con cui ci guardano ogni giorno.>> << Chi?>> << Tutti.>> rifletto sulle sue parole anche se ancora non mi è chiaro niente. << Non che tu sia meglio di loro. Tu hai ucciso, molte persone.>> << No, non sono meglio di loro. Noi siamo schietti e abili ad agguantare la preda ma loro? Vi usano come esche.>> << Usare come esche? Che stai dicendo!>> avviciniamo i nostri visi l'un l'altro con il respiro affannato e la tensione alta. << Lo sai.>> << No non so niente.>> << Che loro vi mentono.>> << Tu pure menti!>> dico urlandogli. << Tu hai creato un'immagine falsa di te, tutti ti credono grandioso come uno studente modello e rispettabile. Tutti ti credono l'angioletto che se ne sta buono nel suo angolino ad eseguire solo ordini richiesti ma io so chi sei tu.>> << E chi sono io? Fragolina.>> chiede sussurrandomi soddisfatto nell'orecchio. Giro di poco il viso e le nostre guance si sfiorano appena << Tu inganni a piacimento solo per i tuoi scopi e non ti fai scrupoli a ferire gli altri.>> << Rispondi alla domanda. Chi sono io?>> richiede ignorandomi ciò che ho detto. Improvvisamente mi balena il ricordo di quando sono sgattaiolata fuori dall'Accademia quel giorno della festa e lui ha mostrato il suo vero volto davanti a me e mio padre. Delle parole mi avevano colpito tanto da rimanerne sorpresa, giustizia, odio e sangue... Lui è... Lui è... Perché non riesco a dirlo? << Tu sei il diavolo.>> dico tutto d'un fiato. << Io sono l'angelo caduto.>> dice contemporaneamente. Siamo due mondi completamente diversi eppure così vicini. << Il primo a soccombere nel buio, il primo a cadere in un'oscurità senza fondo. Il primo a non avere speranze, il primo a disseminare orrore e disperazione.>> << La disperazione precede sempre la luce.>> << Non per me.>> << Una rosa è perduta per sempre quando perde il suo colorito fino a diventare scuro. Diventa una rosa proibita.>> mi guarda famelico come se anch'io potessi capire ciò che lui dice. << Diventa un fiore intoccabile, in grado di distruggere chi osa solo toccarla.>> << Perché mi dici questo?>> lui mi sorride amaro sollevando una mano che si posa sui miei capelli e me li sposta delicatamente dietro l'orecchio come fossi fatta di porcellana. << La rosa mi rappresenta, lei è la mia casa e casa è dove posso essere me stesso. La mia casa è fatta di spine, è un terribile disastro.>> Un bellissimo disastro. Forse ora credo di capire qualcosa in più di lui ma non potrò mai reputarlo buono, so che arriverà quel giorno in cui ci ritroveremo faccia a faccia tra la vita e la morte e spero che quel giorno non arrivi mai. Qualcuno bussa prepotentemente alla porta rompendo quella strana atmosfera che si stava creando e la porta viene spalancata. Vedo la figura di Alisia affannata con alcune ciocche che le coprono il viso. Ci guarda perplessa e chiede << Ho interrotto qualcosa?>> << No>> rispondiamo in coro io e Nicholas. Lui si alza dal letto e se ne va superando Alisia rimasta ferma sulla soglia della porta. Lei mi sorride maliziosa e richiude subito la porta dietro di sé. Oh no, ho paura di quello che mi aspetta. << Innanzitutto, Che cavolo ti è successo!? E perché Nicholas era qua?>> chiede entusiasta ma anche preoccupata. << No, no frena non è come sembra. Mi sono solo sentita un po' male e lui mi ha aiutata tutto qua.>> << Si, si certo. E dimmi ti ha toccata?>> << No.>> dico brusca. << Tu non me la racconti giusta.>> << È la verità.>> <<Non può piacermi un tipo come lui, assolutamente no.>> Credo. Lei mi guarda con aria indispettita e mi chiede se sto meglio, io le rispondo di sì e di non preoccuparsi. << Io non credo che la situazione stia svolgendo al meglio.>> mi dice sussurrando. << Che intendi?>> << Prima quando sono andata con Keller nell'ufficio del preside abbiamo sentito alcune cose non belle.>> << Hanno fatto dei sacrifici nei templi ma dicono che non basta più a frenarli, il loro accordo è saltato e non sanno più come gestire la situazione. Temono che possano attaccarci e solo questione di tempo quando finiranno le risorse che hanno.>> << Quali risorse?>> << I sacrifici credo che intendano.>> Spero vivamente che le parole di Nicholas non siano vere, perché se lo fossero penso che perderei una parte di me stessa e non saprò più a cosa credere.

L'angelo è quiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora