Capitolo 4

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Era una mattina piovosa di fine settembre, tutto era circondato da nuvoloni grigi e l'odore di pioggia pervadeva l'aria. Gli studenti della prima A sezione hero erano seduti sulle loro calde sedie, chiacchierando rumorosamente tra loro.

"Che tempaccio" si lamentò Ashido, attaccata alla finestra. "A me piace" rispose Haru, appoggiata al muro. "MA CON LA PIOGGIA NON SI PUÒ USCIRE!" continuò a lamentarsi la giovane caramella rosa.

"E se stasera organizzassimo una festa?" domandò Hagakure, facendo muovere energicamente i vestiti. "Sarebbe una bella idea, ma non penso che qualcuno si prenderebbe la responsabilità di invitare a casa ben 19 adolescenti in piena crisi ormonale" la contraddisse Jirou.

"Beh... in realtà io ne ho una inutilizzata che la mia famiglia la usa per le vacanze. Potrei chiedergli se posso utilizzarla per dare una festa stasera" iniziò Momo, abbassando lo sguardo imbarazzata. "DAVVERO!" gli urlò in faccia Uraraka estasiata. "Quanto è ricca!" pensò con aria sognante.

"Yaomomo, chiedi il consenso ai tuoi genitori e facci sapere, così potremmo andare a comprare ciò che serve cra"   suggerì  Tsuyu, piombandogli alle spalle. "Hai ragione, ne approfitto dell'assenza del professore per telefonargli. Torno tra un attimo," detto ciò, Yayorozu si allontanò dalle sue compagne e compose il numero di telefono.

Tutte le ragazze si assembrarono intorno a un banco, fissando l'amica da lontano ed aspettando un suo cenno. Quando Momo si voltò con ancora il telefono all'orecchio, la suspense arrivò alle stelle, ma quando con il pollice in su e l'occhiolino, ammiccò un sorriso alle amiche, un enorme boato non si fece attendere.

"STASERA SUPER FESTA!" urlarono Hagakure, Mina e Ochako emozionatissime. "Sbaglio o ho sentito parlare di festa?" domandò Kaminari sbucando dal nulla insieme a Mineta. "Sì! Da Yaomomo. Verrai?" gli domandò Jirou arrossendo lievemente. "Stai scherzando? CERTO CHE CI SAREMO!" affermò il ragazzo elettrico avvicinandosi spaventosamente al viso della giovane, che sbiancò dall'imbarazzo.

"Abiti aderenti, alcool e musica. È la mia occasione!" pensò molesto Mineta accarezzandosi le mani e leccandosi le labbra come un vecchio pervertito. "Io vado a chiedere a Midoriya, Iida, Aoyama e Shoji se verranno," disse Uraraka contenta. "Io invece andrò da Tokoyami, Todoroki e Ojiro," continuò Momo tranquilla.

"Ho capito, io domanderò a Sero, Kirishima e... Bakugou" sospirò Haru marcando l'accento sull'ultimo nome e rivolgendo lo sguardo verso il gruppetto. In un batter d'occhio si avviò spedita verso i tre ragazzi e quando attirò la loro attenzione iniziò: "Ci sarà una festa alla villa delle vacanze di Yayorozu questa sera. Verrete?"

Sero, senza pensarci due volte fece un enorme sorriso e scambiandosi uno sguardo complice con Kirishima accettarono entrambi, mentre Bakugou, dondolandosi sulla sedia e con i piedi sul banco, guardò fisso davanti a sé senza batter ciglio.

Haru non aveva la benché minima intenzione di pregare Kacchan affinché le desse una risposta, così quando vide che il ragazzo esplosivo neanche la guardava in faccia, ringraziò Sero e Kirishima e si voltò pronta per raggiungere le altre.

"Tu verrai?" domandò di colpo la voce roca del biondino, ma non ricevette risposta... Solo un palpabile silenzio. Istintivamente, Bakugou si girò verso di lei e i loro sguardi si scontrarono in un vortice di sfida.

"Bakugou, posso parlarti..." gli domandò Kirishima non appena Haru si allontanò, "In privato." Aggiunse rivolgendosi indirettamente a Sero che, capendo la situazione, si allontanò con una banale scusa.

"Che vuoi, capelli da porcospino?" ringhiò Katsuki. "Volevo solo farti sapere che le tue minacce non mi spaventano," disse serio. "È una sfida, Kirishima"  "No... è proprio questo il punto. Lei non è una sfida da vincere o una competizione tra me e te. È una persona, e sarà lei a dettare l'ultima parola" chiuse il discorso Red Riot, notando che gli occhi del suo migliore amico si erano fatti cupi, seri e provocatori. "Non hai niente da dire?" continuò Eijiro, iniziando a sentire sulle spalle il peso del silenzio.

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