2.Parte 4

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Nei giorni che seguirono quella cena, si percepiva in casa, un'atmosfera greve, molto più opprimente del solito. La mamma, aveva un'aria assente, incupita. Di gran lunga, qualcosa l'aveva disturbata, ormai non mangiava quasi niente ed io non sopportavo vederla in quello stato, non reggevo più quell'inquietudine, mi sentivo soffocare, mi causava malessere, dovevamo assolutamente fare qualcosa. Il freddo e rigido inverno era penetrato dentro la nostra casa senza darci un pò di tregua, oscurando il nostro cuore e la nostra essenza...

-Mamma si può sapere cosa ti succede? Ma ti sei vista allo specchio? Sei bianca come una nuvola, stai bene?- Le chiesi..

-Iris, sono molto preoccupata, la mia preoccupazione porta il tuo nome...noi dobbiamo andare via!-

-Ho fatto qualcosa che non va? Dove dobbiamo andare?-

-Dobbiamo andare via da qui, io e te. Hai visto il nipote di tuo padre? Perché secondo te a lui piace? Io lo so il motivo...sono uguali, per questo. Ma ora basta, io non ho avuto fortuna, ma tu figlia mia meriti di meglio, non voglio che sposi un uomo che non ami, suona già come un connubio fallito in partenza, così come il mio. E poi potrebbe essere quasi tuo padre...dovresti frequentare ragazzini della tua età e non uomini prossimi alla pensione. Dobbiamo fare qualcosa...-

-Neanche a me piace quello là e poi mamma io non ho voglia di sposarmi, sono ancora una bambina, non ho interesse per i maschi. Hai già qualche idea? Potremmo chiedere a zia di aiutarci, ci hai pensato?-

-Si ho avuto modo di pensarci e mi sembra l′unica cosa da fare, lei vive in Italia ormai da molti anni, si può dire che ha vissuto quasi due terzi della sua vita fuori da qui. Sai che facciamo? Le scriverò una lettera. Tu però comportati sempre allo stesso modo, senza far trasparire nulla, altrimenti salta tutto!-

-Ma...i miei fratelli? Che ne sarà di loro?-

-Il loro destino è diverso dal tuo, loro possono scegliere chi essere, tu no. Porteremo con noi solo Ismael, ha bisogno di me e di te, è ancora molto piccolo per farlo rimanere qui con tuo padre, e poi, so che non riuscirebbe a starti lontano, quindi andrà dove andremo noi!-

Ho sempre sognato e sperato che qualcuno venisse a salvarci, a tirarci fuori da quell′abisso di tristezza, nel quale eravamo sprofondate, e, a poco a poco il mio sogno cominciava a prendere forma. La mamma decise così di scrivere alla sorella che viveva in Calabria, è sposata ed ha una figlia di due anni più grande di me. Io non l'avevo ancora conosciuta, qualche anno prima erano venuti in ferie per far conoscere a mia cugina la sua famiglia ma, i miei nonni non vollero incontrarla, anzi li cacciarono via, e non passarono neanche di qua, temendo che anche mio padre avrebbe potuto fare lo stesso. Che brutto vivere eternamente con la paura che qualcosa possa prima o poi accadere, non se ne poteva più...preparò la lettera per zia ma la indirizzò ai miei nonni paterni a Kermanshah affinché rispondesse a quell′indirizzo e non al nostro. La mamma non si recò neanche all′ufficio postale a spedirla, in ogni angolo si poteva sempre incrociare qualche fratello di mio padre e allora pensò bene di affrancarla direttamente a casa e infilarla in una buca delle lettere.

L′attesa per me era diventata estenuante, ma dopo circa un'ora tornò a casa, la sentii emettere un sospiro di liberazione, contenta di essersi tolta un peso dallo stomaco.

I giorni che passarono, li trascorremmo con tanta agitazione, avevo il terrore che mio padre scoprisse tutto e che il nostro piano sarebbe potuto saltare. Dopo circa tre settimane, i nonni vennero nuovamente a farci visita, mio padre era in casa, ed era anche abbastanza infastidito di trovarli spesso a casa e gli chiese, se avessero preso l′abitudine di passare un pò troppo spesso. Ovviamente ci rimasero male ma loro gli risposero che non venivano mica per lui, ma per la loro nipotina. Mio nonno cominciava a essere vecchietto, era arrivato alla veneranda età di ottantatré anni e la nonna settantadue, credo che se fossero stati più giovani, non gliel′avrebbero fatta passare liscia, ah, quanto l'avrei voluto! Nel frattempo papà tornò a lavoro e, i nonni approfittarono della sua assenza per porgere a mia madre la lettera di risposta da parte della zia. Le sue, erano buone notizie, mia zia ci comunicava che il mese prossimo il marito sarebbe partito con la bisarca per trasportare auto fino in Turchia, esattamente il dodici novembre. Ci diede un paio di indicazioni, circa le modalità. Il nove, saremmo partite in autobus fino a casa dei miei nonni, una volta arrivati lì avremmo trovato a casa loro una mappa che lei, avrebbe spedito prima, nella quale avrebbe designato il percorso da seguire. I miei nonni erano contenti di poterci dare una mano, però per non destare sospetti di un loro coinvolgimento, la mattina del dodici, sarebbero tornati qui, facendo finta di farci visita, temevano che il figlio potesse far loro del male. La mamma accettò e si scusò per averli messi in mezzo a tutta questa storia, ma loro ribadirono che lei per entrambi era molto più di una figlia. La nonna mi abbracciò molto forte e pianse molto, temeva di perderci ma riuscii a rassicurarla... Questa situazione ci unì ancora di più, avevamo dei segreti in comune ed era la prima volta che ne condividevamo uno tanto grande. Per andare contro gli interessi del figlio, evidentemente anche loro la vedevano come l unica via di uscita. I nonni tornarono a casa a bordo della loro auto, un'utilitaria che possedevano da circa un ventennio ma ,era come nuova, mio nonno la teneva sempre pulita, la chiamava la "mia signorina", mi faceva tanto ridere quando ne parlava, sembrava la sua astronave...

Successivamente la mamma si recò al supermercato a comprare il necessario per affrontare un lungo viaggio fino a Kermanshah. Le cose da preparare erano molte. Al suo rientro nascose tutto dentro il mio armadio e coprì con delle lenzuola. Nel caso mio padre avesse rovistato tra le mie cose, avrei detto che avevo conservato qualcosa, perché i miei fratelli divoravano di tutto e se di notte mi veniva voglia di stuzzicare qualcosa, l avrei presa direttamente da lì senza attraversare tutta casa. Mancavano pochi giorni da quel fatidico nove novembre, e non sapevo come cavarmela se qualcuno avesse avvertito le mie preoccupazioni dentro casa. Fino a quel momento stava filando tutto liscio, sembrava troppo bello per essere vero, eppure le cose andarono proprio in questo modo. La sera precedente alla partenza, la mamma si dedicò a scrivere una lettera e qualche pensiero ai miei fratelli, poche righe, nelle quali chiedeva il loro perdono. Non voleva che pensassero che li avesse abbandonati. Infilò quella lettera in mezzo ai libri che sapeva avrebbero utilizzato il giorno dopo a scuola e sistemò il loro zaino con tutto l'occorrente. La vidi entrare nella stanza nella quale dormivano i miei fratelli e sfogliare l'album con le nostre foto insieme per portarne con sé qualcuna. Portò quelle foto al cuore e chiuse gli occhi, una lacrima scese lungo la sua guancia...mi fece molta tenerezza, non andai neanche a disturbarla, volevo lasciarla sola con i suoi pensieri a sfogarsi, le avrebbe fatto bene.

Dopo un po' sistemò la tovaglia a tavola e cenammo solo noi figli con la mamma. Trascorremmo una bella serata, ma i sensi di colpa mi tormentavano, come se gli avessi fatto un torto. Una nube oscura riuscì a penetrare nei miei pensieri, rendendo il tutto più accecante e disastroso.

Prima di metterci a letto, li abbracciai stretti stretti, stampai a ognuno di loro un bacio in fronte. Il maggiore dei miei fratelli, Alì, si mostrava allergico difronte ai sentimenti ma forse, era solo imbarazzato.

L'aria che respiravo aveva un altro odore...l'odore dell'addio... mi sentivo preda di forti emozioni..

Quella nostra ultima cena tutti insieme, fu una ferita al cuore, un ricordo molto dolce e straziante allo stesso tempo che mi farà compagnia per sempre...

La notte silente, il vento che smise di soffiare, mi spogliò interamente l'animo, un vuoto dentro incolmabile riuscì a radicarsi comodamente, approfittando delle sofferenze, per rendermi prigioniera del mio stesso corpo.
Restava ben poco da fare, tutto ormai si era realizzato e per colpa di mio padre, altrimenti non avrei mai abbandonato i miei fratelli. Lasciai a loro un pezzo del mio cuore frantumato, dilaniato dall'amarezza.

Avvolsi quei pochi bei ricordi che avevo collezionato nel corso degli anni e, li adagiai con gentilezza e grazia, dentro le profondità del mio spirito, non perché venissero dimenticati ma, per custodirli, tutelarli, fossilizzarli, in un luogo protetto, al sicuro e, non permettere a nessuno di stropicciarmeli...♡

🧸Spazio Autrice🧸

Quali sono i vostri ricordi più belli che custodite gelosamente? Vi aspetto nei commenti...♡

Alexis

Iris - Sussurri Di Un'animaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora