20. Tempo di scoperte.

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Il tempo scorreva ed io avevo perso il conto dei giorni e dei mesi trascorsi senza l'affetto dei miei cari.
La polizia non era riuscita a raccogliere testimonianze utili alle indagini; quella notte nessuno nel vicinato aveva visto o sentito alcunché. Le ricerche continuavano ma non si arrivava mai ad una svolta; io però dovevo sapere.

Durante la mia permanenza in quella frazione di cielo non riuscivo a darmi pace, dovevo scoprire il luogo nel quale avevano nascosto Liam, la mia anima ne avvertiva l'urgenza.
Il suo nome compariva nel database delle persone scomparse.

Anche se non l′avevano portato via nell′istante in cui lo stavo cercando ma, molto tempo prima, potevo comunque vederlo, mediante quelle sequenze in movimento intrappolate nello spazio-tempo.

Quel desiderio, mi portò a intravedere l′auto di quegli uomini, nella quale avevano caricato il mio Liam dopo averlo sedato... strada facendo mi domandavo quale fosse la destinazione, finché non mi accorsi che si stavano dirigendo verso una strada dissestata e poco frequentata, sommersa da piccoli rami ed erbacce sradicate. Quel sentiero portava dentro l′Apromonte; un'immensa distesa di boscaglia, appariva sconfinata, un buio cupo spaventoso, opprimente, le uniche cose che riuscivo a sentire, erano il tintinnio delle foglie accarezzate dal vento e i versi emessi da qualche animale che vagava per i boschi.

Mentre ci addentravamo nel cuore della foresta, qualcosa richiamò la mia attenzione, distraendomi dal mio scopo...decine e decine di lucciole, illuminarono quella cupa selva, trasformandolo in un luogo fatato, incantevole... li ammiravo per la loro solenne bellezza e ce ne erano a migliaia, non si potevano contare.
Poco dopo, compresi di aver perso di vista l′auto che stavo inseguendo, mi sentivo smarrita, a pezzi, non sapevo da che parte andare, mi sembrava tutto uguale, non avevo nessun senso dell'orientamento.

Mi allontanavo a passo lento, guardandomi intorno per cercare di scovare qualche indizio ma, non riuscivo a trovare niente, non potevo neanche pretendere di trovare segni lasciati dal passaggio dell'auto, perchè la vegetazione aveva ricoperto ogni traccia, essendo accaduto tempo addietro.

Mentre avanzavo impaurita, scorsi una sagoma poco distante da me, le corsi incontro e appena la distanza si ridusse, mi parve più chiaro che si trattava di una donna. Quella brizzolata parvenza mi scrutava con interesse e incredulità. Sospirò e mi raggiunse; ci guardammo per qualche istante senza comunicare, sorprese l′una dell′altra, dell'esserci incontrate lì per caso.

-Ma tu sei come me?- le chiesi.

-In che senso?- rispose.

-Deceduta intendo, cosa ci fai qui?-.

-No, io non sono deceduta, sono in vita e qui ci abito!-

-Sul serio? in questa oscurità?-.

-Si, vivo qui da diversi anni ormai ma, non mi fa paura, cosa potrebbe mai succedermi... solo gli animali e gli alberi mi fanno compagnia e non li temo, temo più gli esseri umani, loro sì che sanno fare del male!-.

-Su questo, come darti torto. E perché vivi da sola? Non hai una famiglia? Dei figli per esempio...oppure un marito?-.

-No, vivo da sola da molti anni, sei sorpresa?-.

-Ma qui non c′è nulla, come fai a sopravvivere, non c′è neanche...che ne so, un piccolo negozietto nel quale procurarti le provviste...come fai?-

Iris - Sussurri Di Un'animaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora