La mattina del nove novembre, io e la mamma ci svegliammo molto presto, aspettammo che i miei fratelli uscissero di casa per poi svegliare Ismael e non destare sospetti.
Mamma successivamente, cominciò a preparare le nostre cose, sistemando tutto dentro in una valigia, io e Ismael avevamo uno zainetto a parte. Io mi portai dietro solo due cambi, il cellulare e il mio diario, non potevo separarmene, era la cosa più cara che possedevo, in termini materiali e, inoltre, mi permetteva di poter analizzare le mie emozioni in un secondo momento...Mia madre per molti anni, riuscì a mettere da parte un bel gruzzoletto, non so con quale intenzione l'avesse fatto ma è stata una fortuna che ci abbia pensato.
Cercai i vestiti da far mettere a Ismael e gli diedi sciarpa e cappello con l'intento di renderlo irriconoscibile, mentre io e la mamma, indossammo il burqa che, per quella circostanza ci sembrò perfetto, nessuno poteva affermare con certezza di averci visti. Uscimmo di casa verso le sette e mezza, percorremmo circa un chilometro a piedi per poter prendere l'autobus e appena arrivò, salimmo su.Appoggiai un piede su quei gradini e mi guardai indietro...fu in quel preciso istante che mi accorsi che stavo veramente troncando con il mio passato, strappando le mie radici da quella terra, per trapiantarle altrove, e ricominciare una nuova vita. Ero felice per metà.
Non sapevo bene cosa mi attendesse, la letizia e il malumore si battevano a pugni, affrontandosi in un match ma, nessuno dei due riusciva a vincere l'altro.
Ricordo tutto, ogni attimo, come se fosse stato immortalato dentro una fotografia, scattata da un occhio esterno, capace di ricondurmi nel passato. Mentre mi allontanavo, il peso di quella decisione, mi schiacciava il cuore ma, sapevo di non avere scelta. Dovevo andare avanti anche se, ogni passo mi costava immensa fatica. Avrei portato con me i ricordi dei miei fratelli come un fardello prezioso, un ancoraggio al mio vissuto che mi avrebbe aiutato a trovare la forza per affrontare il futuro, per quanto incerto e sconosciuto potesse essere.L'autobus non era diretto purtroppo, ci aspettavano diverse coincidenze. Mio fratello continuava a chiedere dove stessimo andando, mamma non sapeva cosa rispondergli e allora io pensai di dirgli che saremmo andati a fare una vacanza per conoscere gli zii, era molto contento e incuriosito. Giungemmo a duecento chilometri dalla nostra abitazione, impiegando circa quattro ore. Una volta scesi alla stazione, attendemmo circa dieci minuti prima di prendere il treno, faceva molto freddo. Approfittai del fatto che avremmo fatto un po' di strada per dormire qualche istante prima di dover nuovamente scendere.
Percorremmo pochi chilometri che dovemmo fermarci, c'era stato un incidente in ferrovia, un animaletto era finito sotto un treno. Aspettammo un paio di ore fermi, affinché potessero ripristinare l'area e poter ripartire di nuovo, fino a Teheran. La mamma non riusciva a prendere sonno, restò vigile per tutta la durata del viaggio. Appena arrivati lì, le chiesi se avessimo potuto fare un giro in città e ce lo concesse, in qualche modo dovevamo ingannare il tempo, altrimenti le ore non ci sarebbero più passate. Teheran, è stata una bella sorpresa, bella quanto il nome, mangiammo in centro, in un finger food ed io, mi sentivo libera come un uccellino. Comprai un souvenir per portarlo alla zia.
La sera arrivò in fretta, tenni il cellulare spento per tutto il viaggio, volevo fare delle fotografie per avere un ricordo ma, promisi a mamma di accenderlo solo al nostro arrivo in Italia. Prendemmo l'autobus e occupammo gli ultimi posti in modo da poter viaggiare più comodi, ci addormentammo abbracciati. Alle quattro di mattina la mamma si svegliò e decise di svegliare anche noi, mancava poco per arrivare a Kermanshah. Appena arrivati alla stazione, nonno era lì ad attenderci da chissà quanto tempo, poverino. Rimase molto contento di vederci e, dopo esserci salutati, ci avviammo verso casa loro, vivevano in periferia, non molto distante dal centro città ma, il traffico era intasato, c'era stato un incidente, ci sentivamo perseguitati dalla sfiga.
L'appartamento dei nonni era molto grazioso, avevano un enorme giardino tutto per loro e un bel terrazzino chiuso con le vetrate, bellissimo. Nonna ci aveva preparato il pranzo lasciandolo al caldo fino al nostro arrivo e, ci lasciò un mazzo di chiavi per chiudere tutto prima di ripartire. Mi ero dimenticata che loro quel giorno sarebbero andati a casa da noi. Li attendeva un lunghissimo viaggio in auto, mi dispiaceva molto, avrei voluto trascorrere del tempo insieme a loro ma, sapevo che, se non fossero andati, probabilmente mio padre si sarebbe insospettito riguardo a un loro coinvolgimento.
Ero rallegrata che i miei fratelli potessero godere della loro compagnia e che non si sentissero soli.
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Iris - Sussurri Di Un'anima
Mystery / ThrillerIl cuore è come un libro antico, affascinante e intrigante, pieno di storie da raccontare e segreti da scoprire. Ogni capitolo che si sfoglia, ogni battito che risuona, offre l'occasione di immergerti in un mondo interiore unico e infinitamente ricc...