Capitolo 13

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Scalzi, cercando di non fare rumore, ci dirigemmo verso il quinto piano. C'era solo una cosa che volevo vedere; era di pietra e c'era scritto sopra: "NON ENTRARE".
La camera di Sel era al terzo piano, arrivati al quarto sembrava stesse andando tutto bene, fino a quando non vidi lui.
Axel.
E per giunta sembrava arrabbiato. Ci guardò da capo a piedi e poi disse con tono sospettoso:
"Dove andate? Non dovevate stare in camera di Selyn?" a pronunciare il suo nome fece una smorfia.
"Abbiamo cambiato i piani" dissi con voce decisa "Facciamo un giro dell'edificio".
"Posso venire con voi allora?" Chiese lui.
"No" rispose Sel freddamente. Poi aggiustò la risposta e disse:
"No perché..vogliamo restare un po' da soli".
Senza accorgermene arrossii.
"Va bene" rispose Axel, stavolta sembrava crederci un po' di piú.
Andammo verso le scale, e piano piano arrivammo al quinto piano.
Era proprio come me lo ricordavo. Un corridoio stretto, con al centro la porta di pietra.
Guardai Selyn: era bianco in viso; senza guardarmi e con fare automatico mi prese la mano sinistra e la strinse così forte che le sue nocche divennero bianche.
Poi mi guardò.
I suoi occhi tremavano, forse di paura.
Eppure fece un passo avanti.
A quel punto cominciammo a camminare verso la porta, i nostri passi leggeri non si sentivano nemmeno. Lentamente la raggiungemmo.
Era di pochi centimetri più alta di Selyn, eppure a me sembrava immensa. Mollai la mano di Selyn, poi arrivò il momento tanto atteso.
Con tutte e due le mani spinsi la porta.
Non sapevo cosa aspettarmi, ormai dopo tante storie strane e avvenimenti strani, sinceramente ero pronta a vedere di tutto.
Per un momento vidi il buio totale, poi quando mi abituai a vedere scuro trovai una finestra sulla destra con gli scuri chiusi. Li aprii, poi mi girai verso Selyn: aveva la bocca aperta. Mi girai a guardare dove stava guardando lui: davanti alla porta, quasi in mezzo alla stanza c'era una specie di statua. Era il volto enorme di una donna, che occupava quasi tutta la stanza. Era composto da una mano, l'unica cosa oltre il viso nella statua, che glielo reggeva; una bocca dalle labbra grandi, il naso un po' piccolo. Il viso era molto bello, anche se a giudicare dai lineamenti sembrava il viso di una donna, la bellezza era pari a quella di una ragazzina. Era tutto impolverato: il soffitto, le labbra, il naso, le spalle e la mano. Tutto tranne gli occhi. Erano chiusi e sembravano pulitissimi, neanche un granello di polvere sulle palpebre. Era come se tutto il resto fosse rimasto fermo, com'era al principio e non si fosse mai mosso, mentre gli occhi sembravano l'unica cosa viva. L'unica cosa di quella statua che in tutti quegli anni aveva vissuto qualcosa.
Quando feci questo pensiero, qualcosa scattò nel mio cervello, e un pezzo del mosaico tornò al suo posto.
Le parole di Selyn.
Forse non aveva vissuto qualcosa molto tempo fa.
Forse aveva cominciato a vivere in quel momento.
Mi parve che Selyn stesse pensando alla stessa cosa. Dopo un po' che guardavamo affascinati la statua, senza dire una parola Selyn mi prese una mano, mi portò fuori da quella stanza e richiuse la porta dietro di sè. Poi mi guardò come se potesse vomitare da un momento all'altro, e mi trascinò giù per le scale. Superammo il quarto piano, e arrivati quindi al terzo, Sel mi portò in camera sua. Entrati, lui chiuse la porta a chiave, accese la luce e cominciò a parlarmi con il suo viso a un soffio dal mio:
"Cry, quando stavo guardando la statua mi è venuta una brutta sensazione. La sentivo viva. Puoi dirmi tutto quello che vuoi, che tutto ciò che ti avevo detto è falso, che io sono falso, che tutto qui è falso, non mi importa. Ma ti giuro sulla Luna che sul serio quella statua era viva".
L'avevo capito anche io, perciò non mi mostrai troppo scossa quando gli dissi:
"Ti credo".
Probabilmente per questo motivo Selyn sembrò allarmarsi ancora di più, così per fargli capire che ero abbastanza stupita anche io, gli dissi:
"Anche io ho provato quella sensazione". Quelle parole sembrarono tranquillizzarlo, quindi cambiò discorso e mi chiese:
"Secondo te Denise e Desirée lo scopriranno?".
Rimasi zitta e pensai.
La statua non l'avevamo toccata, quindi non c'erano impronte di dita o mani, e Sel aveva chiuso per bene la porta quando eravamo usciti, tuttavia qualcosa non tornava.
Gli scuri.
Li avevamo aperti per vedere meglio, ma Sel mi aveva portata fuori così in fretta che non avevo avuto il tempo di chiuderli.
L'unica cosa che potevamo sperare era che le proprietarie non andassero spesso in quella stanza.
Dopo poco però mi ricordai che quella finestra dava esattamente sul giardino, dove passiamo la maggior parte del tempo, e aveva appena cominciato a piovere, quindi la pioggia avrebbe potuto bagnare la stanza.
Eravamo nei guai, ma di quelli grossi.

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