Capitolo 10

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La mattina dopo mi svegliai finalmente felice. Mi sentivo libera. Dopo tutto quel tempo ero riuscita a dirgli quanto avevo sperato perché lo rivolevo indietro, con me.
E finalmente era ritornato; mi parlava, restava con me, e mi guardava negli occhi.
Non potevo sperare di meglio. Fino a quel momento non avevo capito quanta differenza c'era per me tra Axel e Selyn.
Ma poi ci ero arrivata.
Non me ne importava niente se Axel rosicava ogni volta che parlavo con Selyn.
Non me ne importava niente se Axel veniva da me anche solo perché voleva scappare da Mia. L'unico che potevo e che volevo per sempre considerare come un vero amico era solo Sel.
Solo e sempre lui.
Lui non mi avrebbe più lasciata andare, e anche io non l'avrei fatto.

Feci colazione con Selyn, mentre Axel la fece con dei suoi amici. Mangiai un pezzo di torta ai lamponi con una tisana ai frutti rossi. Finita la colazione andammo in giardino e ci sedemmo all'ombra del ciliegio, che era abbastanza lontano da non poter far sentire la nostra conversazione agli altri.
Ci guardammo negli occhi, e in quel silenzio, per un momento mi parve che il mondo si fosse fermato.
Selyn cominciò a parlare:
"Non ti dirò delle bugie, ma non voglio dirti la verità ugualmente, per il semplice motivo che ti spaventeresti fin troppo. Cry, sei probabilmente la migliore amica che ho. Ti dirò la verità, ma non tutta. Va bene?".
Per un momento tentennai.
Poi annuii.
"Cry, tutta la storia che ti avevo raccontato dell'edificio non me l'ero inventata, quella non era una bugia. Quelle storie me le raccontava mia mamma prima di andare a letto. Comunque la cosa che avevi visto sul tetto non posso dirti cos'era, ma posso dirti che era viva. All'inizio mia madre me ne aveva parlato come se fosse una leggenda, ma poi quando tu hai indicato in alto ho capito. Sta per risvegliarsi qualcosa Cry. Anzi, forse si è già svegliata, e di certo non è qualcosa di amichevole".
Non oso immaginare come fosse la mia faccia in quel momento.
Pallida? No.
Terrorizzata? No, ma ci siamo vicini.
Spaventata a morte? Opzione più plausibile.
Non ebbi il coraggio di rispondere, e rimanemmo così per un po' a guardarci. Ad un certo punto Denise e Desirée ci chiamarono:
"Ragazzi, venite qui che facciamo un gioco".

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