Prima che arrivassero le nove e un quarto mi lavai i denti e sistemai un po' tutto il casino che c'era in camera mia.
Alle nove e un quarto in punto arrivò Selyn. Era vestito con una camicia e dei pantaloni neri.
"Perché sei vestito così?" chiesi tentando di non ridere dato che sembrava in vestaglia.
"Perché se arrivano Denise e Desirée mi butto per terra e mi mimetizzo con il pavimento" rispose. Non ce la feci e scoppiai a ridere. Lui mi guardò con espressione annoiata e alzando gli occhi al cielo chiuse la porta dietro di sé.
Ci fu un attimo di silenzio tombale.
Poi Selyn disse con tono un po' colpevole:
"Cry, non so se dovresti stare così tanto spesso con me. Sono passati solo due giorni dall'inizio del campo e ti ho già raccontato tante di quelle bugie che se ne facessi una lista, in confronto l'elenco telefonico di Londra non sarebbe niente".
"Fa lo stesso" risposi tranquillamente. Mi guardò sorpreso e disse:
"Sul serio?"
"Si. Ti perdono, però solo se mi dici la verità riguardo alla cosa sul tetto". Divenne pallido come la volta in cui in cui aveva visto quella cosa.
"Cry sul serio lascia stare, non voglio farti venire strane idee in mente. Ero serio quando l'ho det-". Gli tappai la bocca con la mano e dissi:
"Andiamo, non ci credi nemmeno tu a quello che stai dicendo. Non voglio sentire uscire dalla tua bocca una singola parola che sia falsa. Voglio sentire solo la verità".
Poi con tono più dolce dissi:
"Per favore Sel". Tolsi la mano dalla sua bocca.
Non uscì una risposta.
Invece mi guardò con aria triste.
Aspettai ancora.
Non disse nulla.
Mi fece un saluto con la mano e senza pronunciare una parola uscì dalla stanza.Da quella sera passò una settimana, e in quella settimana non uscì una parola dalla bocca di Selyn. Era arrivata domenica e già non ce la facevo più. Il silenzio di Sel mi sembrava assordante, non riuscivo a sopportarlo, notti in bianco che erano mille volte peggio della prima che avevo fatto, si susseguirono una dopo l'altra.
Certo, stavo lo stesso con lui, il fatto è che parlavo solo io; facevo domande, affermazioni, dicevo di quelle cose che non ci avrebbe creduto neanche un bambino sperando che mi rispondesse, che mi correggesse o che mi dicesse qualsiasi cosa, ma l'unica cosa che faceva era annuire.E poi appunto, arrivó domenica sera. Eravamo sulle scale e stavo per dare a Sel la buonanotte, ma invece di fare uscire delle parole dalla mia bocca scesero lacrime dai miei occhi. Lo presi per la maglietta, lo avvicinai a me e lo abbracciai. Gli piansi addosso tutte le mie lacrime che erano tante quante furono le volte in cui pregai perché mi rivolgesse la parola. Continuai fino a quando la sua maglietta divenne fradicia e io finii le lacrime. A quel punto lo guardai negli occhi, e quando lui ricambiò disse timidamente:
"Ti avevo lasciata andare perché non ero alla tua altezza. Continuavo a dirti bugie, a dire che era tutto normale, tutto ok, quando in realtà non lo era per niente".
Poi con tono più deciso disse:
"Ma ora basta. Niente più bugie, niente più menzogne. Ti dirò solo la pura verità. Ma soprattutto, non voglio più lasciarti andare".
Mi strinse a sè e rimanemmo così per un po' di tempo. Poi ci salutammo, andai a letto e quella notte dormii più che bene.

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Dikya
AventuraUn campo estivo e molti segreti. Una piscina "senza fondo" con una storia dimenticata da tutti. Una storia dimenticata quasi da tutti. E segreti che non rimarranno tanto a lungo segreti.