Capitolo 16

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Dopo che Ila finì di parlare, io e Selyn scendemmo le scale e tornammo nella stanza con la statua. In quel momento capii perché le palpebre non avevano della polvere sopra: gli occhi ora erano aperti. Non avevano nè l'iride, nè la pupilla. Ila ci aveva detto che la potevamo quindi guardare negli occhi, però non per troppo tempo, dato che si era "svegliata".
Appena  tornati giù ci ritrovammo davanti Denise e Desirée. Sembrava che stessero cercando qualcosa, ma non capimmo cosa fino a quando Denise disse:
"Accidenti Desirée, lo sapevo che dovevo tenerlo io l'orologio".
Ripensai ad Ila che lo aveva scomposto e mi venne da sorridere.
In ogni caso, la giornata volò, ed io mi ritrovai con un sacco di pensieri che mi attraversavano la mente. Per questo motivo mi era venuto mal di testa. Avevo deciso di fare finta di niente e aspettare che mi passasse, ma il mio piano non funzionò dato che la testa mi faceva ancora più male di prima. Optai allora per una passeggiata. Il giardino del Dikya sembrava incantato, tutti gli alberi, indipendentemente dal fatto che facessero fiori o frutti, erano illuminati dalla Luna come in un dipinto. Mi accorsi appena arrivai che oltre a me c'era anche un'altra persona: un signore con in testa un cappello di paglia e una bottiglia di Vodka nella mano destra. Mi venne incontro e mi disse:
"Scusa ma tu chi sei?"
Non sapendo se rispondere o no, decisi di stare in silenzio, ma lui continuò:
"Io vengo da quella casa lì" e indicò con l'indice della mano destra una casetta un po' più in là del Dikya, quasi facendo cadere la bottiglia. La riconobbi dopo un po': era la casa che sembrava potesse crollare da un momento all'altro da cui avevo sentito la canzone "Per Elisa". Feci un: "Oh" di sorpresa senza accorgermene, a quel punto il vecchio mi squadró dall'alto verso il basso, scoppiò a ridere e se ne andò bevendo un sorso di Vodka.
Per rilassarmi mi sedetti sul bordo della piscina grande. Ripensai alle parole di Ila, a quando avevo visto la prima volta il serpente pendere dal tetto, a quando ero andata per la prima volta al quinto piano con Selyn, a tutto ciò che avevo fatto per capire la verità su quella piscina, per capire la verità sul Dikya. Presi il ciondolo della mia collana tra le mani e lo guardai splendere sotto la luce lunare, come gli alberi. Esattamente in quel momento mi ritrovai dietro di me il signore di prima, mi urtò, la catena della collana si spezzò e cadde in acqua, ciondolo compreso.
"È il momento di riprenderla" disse una voce familiare alle mie spalle.
Selyn si sedette di fianco a me, e sapevo perfettamente che cosa aveva voluto intendere con quella frase: scoprire finalmente se le voci sulla piscina erano vere. Anche se avevo ancora la maglietta mi tuffai e ritornai in superficie aggrappandomi al bordo della piscina. Mi accorsi dopo che anche Selyn si era tuffato. Mi guardò, poi mi sorrise e mi disse:
"Lo faccio ora prima che sia troppo tardi".
Avvicinò il suo viso al mio, intrecciò le sue dita con le mie e mi baciò. Dopo gli sorrisi e gli dissi:
"Non sarà l'ultima volta. Te lo prometto".
Mi sorrise a sua volta poi disse:
"Tre";
"Due" l'ansia cominciò a salire;
"Uno" inspirai più aria possibile e poi contemporaneamente ci immergemmo in acqua. La collana era caduta di fianco ad un blocco nero. La raccolsi e poi guardai il parallelepipedo davanti a me: aveva una serratura, ci serviva una cosa simile ad una chiave per aprirlo. Stavo per finire il fiato quando Selyn prese la collana dalla mia mano e infilò il ciondolo nella serratura.
Il blocco si aprì come uno scrigno davanti ai nostri occhi. Ci infilammo dentro e cademmo su qualcosa di duro, dove non c'era più l'acqua. Eravamo sopra ad una superficie verde, rotonda che sembrava di vetro, e assomigliava particolarmente ad una lente di ingrandimento gigante. Sopra di noi, l'acqua che si vedeva dallo spazio lasciato dal parallelepipedo, era ferma come per magia.
Improvvisamente la lente sotto di noi si divise in otto triangoli e cademmo in un tubo. Mentre cadevo, guardai a destra e vidi una striscia ondulata formata da delle squame, come pelle di serpente, con sfumature viola e  blu. Era coperta da dei disegni neri mediamente piccoli.  Era il disegno di una farfalla nera, ma man mano che si andava giù cambiava come se fosse un cartone animato, e  diventava una falena.
Quando il tubo finì, io e Selyn cademmo su una superficie rocciosa, ma non ci facemmo male.
Quando mi guardai attorno, mi resi conto che eravamo nella stessa grotta che avevo sognato varie volte. Tutt'attorno, sopra il lago, c'erano delle falene di un colore grigiastro. Una ad un certo punto si scostò dalle altre e andò verso una persona che, fino a pochi secondi prima, non avevo neanche visto.

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