Dopo aver pranzato, la maggior parte della gente andò in giardino, anche se era bagnato, e così facemmo anche io e Selyn. Arrivati vicino al ciliegio ripensai al ragazzo seduto sulla trave, e i miei desideri vennero esauditi, infatti lo rividi seduto su un muretto vicino all'entrata del Dikya. Prima che chiunque potesse fermarmi mi avviai verso di lui. Mi fermai esattamente davanti ai suoi piedi, con Selyn di fianco a me dato che non aveva mai smesso di seguirmi. Parlai io per prima e dissi:
"Io mi chiamo Crystal, e tu chi sei?".
"Lo so come ti chiami. Io sono Ila" rispose la voce più candida che avessi mai sentito.
"Come fai a sapere il mio nome?"
"L'ho sentito uscire dalla tua bocca proprio quando l'hai detto la prima volta a Denise e Desirée"
"Se l'hai sentito vuol dire che eri lì quando l'ho detto, ma io non ti ho visto".
"Ovvio tesoro, sono un fantasma" rispose lui con tutta la calma del mondo mentre mi stava per venire un attacco di cuore.
"Come scusa?" dissi piano.
"Ila Tank, quello che la gente conosce come il bambino scomparso, ma in realtà sono morto alle 00:00 esattamente sessant'anni fa, dentro alla piscina grande del Dikya. Che ironia poi il fatto che il mio cognome voglia dire letteralmente 'acquario' ".
Mi si gelarono le ossa.
Avevo un po' di paura a chiedere, ma lo feci lo stesso:
"Come... come sei morto Ila?". Lui mi sorrise e mi disse:
"Lo scoprirai presto. Intanto ho una cosa da dire a voi due".
Selyn si girò sorpreso come se non avesse ascoltato nulla di quel discorso fino a quel momento. Il sorriso di Ila scomparve, e si fece posto sul suo viso un'espressione seria. Cominciò a parlare:
"Lo so che avete già rischiato quando siete andati al quinto piano, ma dovrete raggiungere il tetto per scoprire la verità del Dikya, e mettere al sicuro tutti i ragazzi del campo. Non posso dirvi altro oltre a questo, per favore fate attenzione, io vi coprirò le spalle".
Mi girai e guardai Selyn.
Quando si girò a ricambiare lo sguardo mi disse:
"Togliti le scarpe e non aprire bocca mentre siamo sulle scale".
Sorrisi prima a lui e poi ad Ila, dopodiché facemmo un salto in camera mia, e mettemmo giù le nostre scarpe. Ci dirigemmo di nuovo verso il quinto piano, questa volta con tutta la discrezione del mondo, e arrivati su cercammo da tutte le parti una scala o qualcosa che potesse portare al tetto. Dopo un po' Sel propose di andare a ricontrollare nella stanza dove non si poteva entrare, e io accettai dato che non rimanevano più tante opzioni. Dopo aver spinto la porta di pietra ci ritrovammo davanti il volto dell'ultima volta, in quel momento però non ci badammo molto, e cominciammo invece a cercare in giro qualche porta.
Ne trovammo una in un'angolo della stanza, sul lato sinistro, la aprimmo e cominciammo a salire le scale a chiocciola che ci trovammo di fronte. Arrivati su, ci bastò aprire un'ultima porta e saremmo finalmente arrivati sul tetto.
La aprii io, ma forse con troppa leggerezza, dato che ciò che ci trovammo davanti non fu di certo un bello spettacolo.
Ma mi aiutò a capire un sacco di cose.
Infatti, migliaia di serpenti uno sopra l'altro ricoprivano il tetto del Dikya, e avevano tutti origine da uno stesso punto al centro del tetto. Mi venne in mente la cosa che avevo visto il secondo giorno che pendeva dal soffitto, capii solo ora che era la testa di un serpente.
Tutti i serpenti provenivano dallo stesso punto al centro, e che cosa c'era in quel punto esattamente a un piano più sotto, se non la testa di pietra?
Quello infatti non era un semplice volto di una qualunque donna: l'unica donna che aveva serpenti al posto dei capelli chi poteva essere se non proprio Medusa?
Mi venne un'illuminazione.
Tirai fuori il telefono da una tasca a cominciai a cercare su google il più in fretta possibile.
Dikya voleva dire Medusa.
Non di certo inteso come il nome proprio della creatura mitologica però, così chiesi a Sel se ne sapeva qualcosa, e lui mi rispose in modo abbastanza impacciato:
"Scusa, mi ero dimenticato di dirtelo, Dikya in filippino vuol dire Medusa. Le fondatrici di questo posto lo volevano chiamare appunto "Medusa", ma per non destare sospetti date anche le voci sulla piscina, gli diedero lo stesso nome ma in un'altra lingua, in modo molto veloce, infatti non fecero caso al fatto che se nelle Filippine qualcuno dice 'Dikya' la gente pensa all'animale".
"Selyn io ti mangio. Come cavolo hai fatto a dimenticarti di dirmi una cosa del genere?"
Guardò da un'altra parte e cercò di far finta di niente.
Mi guardai di nuovo in giro per cercare altri indizi o particolari che mi sarebbero potuti servire, ma non vidi nient'altro di interessante, così toccai la spalla di Sel e gli chiesi se voleva uscire da quell'inferno di serpenti oppure se aveva visto qualcosa di interessante. Lui senza proferire parola aprì la porta dietro di sè, che con il vento si era socchiusa.
Ci ritrovammo davanti Ila, seduto sulle scale, che aveva in mano un oggetto familiare: un orologio da taschino, lo stesso che avevano Desirée e Denise. C'erano tante piccole lancette vicino a lui per terra, solo le due più grandi delle altre erano rimaste al loro posto, ed Ila le stava facendo girare con l'indice sul quadrante come voleva lui.
Quando ci vide ci sorrise, e disse:
"Le lancette sul pavimento sono 30, come i ragazzi che alloggiano al Dikya, e servivano per controllarvi e vedere se infrangevate le regole: in caso una persona le avesse infrante, la lancetta avrebbe cambiato colore. Per questo sapevano che eravate andati in due al terzo piano, ma non sapevano che eravate voi di preciso. Le due lancette che sto girando sono quelle di Denise e Desirée".
E un'altra faccenda era chiarita.
Prima che potessimo fare un passo Ila disse:
"Lo sapete qual'è l'ultima tappa che vi manca?"
Feci di no con la testa.
"L'ultimo posto in cui dovete andare, dove si deciderà il vostro destino, è proprio la piscina grande. Posso fornirvi un oggetto particolarmente importante, lo dovete accettare per forza, sennò ritenetevi già morti, io ve lo dico".
Tirò fuori dalla tasca della giacca bianca una cosa che però non vidi con chiarezza. Quando la mostrò la vidi meglio. Aprì una cosa che era piegata con cura su sè stessa, all'inizio pensai fosse un panno, ma non era così: era uno specchio.
"Con questo specchio potete affrontare solo due delle tre persone che vi ritroverete davanti. Capirete di sicuro appena le vedrete, e quindi intuirete il perché sia piegabile questo specchio". Poi si rivolse a Selyn e disse:
"Tu sai già come usarlo, quindi tienilo tu. State attenti, non fate errori stupidi, o siete finiti"
"La fai facile tu, eh?" chiese Sel con sarcasmo.
"Lo è, se non vi lasciate trasportare dai pensieri, e come ho già detto se non fate errori stupidi" rispose Ila, poi si alzò e mi venne vicino. Tirò fuori dalla maglietta la mia collana a forma di piuma e mi disse:
"Non perderla".
Dopo quel momento di serietà, Selyn chiese ridendo:
"C'è da avere paura?"
Ila socchiuse gli occhi e sorrise, poi con una voce indecifrabile disse:
"No. C'è da essere terrorizzati".

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Dikya
AventureUn campo estivo e molti segreti. Una piscina "senza fondo" con una storia dimenticata da tutti. Una storia dimenticata quasi da tutti. E segreti che non rimarranno tanto a lungo segreti.