Capitolo 14

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La giornata si concluse molto in fretta, e Denise e Desirée non fecero parola a nessuno riguardo al quinto piano. Io tuttavia non mi sentivo tranquilla, mi pareva che da un momento all'altro, mentre ero distesa nel mio letto, potessero arrivare le proprietarie a sgridarmi e a mettermi in punizione, o peggio, buttarmi fuori dal campo.
Cercai di chiudere gli occhi, e finalmente dopo un bel po', verso l'una di notte mi addormentai.
Quando mi svegliai ebbi la sensazione che milioni di occhi mi stessero guardando, e milioni di voci stessero dicendo:
"Guardate! È la ragazza che ha aperto la porta da non aprire".
Per fortuna quando mi guardai attorno non c'era nessuno che mi guardava e bisbigliava.
Con calma mi vestii e feci colazione con Sel, anche se mangiai solo un paio di biscotti, dato che non avevo fame. Cercai con lo sguardo le proprietarie, ma non le vidi da nessuna parte. Dopo un po' le vidi uscire dalla sala comune ed entrare quindi nella sala da pranzo. Denise aveva qualcosa in mano: un orologio da taschino, e sia lei che Desirée lo stavano guardando con molta attenzione e stavano discutendo. Quando finirono di parlare Denise ci chiamò e cominciò a dirci:
"Ragazzi qualcuno di voi è andato al quinto piano".
Il mio cuore perse un battito.
Selyn, che mi stava di fianco, mi prese la mano per rassicurarmi.
"È vero, all'inizio del campo non vi avevamo detto di non andarci perché ci eravamo dimenticate, quindi se vi foste fermati semplicemente a guardare in giro, in questo momento non vi staremmo dicendo niente. Tuttavia, pur avendo visto una porta con scritto in modo esplicito 《NON ENTRARE》 due di voi sono entrati".
Nella sala cominciarono tutti a bisbigliare, e Sel mi strinse ancora di più la mano.
"Silenzio! Non sappiamo chi siano questi ragazzi, per questo daremo una punizione collettiva: non si finirà il gioco dell'orologio nè oggi, nè mai" concluse Desirée.
I ragazzi del campo non sembrarono scossi da quella punizione, e nemmeno io ero scossa per quello, ma ero scossa perché qualcosa non tornava.
Come facevano le proprietarie a sapere che eravamo andati al quinto piano in due?
Poteva esserci andata anche solo una persona, o tre, o cinque. Non aveva particolarmente senso, in ogni caso, nonostante la maggior parte delle persone non avesse reagito male alle parole di Desirée riguardanti il gioco, quando vidi Mia notai che invece di avere la sua solita espressione annoiata, c'era della delusione sul suo volto, come se quella luce che si era accesa nei suoi occhi quando mi aveva sfidato per la prima volta, si fosse appena spenta. E non negherò che vedendola così, qualcosa fece star male anche me.
Ad ogni modo, Denise e Desirée aggiunsero che non ci sarebbero stati giochi quel giorno, poi se ne andarono e ci lasciarono fare quello che volevamo. Io mollai la mano di Selyn e mi diressi verso una finestra: piovigginava ancora, anche se il Sole stava quasi per coprire tutte le nuvole. Non mi accorsi che Selyn era di fianco a me fino a quando non mi mise una mano sulla spalla. Mi guardò con aria rassicurante e mi disse:
"Stai tremando. Hai paura Cry? Non devi. Voglio scoprire cosa ci nascondono le proprietarie e cosa nasconde il Dikya, ma senza metterti nei guai, senza spaventarti. Se non mi vuoi seguire per questa faccenda..."
"No, voglio seguirti" dissi ancor prima che potesse finire la frase. Lui mi sorrise dolcemente e mi disse:
"Va bene. Mi pare che stanotte tu non abbia dormito, vuoi andare a riposarti? Ti chiamo io quando é ora di pranzo".
"E tu cosa farai nel frattempo?" chiesi.
"Boh, giocherò a scacchi con qualcuno oppure farò qualcos'altro".
"Va bene" risposi.
Salutai Sel e mi diressi verso il secondo piano. Mentre salivo le scale ebbi la sensazione perenne che qualcuno mi stesse guardando. Mi girai più e più volte, ma non vidi nessuno. Entrai in camera e mi buttai sul mio letto. Cominciai a temere che dopo quello che avevano detto Denise e Desirée avrei dormito meno di quanto avevo dormito la notte precedente. I miei dubbi però evaporarono non appena mi misi sotto le coperte e cominciai a dormire così profondamente che ebbi paura che Sel mi avesse chiamato e io non mi fossi mossa di un millimetro. Mentre dormivo sognai di nuovo di essere in quella grotta. Stavolta ero sola, nessuna voce mi chiamava.
Mi guardai intorno: le rocce erano sempre arancioni, e davanti a me c'era ancora quel lago.
Mi diressi verso di esso ancora più incantata della prima volta che l'avevo visto. Mi sedetti su alcuni sassolini e misi i piedi in acqua, poi guardai il mio riflesso.
Non era il mio.
I lineamenti del mio viso erano gli stessi, e anche gli occhi e i capelli, ma la mia maglietta e i miei pantaloni erano diventati un vestito bianco. Un vestito bello, con la scollatura a cuore e due spalline che erano due piume. Dalle mie scapole uscivano due ali enormi, anch'esse ricoperte di piume.
Quello non sembrava il mio riflesso.
Sembrava il riflesso di un angelo.
Incredula infatti allungai una mano come per capire se ci fosse qualcun altro dall'altro lato del lago. Toccai l'acqua con la mano destra, e il mio riflesso la prese e mi trascinò dentro il lago.
Mi svegliai.
In quell'esatto momento qualcuno bussò alla mia porta: era Selyn. Uscii da camera mia e chiusi la porta a chiave, stavo per scendere le scale quando qualcuno cominciò a parlare con Selyn. Sembrava che fosse un suo vecchio amico, cominciarono a parlare di molte cose, che però a me francamente non interessavano. Così mi guardai in giro, voltai la testa e scorsi una figura seduta su una trave del soffitto. Era un ragazzo minuto dai capelli neri e gli occhi cervone. Quando mi vide chiuse gli occhi e sorrise con aria spensierata. Non feci in tempo a sorridergli che Sel mi mise una mano sulla spalla e mi disse: "Dai, andiamo?" e dovetti quindi distogliere lo sguardo. Prima di scendere le scale mi voltai un attimo.
Il ragazzo non c'era più.

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